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Storie ed emozioni di uomini che costruiscono navi
15 giugno 2019

Storie ed emozioni, ricordi e percorsi, in un mix di notizie e suggestioni, di tecnica e maestria, di amore e dedizione, di lavoro e impegno, di prestigio ed eccellenza, ma anche vicende di uomini che con la loro abilità hanno fatto la storia dei cantieri navali in un tutt’uno con la storia della nostra marineria fatta di gioie e dolori, miserie e ricchezze, crescita e abbandoni. Di nostalgia, insomma, di un tempo che non tornerà. E’ questo il racconto dello “scalo”, come comunemente era definita l’area del cantieri navali, quella Spiaggia Maddalena oggi quasi abbandonata, che Tommaso Gaudio ci propone, come un viaggio a ritroso nel tempo dall’ abbandono allo splendore, dal silenzio alle voci che si rincorrono nel cantiere, dall’oblio alla musica degli attrezzi che battono sul legno con un maestro che dirige il concerto degli allievi i quali man mano costruiscono la loro opera: la nave che solcherà sicura i mari per portare lavoro e prosperità al suo equipaggio. Sono sempre gli uomini al centro del racconto di Gaudio, i titolari dei cantieri, ma soprattutto i maestri d’ascia, a metà fra artigiani e artisti che con lavoro, esperienza, perizia e competenza “modellano” la materia prima con quella zappetta capace di togliere anche un millimetro di legno, quel legno che per loro non aveva segreti. Ma è soprattutto l’amore per questo lavoro che emerge dalle pagine, ricche di dati e annotazioni armonizzate sapientemente con i profili di questi uomini che l’autore ha voluto ricordare anche con le foto e i riferimenti anagrafici per collocarli nel tempo e nella memoria. Scorrendo le pagine si avverte quasi il profumo di resina caratteristico di un mestiere che non si insegna, ma si ruba con astuzia e pazienza violando segreti e gelosie del maestro. Il libro ha sicuramente finalità divulgative: si nota il certosino lavoro di ricerca negli archivi, tipico degli storici più scrupolosi, perché solo i documenti parlano. Ma al di là della mera raccolta statistica, l’obiettivo di Tommaso è quello di trasmettere ai lettori il fascino delle costruzioni navali dei cantieri molfettesi dal dopoguerra ad oggi. L’amore per un mondo che scompare, dopo aver raccontato come nasce un peschereccio, nel suo libro precedente (anch’esso edito da “Quindici”), lo porta a completare l’opera che rappresenta un contributo importante per la storia della nostra marineria e della cantieristica e di tutto il mondo che ruota attorno al mare che è la storia di Molfetta, con le sue gioie e i suoi dolori: la storia della sua gente di mare. La cura documentaristica di Gaudio sta nella descrizione di questo miracolo italiano del dopoguerra attraverso luoghi, personaggi, i maestri d’ascia e i titolari dei cantieri, descritti perfino con i loro soprannomi, la storia delle aziende, grandezza e declino, della loro organizzazione del lavoro, dell’indotto che cresceva intorno (botteghe di artigiani, officine meccaniche, funerie, tintorie di reti, arbolani che costruivano remi, alberi, pennoni per le vele, carrucole). A tutto ciò si aggiunge la ricerca iconografica, la descrizione dei nomi dei natanti e dei motori di propulsione delle barche, la frenesia dell’epoca nella costruzione di tante navi completano la pubblicazione i grafici sull’andamento dell’attività peschereccia e del calo parallelo a quello dei cantieri. Attraverso questo materiale l’autore ci offre la spiegazione del declino, esprimendo anche le sue opinioni sull’argomento senza nascondere il suo pessimismo, che è realistico, sulla improbabile rinascita dei cantieri, per le mutate condizioni socio-economiche del nostro tempo. Un “manuale” completo non solo per gli addetti ai lavori, ma per tutti coloro che vogliono conoscere la nostra storia e calarsi in quella che fu una stagione rigogliosa per Molfetta. Oggi, passeggiando fra i silenzi e gli abbandoni dei cantieri navali, ridotti ad un triste stato di desolazione, in compagnia di questo libro, grazie anche alle numerose foto, abbiamo la possibilità di vagheggiare fra le rovine e immaginare questi luoghi com’erano un tempo, pieni di voci e rumori, simbolo di prosperità e vitalità oggi perduta. © Riproduzione riservata

Autore: Felice de Sanctis
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