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Storia delle vaccinazioni a Molfetta
15 maggio 2021

Il periodo drammatico che stiamo attraversando dovuto all’epidemia da Covid-19 è già diventato un periodo storico da ricordare. Solo con la vaccinazione di massa sicuramente usciremo da questa situazione di emergenza. In queste brevi note si vuol portare a conoscenza il percorso storico delle vaccinazioni a Molfetta per comprendere gli sforzi che le autorità locali mettevano in atto per combattere la mortalità infantile e la diffidenza del popolino contro tale prevenzione. Le prime vaccinazioni contro il vaiolo a Molfetta si ebbero a partire dal 1806 e 1807. Per controllare l’operato delle amministrazioni locali a Molfetta, dal 1830 si era costituita la Giunta Vaccinica: ne facevano parte il Sindaco Giuseppe Pastore, il canonico curato della Parrocchia Cattedrale don Francesco Pappagallo, il parroco della Parrocchia di S. Gennaro don Nicola Pansini, il parroco della Parrocchia di S. Corrado don Giuseppe Binetti e il dott. Giuseppe Pansini. In data 1o gennaio 1831, la Giunta rese nota la sua attività: nell’anno 1830 furono vaccinati 20 individui per l’epidemia che si sviluppò nel solo mese di luglio; i proietti o esposti non furono vaccinati per tenere sempre una quantità di pus vaccinico per casi particolari. Ci furono delle resistenze alla vaccinazione e si costrinsero a vaccinarsi le zitelle (ragazze) che volevano essere sorteggiate dai vari Monti beneficiari per l’assegnazione della dote. Nel 1843 Molfetta contava circa 20.000 abitanti e furono vaccinati appena 275 bambini; il Sottoprefetto da Barletta invitò il Sindaco ad agire più celermente. Dal 1845 al 1847 i nati furono 2.799 e solo 28 di essi non furono vaccinati perché trasferiti altrove o erano affetti da tube. Nel 1848 i nati furono 907, e a metà anno erano vaccinati 497 neonati. La Giunta Vaccinica avvertiva una certa resistenza del basso popolo alla vaccinazione molte volte invitato attraverso il banditore; anche le zitelle (ragazze nubili) che concorrevano all’estrazione della dote si vaccinarono. Nel 1888, Molfetta contava 30.466 abitanti, e i nati furono 1.634, 1.110 di essi furono vaccinati con il vaccino umanizzato; in più si vaccinarono altri 475 nati negli anni precedenti e tutti dettero esito favorevole. I dottori che eseguirono le vaccinazioni furono: Saverio Nisio, Domenico Modugno e Giovanni de Cosmo. Nel 1889, la Sottoprefettura di Barletta emanò l’ordine della vaccinazione obbligatoria dei detenuti nel carcere di Molfetta. Le disposizioni erano severe: se un detenuto si rifiutava di vaccinarsi si sottoponeva alla pena per 3 giorni al solo pane e acqua; al termine se ancora si rifiutava si continuava a pane e acqua per altri 3 giorni e così di seguito fino a quando si vaccinava; tra una punizione e l’altra si somministrava il vitto intero per altri 2 giorni, facendo attenzione che non entrava altro cibo di nascosto. Nel 1889 si pagò al farmacista Giuseppe Maggialetti £.148,50 per n. 99 pustole vaccinette per la pubblica vaccinazione. Il 30 settembre 1890, il medico condotto Mauro Luigi Bufo certificò che lo stesso farmacista fornì 27 piastrelle di pus vaccinico. E nel 1892, sempre lo stesso fornì 8 placche di 4 vaccinazioni l’una per £.12 più un flaconcino da 60 a 80 vaccinazioni per £.15. Nel 1890 il dottor cerusico Domenico Modugno dichiarò: Attesto io qui sottoscritto Professore sanitario e Medico Cerusico condottato del Comune di Molfetta di aver condotto a fine nei mesi di maggio e giugno corrente anno 1890, epoca del mio turno, il servizio di vaccinazione, innestando in replicate ed assidue sedute n.575 creature e consumando per le medesime n. novantanove pacchi di vero pusvaccinico dello stabilimento vaccinale svizzero Genevè-Lancy il tutto con ottimo e felice successo. Per la verità ho rilasciato il presente per uso dell’Amministrazione Comunale. Una ennesima epidemia di vaiolo si ebbe dal novembre 1895 e terminò a marzo del 1896; i casi di vaiolo furono 250 con 165 morti. Nel 1896 nacquero 1448 bimbi e, ne furono vaccinati 830 di cui 689 con esito favorevole, 105 non favorevole, 20 dubbi. Fu anche usata la linfa animale e con essa furono vaccinati 50 ragazzi con meno di 10 anni e 10 ragazzi oltre 10 anni. Ci furono 175 ragazzi con meno di 10 anni non vaccinati di cui 137 morirono e 15 oltre 10 anni e ne morirono 5. I dottori che eseguirono le vaccinazioni furono: Mauro Pappagallo, Nicola Pansini e Mauro Luigi Bufo. A Molfetta non si usava più la linfa umanizzata ma spesso la linfa governativa, e in pochi casi la polpa Lancy. Abbiamo accennato che nei periodi della vaccinazione il Comune ingaggiava un banditore che girava per la città invitando le famiglie a vaccinare i bambini; infatti, nel 1892 de Bari Gioacchino banditore ebbe 2,50 lire per aver fatto diversi bandi. Nel 1918 per prevenzione si rivaccinarono gli operai degli stabilimenti molfettesi: vetreria Fratelli Poli, fabbrica di mattonelle Fratelli Daliani Poli, fonderia Cinquegrani, molino de Gaetano-Maldarelli, molino Caradonna, calzaturificio de Gennaro, laterificio L’Ardito, molino Allegretta, molino Fontana-Magrone-Pansini, Oleificio Molfettese, laterificio Messina, molino Ciocia. Un ricordo personale della vaccinazione antivaiolosa: alla metà del braccio sinistro sopra il gomito ho una cicatrice a forma di occhiali e mia madre quando gli chiesi cosa fosse mi rispondeva che erano L nestr cioè ero stato vaccinato. © Riproduzione riservata

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