Storie d'antisemitismo nostrano
Chi entra in questa città, non n'esce senz'aver prima desiderato di peccare, dicevano di Bari. C'era una volta la comunità ebraica in Puglia. Nel Pesikta Rabbati, una raccolta d'omelie sulle grandi feste ebraiche, si narra che nel lontano 845 i baresi intervennero in favore di prigionieri ebrei, catturati molto probabilmente in un raid corsaro. Da qui si riporta: “A ricompensa della loro pietà Dio riversò sugli abitanti di Bari più grazia che sul resto d'Italia. Per questo non vi è gente più bella di loro”. I pugliesi furono testimoni alle prime persecuzioni antigiudaiche sotto i bizantini. Sotto Basilio I, gli ebrei furono costretti a immergersi nelle acque battesimali e, nel battesimo dell'abiura, a proclamare la fede nella trinità cristiana rinnegando l'Uno del Sinai. In quel clima di proselitismo forzato, ebbe terreno fertile l'iniziativa del vescovo di Oria, Teodosio, di portare trionfalmente le reliquie del santo eremita palestinese Barsanofio per le vie del quartiere ebraico, nonostante l'opposizione da parte dei cristiani. Un'altra persecuzione cadde al tempo di Romano Lecapeno, l'imperatore che scatenò una campagna antiebraica nel 920, mirando alla distruzione dei testi ebraici. Tre membri della comunità pagarono con il martirio la loro incrollabile fedeltà. Al 1051 risale notizia del rogo della sinagoga di Bari, in un periodo in cui gli ebrei eran parte attiva della politica di città. I normanni poi umiliarono nel 1086 la comunità con la costruzione di una chiesa sul luogo della sinagoga. Forse fu vendetta, per la conversione all'ebraismo dell'arcivescovo Andrea di Bari. A lui seguì la conversione del sacerdote Giovanni, nativo di Oppido in Basilicata, nel 1096, a seguito d'una prova divina che lo orientò verso la fede di Mosé. Con gli angioini una nuova piaga cadde sugli ebrei. L'arcivescovo non contento del tributo di quattro once d'oro, una di seta, più due di pepe a Natale e una di seta e due di pepe a Pasqua, pretese ben venti once d'oro in più. Fedeli ebrei e rabbini di Molfetta, Bari e Trani, rifiutarono e alcuni di essi ebbero in carcere la loro triste fine. Nacque poi il fenomeno dei neofiti ebrei fattisi cristiani e antigiudei, che proclamarono la natura blasfema del Talmud e di altri testi giudaici, contro la divinità di Gesù e la verginità di Maria. Le conversioni furono promosse in tutta la provincia, da parte di predicatori, domenicani e francescani. Una fonte ebraica, Salmon Ibn Verga, fa risalire alla fine del 1300 un episodio tra un frate e un ebreo della città di Trani. Si sfruttò la cosa per accanire i cristiani contro gli ebrei. Fu posta la croce di Gesù nell'immondizia di un ebreo e messa in giro la voce che gli ebrei fossero stati visti infangare la croce. I cristiani scorgerono la croce nell'immondizia e la collera fu grande. Di fronte all'ira cristiana, molti ebrei furon costretti all'abiura. Nel marzo del 1492 in un Sommaria Partium si parla delle proteste da parte degli ebrei a causa delle sassaiole e dei continui atti vandalici da parte dei cristiani nei confronti delle scuole ebraiche. In due epistole sono indicati i responsabili degli atti di vandalismo, perpetuatisi ogni anno specialmente nella settimana della Passione e nel Venerdì Santo Nel 1495 si ha forse l'episodio più vergognoso. Alcuni cristiani uscirono in strada con una croce in fronte, per protesta contro gli ebrei che non portavano segni distintivi. Alla notizia Carlo VIII di Francia, re cristianissimo, mandò a morte gli ebrei presi dalle sinagoghe. Molti di loro preferirono il battesimo al martirio. Si salvarono quelli che negli ospedali cristiani trovarono rifugio. Fortunatamente, nel quindicesimo e sedicesimo secolo, gli episodi non eguagliano le stragi di ebrei che avvennero in altre contrade d'Italia, come in Sicilia nell'eccidio nel 1474 di 360 giudei nella festa dell'Assunta. Nel 1507 l'università di Molfetta aveva ordinato di non pagare agli ebrei rimasti nel regno alcun genere di debiti per prestiti di denaro, per il timore che una volta soddisfatti essi si allontanassero dal regno. A Trani nel 23 Febbraio 1507 fu approvata la confisca di molti beni posseduti dagli ebrei. Fu un colpo durissimo. Sin qui giungono le documentazioni su Molfetta riguardo proprietà registrate a nome di cittadini ebrei molfettesi, e le dicerie popolari tramandate su casolari posseduti da ebrei sulla via tra Molfetta e Bitonto. La rivolta popolare del quindicesimo secolo e del sedicesimo mise in fuga gli ultimi ebrei di Puglia e del regno di Napoli. La politica antiebraica fu appoggiata dalla popolazione. Gli editti misero a repentaglio i beni e la sicurezza e l'afflusso ebraico si ridusse bruscamente, sino a svanire del tutto. Trovano compagnia, nella loro tormentata storia, di tanti popoli che son giunti nelle nostre terre, e tutti insieme condividono l'inutile commiserazione d'un triste destino di fuga o d'eccidio: saraceni, greci, albanesi e valdesi. Storie d'antisemitismo nostrano.
Autore: Corrado la Martire