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Tammacco, una sconfitta mascherata da vittoria a Molfetta. La resa dei conti nella maggioranza e nel Pd
24 settembre 2020

MOLFETTA – Una vittoria che, in realtà, è una sconfitta, quella di Saverio Tammacco eletto consigliere regionale nella lista del centrodestra di Raffaele Fitto, il candidato governatore battuto sonoramente da Michele Emiliano.

Essere consigliere di opposizione e soprattutto col tradimento operato all’ultimo momento nei confronti di Emiliano passando da sinistra a destra, non gioverà al neo eletto e nemmeno all’amministrazione comunale. Anzi c’è il rischio che possa cadere il sindaco Tommaso Minervini che ha appoggiato il candidato Tammacco. Quest’ultimo si prepara a festeggiare un risultato che non c’è, in un park club che sembra essere diventato una… “dependance” del neo consigliere regionale.

Come avvenuto per l’ex consigliere regionale di Forza Italia, Antonio Camporeale, (altra levatura politica, rispetto al neo eletto), scomparso qualche tempo fa, difficilmente Tammacco potrà incidere nell’assemblea di via Gentile a favore della città, limitandosi a votare contro i provvedimenti di Emiliano e della maggioranza di centrosinistra. Insomma, alzare la mano, per indicare la presenza, non è il massimo (qualcuno dovrebbe spiegarlo a Pasquale Mancini che crede di essere il vero vincitore delle elezioni regionali al posto di Emiliano). Ecco perché i festeggiamenti di Tammacco sono solo polvere negli occhi degli elettori per nascondere una sconfitta.

E dopo inizierà la resa dei conti all’interno della maggioranza di destracentro “ciambotto”. I primi pesci a saltare fuori dalla zuppa, dovrebbero essere quelli del Pd, i consiglieri Nicola Piergiovanni (che è anche presidente del consiglio comunale) e Gianni Facchini (che è anche consigliere dell’area metropolitana). Il loro atteggiamento ambiguo dopo il cambio di fronte della maggioranza, per non perdere le poltrone, non potrà continuare a lungo. Non hanno avuto il coraggio di dimettersi prima e sono stati a vedere come andava a finire, oggi non hanno più alibi e lo stesso Emiliano li chiamerà al redde rationem, a rendere conto della loro presenza ancora a fianco di Minervini e Tammacco.

In vista delle possibili dimissioni dei consiglieri del Pd, tra l’altro chieste dai Giovani del partito, il sindaco Minervini si è assicurato il voto di Pino Amato, abituato ai cambi di casacca, soprattutto quando si tratta di stare al governo (ha abbandonato perfino Peppino Longo che lo aveva abbastanza gratificato politicamente). Amato ha anche tradito l’ex senatore Antonio Azzollini, per tuffarsi anch’egli nel ciambotto (sempre più irrancidito dalle ultime vicende politiche) e nelle braccia del sindaco ombra Saverio Tammacco.

Ma la maggioranza resta comunque traballante, mentre l’opposizione si rafforza, anche per il ritorno in campo dello stesso Azzollini.

Minervini ha giustificato il suo secondo ritorno ad un’alleanza con la destra con la necessità di avere un consigliere regionale. Ma a che serve se sta all’opposizione e soprattutto se ha tradito il vincitore Emiliano che, difficilmente sarà così generoso come ha fatto quando Tammacco stava con lui, facendo arrivare a Molfetta 20 milioni di euro di finanziamenti regionali.

Oggi Minervini si trova nella stessa posizione del suo predecessore, la sindaca Paola Natalicchio che, avendo Emiliano, contro, ha potuto beneficiare ben poco dei finanziamenti regionali.

Ma c’è anche un discorso politico da fare: Minervini avrebbe dovuto dimettersi col voltafaccia di Tammacco, lui che si è sempre dichiarato di sinistra (chissà che direbbe Gaetano Salvemini!). A maggior ragione dovrebbe farlo oggi che è stato sconfitto insieme a Raffaele Fitto. E non serve a nulla la giustificazione del “progetto civico” delle “liste civiche” che non sono rappresentative dei territori, come si vuol far credere, ma rappresentative dei personaggi politici per raccogliere voti con promesse elettorali.

In realtà a Molfetta abbiamo al governo un populismo mascherato, la cui maschera è destinata a cadere presto e a lasciare la città con un pugno di mosche di cantieri perenni e di pesanti debiti che dovranno pagare i nostri figli. E con una crisi strisciante.

“Quindici” quello che gli altri non dicono, vi dà appuntamento per l’approfondimento e i commenti sulle elezioni, al prossimo numero della rivista mensile che sarà in edicola il 15 ottobre.

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