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Truck Center Molfetta, le indagini. Giallo sulla presenza delle mascherine Secondo i componenti della commissione parlamentare d'inchiesta non c'erano. Replica l'avv. Bepi Maralfa, difensore dell'impresa: le autorizzazioni sono state portate tutte via e c'è un verbale di sequestro in cui sono elencate
07 marzo 2008

MOLFETTA - Nell'azienda Truck center, dove lunedì scorso sono morte cinque persone a causa delle esalazioni letali di un'autocisterna, non c'erano né le mascherine di protezione (che comunque non sarebbero state sufficienti a salvare le vittime), né i respiratori, (dispositivi di protezione individuali) ad esse collegati. Una realtà accertata nei giorni scorsi dalle indagini dei carabinieri e confermata ieri dai componenti della Commissione d'inchiesta del Senato per gli infortuni sul lavoro. La Commissione ha ascoltato prima in Prefettura il prefetto Carlo Schilardi, il comandante provinciale dei carabinieri Gianfranco Cavallo, il comandante provinciale dei vigili del fuoco Giovanni Micunco, il procuratore capo di Trani Nicola Barbera e il sostituto incaricato dell'inchiesta Giuseppe Maralfa. Poi, dopo aver effettuato un sopralluogo alla Truck Center, i senatori hanno incontrato i familiari delle cinque vittime della tragedia. «Le autorizzazioni sono state portate tutte via e c'è un verbale di sequestro in cui sono elencate. La commissione d'inchiesta avrà valutato quello che noi ancora non abbiamo valutato, tenuto conto che nell'elenco dei documenti sequestrati c'è il certificato di rischio del maggio 2007». Lo ha dichiarato l'avv. Bepi Maralfa (foto), legale della famiglia di Vincenzo Altomare, titolare della Truck Center, una delle cinque vittime del lavoro di Molfetta. Alla domanda se l'azienda fosse autorizzata al lavaggio di cisterne che trasportano zolfo liquido, Maralfa ha risposto «ritengo di sì», aggiungendo che «hanno portato via un mare di documenti che noi non abbiamo avuto ancora il tempo di esaminare». Il legale ha poi ricordato che «i certificati non possono essere rilasciati se non c'è il preventivo controllo della Asl». Quanto ad un presunto controllo eseguito di recente dalla Guardia di finanza, si è limitato a dire «non mi consta, ma è possibile». «Che i documenti amministrativi ci siano o meno – ha dichiarato Maralfa riferendosi alle indagini in corso – questo potrebbe essere assolutamente indipendente dalla morte degli operai. All'interno della cisterna è contenuta una sostanza altamente letale, non sono in grado di dire quale; i protocolli amministrativi possono essere stati rispettati e l'evento non si sarebbe evitato. Chiediamo alla magistratura di stabilire esattamente cosa c'era all'interno della cisterna». Secondo il legale, l'azienda «se non avesse avuto le autorizzazioni a lavare le cisterne di zolfo non avrebbe potuto mai avere il nulla osta dal Prefetto. Poi – ha aggiunto – se non c'è l'autorizzazione saremo sottoposti a sanzioni amministrative, ma questo prescinde dalla dinamica degli eventi». «Io sono arrivato qui subito dopo la disgrazia – ha poi risposto sulla presenza o meno alla Truck center di attrezzature di sicurezza – dopodiché non si è capito più nulla. Il sequestro di tutte le attrezzature e di tutti i documenti è stato catalogato. Un'azienda non può partire senza il minimo delle strutture per salvaguardare e tutelare gli operai».
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