Tagliare i pini di via don Minzoni danno ambientale ed economico
Legambiente: Stiamo smaltendo come rififiuto un valore pari a quasi 100mila euro
Possiamo definire il filare di pini di Via Don Minzoni un bosco urbano? Su questo la normativa è incerta, sicuramente però possiamo definirlo un esempio di verde urbano esteso che connota ed ingentilisce un intero quartiere. Se volessimo dare un valore a questo filare di pini, quale criterio dovremmo usare? Potremmo usare il criterio sociale e sentimentale, ovvero, considerare il rapporto sentimentale che hanno i cittadini con uno spazio verde a cui sono affezionati, perché legato a ricordi d’infanzia, a passeggiate romantiche o a scorribande giovanili. Un intero quartiere è abituato a vedere uno scorcio verde dalla finestra della propria abitazione e a godere da circa 50 anni della relativa frescura. Potremmo dire che sono fonte di salute per i cittadini perché gli alberi, ormai è noto, influiscono sul benessere psicofisico delle persone, tant’è che si guarisce meglio negli ospedali circondati da alberi. Il verde è un bene fondamentale per l’essere umano, costituisce un elemento di resilienza e di sostegno rispetto alla crisi climatica che stiamo vivendo. Prova ne è che molte amministrazioni rimuovono l’asfalto per ricoprire intere strade di verde (operazioni di riforestazione urbana o urban forestry), al fine di creare corridoi o nicchie ecologiche, spazi verdi, boschi urbani che favoriscano la mobilità dolce. Se fossimo agenti immobiliari potremmo dire che evitando la cementificazione e migliorando l’aspetto del paesaggio aumenta il valore delle case, per la vista e per la bellezza. Se fossimo urbanisti e paesaggisti sottolineeremmo che la possibilità di godere di verde urbano è prescritta da documenti strategici internazionali più recenti e autorevoli: basti citare l’Agenda 2030 (ONU, 2015) e il Green Deal europeo (UE, 2019): la prima include tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG) le «città e comunità sostenibili » (goal n. 11), proponendo un modello di sviluppo di tipo bottom up, partecipato e sostenibile, laddove la sostenibilità ambientale costituisce un paradigma permanente e trasversale alle diverse politiche pubbliche (urbanizzazione, sistema dei trasporti, edilizia abitativa, ecc.) e nella declinazione degli obiettivi compare anche quello dell’incremento di «spazi verdi pubblici » e della garanzia dell’accessibilità universale (goal n. 11.7). Il documento europeo intende inaugurare una strategia di sviluppo in cui gli indifferibili problemi mondiali legati all’ambiente e al clima diventano «un’opportunità unica» di «transizione verde» dell’economia e in questo percorso le «città verdi» sono uno degli obiettivi prefissati, nella dichiarata consapevolezza che la città costituisca un ambito ottimale di intervento per i diversi settori interessati (mobilità, infrastrutture, gestione dei rifiuti, ecc.) e per le auspicate azioni, come l’incremento degli spazi verdi. Sul versante delle politiche urbane, può citarsi la New Urban Agenda (Quito, 17-20 ottobre 2016), adottata dall’ONU quale documento di programmazione condiviso a livello globale che intende proporre un ripensamento delle politiche urbane nella direzione della promozione dello sviluppo sostenibile delle città. Immaginiamo di essere amministratori che devono contabilizzare il valore economico dei singoli pini. Sono molti i metodi per calcolare il valore economico di un albero, tra questi uno dei più usati è il metodo CAVAT, che si basa su alcuni criteri: dimensioni, accessibilità dell’albero, età. I filari di pini di Via Don Minzoni sono di notevoli dimensioni, hanno una chioma maestosa, sono pienamente accessibili dalla cittadinanza intera e sono quasi secolari. Ammettiamo di poter assegnare ad ognuno il valore di circa 1.400 euro, per giocare al ribasso. Stiamo smaltendo come rifiuto un valore economico pari a quasi 100mila euro, una cifra importante se rapportata al costo dell’intero progetto di riqualificazione di via Don Minzoni. Ma noi non siamo amministratori né sentimentali, noi siamo ambientalisti, consideriamo gli spazi verdi urbani un tesoro di flora e fauna che può ridurre la temperatura fino a 7° e assorbire fino al 40% di CO2, amiamo il pino, albero unico nel suo genere per portamento, bellezza e maestosità e non crediamo ci sia un prezzo per valutarlo, perché il suo valore è incalcolabile.Pertanto riteniamo che uno spazio verde urbano costituito da 68 pini quasi monumentali ed in buona salute, come sottolineato dalla controperizia del dott. Bernardoni, graziosamente disposti in un filare in un quartiere quasi centrale e niente affatto degradato vadano assolutamente salvati, che insomma si studi il modo per preservare un tesoro che ci è stato lasciato e che sarebbe un vero peccato eliminare. Certo bisogna considerare i conflitti che questi alberi hanno creato a causa delle radici che cercano terreno e si spostano verso l’alto, causando irregolarità nel manto stradale. Bene fa l’amministrazione a voler risarcire la strada ed il marciapiede, a pensare ad alternative ciclabili e a spazi per i cittadini, ma non è necessario che questa riqualificazione includa la distruzione dei pini, altrimenti che riqualificazione sarebbe? Si veda ad esempio la città di Trieste, che ha studiato un semplice metodo per evitare che le radici tornino verso l’alto e ha contemporaneamente salvato un viale di pini, oppure ci si può riferire all’esempio di Bari, nel quartiere Japigia, dove un problema analogo è stato affrontato dal comune di Bari con il contenimento delle radici, l’allargamento dello spartitraffico centrale ed il successivo ripristino del manto stradale. Siamo ecologisti, non sognatori. Circolo Legambiente di Molfetta “Giovanna Grillo” © Riproduzione riservata