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"Todo a tutte le ore", anche gli schiamazzi notturni si chiede un lettore?
12 luglio 2013

MOLFETTA – Sorgono come funghi, questi open-24. Meno costi di gestione ma soprattutto zero risorse umane. Gli esercizi commerciali “normali”, direbbe qualcuno, o “vecchio stampo”, direbbero gli amanti della novità ad ogni costo, costano troppo. Ma quando la novità, porta crescita culturale, civile o anche commerciale di una comunità? Corso Umberto, certamente, non aveva bisogno di questi negozi di macchine, che offrono prodotti a giovani consumatori, forse anch’essi trasformati in macchine di consumo e nulla più. Ma non del tutto, visto che alla fine della consumazione veloce, in assenza totale di qualsiasi rapporto umano, di qualsiasi socializzazione che può dare il contatto umano con chi ti serve la birra, il caffè, il panino o la brioche, e forse anche di qualsiasi controllo anche indiretto, viene fuori la logica del branco. E’ questa la civiltà?

Il lettore denuncia proprio “il prodotto finale”, di questi open-24, ma se questo è il “prodotto finale”, che cosa aspettano le autorità a porre un freno non solo all’inciviltà, ma a quelle strutture che la favoriscono?
Scrive il lettore: “Gent.ma redazione, scrivo per denunciare una situazione divenuta ormai insostenibile da un mese a questa parte: abito nei pressi dell'esercizio commerciale "Todo a tutte le ore", un negozio di distribuzione automatica al corso, laddove proprio "a tutte le ore" si riuniscono comitive di ragazzi e adulti che fra una birra, un tramezzino, due patatine e chi più ne ha più ne metta, bivaccano sbraitando, eruttando e dando libero sfogo ad ogni tipo di turpiloquio, ignorando senso civico, rispetto per chi riposa nella propria abitazione e a volte sfidando chi si permette di invitarli ad abbassare i toni. Le ho provate tutte, o quasi, voi che suggerimento mi dareste per cercare di arginare questo problema?”
Per rispondere, in ultimo, al lettore, questa redazione, evidentemente, non ha ricette per tutti e in tutti i casi, guai se fosse così, guai se ci fosse la surroga degli organi preposti da parte di un giornale locale. Quello che però questa testata può fare – e sta facendo – in casi come questo, o in situazioni diverse, ma per certi versi analoghe, nel senso che palesano tutte un disagio, forse la solitudine del cittadino che si sente, giustamente o ingiustamente, abbandonato dalle istituzioni, è quello di accendere i riflettori sul tema, cosa che a volte funziona, porta ad un miglioramento. Nel caso di specie, se si potesse, se ci fossero le norme che lo consentissero, il suggerimento agli amministratori sarebbe quello di non concedere più licenze a questo genere di store fatti di macchine, che trasformano i giovani in un sottoprodotto oltre che commerciale, anche culturale e civile. Da questo genere di astronavi, non sta venendo fuori l’uomo del futuro, ma forse l’uomo del più discutibile passato.
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