Truck Center assoluzione dell'Eni la città si ribella e scende in piazza
Ricchezza dei padroni, sangue dei lavoratori. Stop alle morti sul lavoro. Pensiero emblematico che ha cementato le circa 500 persone presenti al corteo, organizzato in occasione del quarto anniversario della tragedia della Truck Center. Il 3 marzo 2008 persero la vita Guglielmo Mangano, di 44 anni e, nel tentativo di salvarlo, i colleghi Michele Tasca, di 19 anni, Luigi Farinola, di 37 anni, l’autotrasportatore Biagio Sciancalepore (dipendente di una società di trasporti che lì custodiva i mezzi), di 24 anni, e Vincenzo Altomare, di 64 anni, amministratore della stessa Truck Center. Unico superstite, ferito, Cosimo Ventrella. Anima del corteo il Comitato 3 Marzo - Verità e giustizia, nato subito dopo la sentenza di assoluzione dell’Eni nel processo bis con rito abbreviato, cui hanno aderito PD, Sel, Rifondazione Comunista, Cgil Molfetta, Terre Libere, Circolo Arci, Le Macerie-Baracche Ribelli, Collettivo Studenti molfettesi in lotta, Cobas Molfetta, Cooperativa sociale Camera a Sud, Collettivo fotografico Rumore Collettivo e Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro. È intervenuto anche il sindaco Antonio Azzollini con qualche esponente della giunta di centrodestra che, però, hanno abbandonato il corteo prima del comizio finale, a conferma di una presenza solo formale e non partecipata. Il corteo si è snodato lungo le vie della città accompagnato dalle grida, canti e slogan lanciati dai tanti studenti presenti fino all’ossequioso silenzio quando in Piazza Municipio Stefano Sciancalepore, padre di una delle vittime e principale promotore del comitato, ha espresso la propria indignazione per l’inammissibile sentenza del tribunale di Trani. «Occorre giustizia per le cinque vite spezzate. Il giudice dice che non ci sono prove sufficienti per condannare l’Eni, ma cinque morti non rappresentano una prova? Non si può ammazzare la gente per attuare politiche di contenimento dei costi». Lo stesso Sciacalepore ha ribadito a Quindici in una intervista video quanto sia deprimente e ingiusto non avere ancora un responsabile della tragedia. Ancora più decise le dichiarazioni di Giuseppe Filannino, coordinatore Cgil Molfetta. «Il mondo del lavoro è falcidiato dalla guerra di resistenza creatasi per sopperire allo sfruttamento. Siamo diventati schiavi del potere economico, ma non dobbiamo soccombere, non ci si può vendere al sistema e a un governo che non tutela i lavoratori». Il corteo è stato «il simbolo di una comunità che ha deciso che una tragedia del genere non debba passare inosservata - ha aggiunto Filannino nella intervista video di Quindici - ma allo stesso tempo è necessario ottenere maggiore sicurezza sul lavoro e far capire ai giovani che in Italia si sviluppa una guerra continua per trovare un lavoro, con il rischio di morire». Stessa lunghezza d’onda per Vito Messina del Collettivo Studenti molfettesi in lotta, che aa Quindici ha gridato l’urgenza di avere un lavoro stabile, sicuro e dignitoso. «Diventare una speranza per un Paese in cui un giovane su 3 non ha lavoro , dove gli omicidi sul lavoro vengono messi nel dimenticatoio», in questo modo Giuseppe Gesmundo, segretario generale Cgil Puglia, ha ringraziato i tanti giovani presenti. «Viviamo in una Italia vessata dall’assenza di diritto al salario e da quarantasei tipologie di lavoro che rendono la vita stessa precaria - ha aggiunto -. Ebbene solo attraverso l’entusiasmo delle nuove generazioni possiamo riappropriarci della prospettiva di un mondo diverso e rivendicare il diritto al lavoro stabile e sicuro». Impietose le statistiche: tre morti sul lavoro al giorno e mille all’anno, in una nazione sull’orlo del collasso dove il lavoratore è soggetto alle angherie di un sistema economico, politico e sociale promulgatore di riforme che ne erodono i diritti. Nelle logiche di mercato anche la vita è mercificata, assume un infimo valore, si scarica il peso di questi eventi luttuosi ad improbabili fatalità che celano le reali responsabilità permettendo ai veri colpevoli di restare impuniti. Il Comitato 3 Marzo, sarà presente il 3 aprile prossimo all’udienza contro la Nuova Solmine, azienda collaboratrice dell’Eni, per continuare a lottare affinché sia fatta veramente giustizia.