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Tensioni, polemiche e addii, a Molfetta va in scena il Democrack
15 ottobre 2014

L’ennesimo scontro personale, la minaccia, poi puntualmente mantenuta di far mancare il proprio voto, qualche parola fuori posto, poi una rottura difficile, molto difficile da ricomporre. Bastano un pugno di ore, quelle del consiglio comunale del 24 settembre (assai delicato perché in discussione è previsto il voto sul comparto 18) a far precipitare la situazione, a portare allo scoperto i dissidi tra il sindaco Paola Natalicchio e quell’area politica del Pd perennemente critica nei suoi confronti e a mettere in crisi la maggioranza di centrosinistra vincitrice delle comunali del 2013. Le fibrillazioni che si stanno registrando all’interno del centrosinistra cittadino e che sembrano portare a un vero e proprio Democrack, rispecchiano in realtà quelle più vaste che si riscontrano in quello regionale dove la sfida per le primarie che incoroneranno il candidato di centrosinistra per la poltrona di governatore, vedono protagonisti l’ex sindaco di Molfetta e attuale assessore regionale alle Politiche giovanili, Trasparenza e Legalità, Guglielmo Minervini e l’ex sindaco di Bari e attuale segretario regionale del Partito Democratico Michele Emiliano. Una sfida accesa, dai toni aspri che sta lasciando degli strascichi nel centrosinistra regionale e che ovviamente si ripercuote anche sugli equilibri politici cittadini. A Molfetta il Partito Democratico è diviso tra un gruppo più vicino a Guglielmo Minervini (tra i quali: il vicesegretario Lino Renna, l’ex consigliere comunale Mino Salvemini, l’assessore ai lavori pubblici Giovanni Abbattista, il consigliere comunale Davide De Candia) e uno legato a Michele Emiliano e guidato da Annalisa Altomare, Lillino Di Gioia e Lello La Ghezza. E poi c’è lui, Pietro Augusto De Nicolo. La maggioranza del Pd molfettese è ormai nelle sue mani. Avvocato, presidente della Multiservizi, con un passato nel Partito Repubblicano e in Alleanza Nazionale, già molto vicino al chiacchieratissimo ex senatore Alberto Tedesco (indagato dalla procura antimafia di Bari, con l’ipotesi di reato di associazione per delinquere e corruzione, poi assolto da ogni accusa), ora sembra ritornare sui propri passi e avvicinarsi a Guglielmo Minervini, del quale ormai è certo, ne sosterrà la candidatura. Ambizioso e disinvolto, molto popolare anche negli ambienti sportivi (dal 2009 è componente del collegio giudicante della commissione nazionale tesseramenti, Organo di Giustizia Sportiva della F.I.G.C con sede a Roma e promotore di una squadra locale Il Borgorosso che partirà dalla terza categoria) conta sull’appoggio dei consiglieri Pd Giulio Germinario (capogruppo), Raffaella Ciccolella, Roberto la Grasta (passato proprio per seguire De Nicolo dalla lista civica Signora Mofletta, nella quale è stato eletto, al Pd), Saverio Patimo (candidato del Pd molfettese all’area metropolitana urbana) e può fare affidamento sulla simpatia dei consiglieri Onofrio Pappagallo (Signora Molfetta) e Cosimo Damiano Angeletti (Pd). Sin dagli inizi dell’amministrazione ha preteso più spazi, lamentando una non equa distribuzione degli assessorati. Con l’uscita di scena di Serena la Ghezza (area Altomare), si è liberata una poltrona che spetta al Pd e nella logica delle distribuzioni tra correnti, avrebbe dovuto essere espressione del gruppo di de Nicolo. Il nome proposto dall’avvocato è stato quello di Tommaso Spadavecchia, anonimo dipendente comunale dalla lunga esperienza negli uffici dell’Annona, molto vicino a Saverio Patimo. Nome nelle prime battute considerato irricevibile da Paola Natalicchio che non lo ha ritenuto in sintonia col progetto di rinnovamento politico in atto. Su Spadavecchia è sorto un braccio di ferro aspro e intenso e polemiche e veleni hanno imperversato nel partito come venti maligni. Alla fine de Nicolo, col piglio del decisionista, ha minacciato di far saltare il tavolo e ha imposto il suo nome. Tommaso Spadavecchia è il nuovo assessore al commercio, all’annona, alle attività produttive e allo sport. La mossa di de Nicolo è stata seguita da un’altra altrettanto significativa: quella di appoggiare, seguito da tutta la sua corrente, Guglielmo Minervini alle primarie del centrosinistra dopo aver a lungo “flirtato” con Michele Emiliano. La forzatura sul caso Spadavecchia ha comunque creato parecchi malumori tra i democratici e nella riunione decisiva del direttivo che ha dato il via libera alla nomina, i Giovani Democratici guidati da Giuseppe Percoco, si sono astenuti mettendosi di fatto all’opposizione interna del partito contro la maggioranza a questo punto composta da un unico blocco de Nicolo-Minervini (ma per quanto?). “Molfetta chiede e chiedeva in questo periodo, in cui la politica si interrogava e rifletteva, uno scatto di reni, un’accelerazione, coraggio, audacia, voglia di mettersi in gioco, voglia di sacrificarsi, energie e determinazione, intransigenza, competenze che non siano solo appannaggio e sinonimo di esperienza, voglia di saper sperimentare ed investire. Così non è stato” ha dichiarato a caldo, un amareggiato Percoco. Queste fibrillazioni sono legate all’azione politica di Annalisa Altomare, ex sindaco dc, espressione storica del centro molfettese, un lungo passato politico alle spalle e che adesso sogna un finale di carriera politica di assoluto prestigio. A causa dell’incompatibilità del suo ruolo di direttore sanitario di cliniche private, Annalisa sicuramente non sceglierà di candidarsi alle regionali, anche perché si prevedono troppi competitor dello stesso centrosinistra e la divisione non porterebbe ad alcun risultato. Ma c’è chi dice che in caso di elezione di Emiliano la consigliera ex dc potrebbe essere nominata Assessore regionale alla Sanità. In quel caso sarebbe costretta a dimettersi dall’attuale incarico di direttore sanitario. Voci, indiscrezioni autorevoli, ovviamente relegate al campo delle ipotesi ma che giustificherebbero la vivacità dello scontro in atto. Da tempo la corrente che fa riferimento a Lillino Di Gioia e Annalisa Altomare, piuttosto influente nel Partito Democratico, è in aperta critica con l’amministrazione targata Paola Natalicchio. Al sindaco, gli ex dc rimproverano mancata programmazione, eccessiva titubanza, assenza di incisività. Dal piano delle coste, al piano regolatore fino alla riapertura dei parchi cittadini e all’urbanistica, le accuse sono di immobilismo e incapacità amministrativa. In particolare sono presi di mira l’Assessore all’urbanistica e all’ambiente Rosalba Gadaleta e quello ai lavori pubblici Giovanni Abbattista, accusati di ricoprire impropriamente quel ruolo, poiché “bocciati” (così ha sostenuto più volte e pubblicamente Lillino Di Gioia) nell’ultima consultazione elettorale. Accuse pesanti che non sono ovviamente passate inosservate. L’area “ex dc” vanta tra i suoi esponenti di spicco anche Antonio di Gioia (figlio di Lillino e membro del coordinamento cittadino) e Serena la Ghezza, ormai ex assessore al commercio e allo sport. Come già visto, quest’ultima è diventata il simbolo delle fibrillazioni del centrosinistra cittadino. Al termine del consiglio comunale del 24 ottobre il sindaco Paola Natalicchio preso atto dell’ennesimo scontro frontale con l’opposizione del Pd e dell’ennesimo mancato voto di Annalisa Altomare (che sulla richiesta di sbloccare il comparto 18, presentata dalla minoranza, ha preferito astenersi) ha convocato un vertice straordinario di maggioranza. Un vero e proprio aut aut nel quale il primo cittadino ha dettato le condizioni per andare avanti: revoca delle deleghe a Serena la Ghezza, in quanto espressione di un’area politica sistematicamente critica verso la maggioranza e richiesta di una profonda presa di coscienza all’interno dell’opposizione dissidente del Pd. Piena disponibilità al dialogo ma un “no” categorico a schemi politici opportunistici e cinici. L’amministrazione ha successivamente superato lo scoglio fondamentale del bilancio di previsione del 2014, approvato in modo compatto da tutta la maggioranza durante il consiglio comunale del 29 settembre, ma la situazione rimane fluida e complicata proprio per i dissapori interni al Partito Democratico. Per questo appare azzeccata la definizione di Democrack, fortunata metafora giornalistica coniata dal quotidiano comunista, Il Manifesto, per raccontare le rocambolesche vicissitudini e le fantozziane tribolazioni interne del Partito Democratico, prima a guida bersaniana e adesso immerso nel pieno della Renzi’s age. Il segretario cittadino del Pd Giulio Calvani, vicino a Guglielmo Minervini ma costretto nelle vesti di pompiere, avrà un gran da fare nel ruolo di mediatore. Sperando di scongiurare almeno in città, il Democrack.

Autore: Onofrio Bellifemine
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