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Sinistra italiana Molfetta: Inchiesta appalti, scenario preoccupante e inquietante
06 novembre 2020

MOLFETTA – Il Circolo di Sinistra Italiana di Molfetta interviene con una nota a commentare la vicenda giudiziaria con 23 persone indagate e che vede coinvolte, fra queste, anche figure istituzionali quali il sindaco Tommaso Minervini, l’assessore ai lavori Pubblici Mariano Caputo e il consigliere di opposizione di Forza Italia Sara Castriotta per presunti reati a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, di corruzione, abuso d'ufficio, peculato, turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, violazione delle norme sugli appalti, da parte di dirigenti comunali, funzionari, professionisti, ingegneri, imprenditori e un militare.

Gli oggetti dell’indagine riguarderebbero principalmente i lavori di piazza Moro e il monitoraggio delle acque del nuovo porto commerciale e nella sede dell'ex cementeria De Gennaro, ma si estenderebbe anche ad altri appalti.

«Fa male, in queste ore, leggere dai giornali di un possibile coinvolgimento delle massime cariche istituzionali cittadine in un’inchiesta su appalti truccati e possibili scambi di denaro e regali in cambio di incarichi e gare – dicono in un comunicato -. Non ci interessa nessuna personalizzazione della vicenda: i singoli indagati hanno il diritto, sancito dalla nostra Costituzione, tanto di difendersi quanto di non ricevere sentenze fuori dalle aule di giustizia. Certo, gli elicotteri sui palazzi della città e i militari della Guardia di Finanza nelle sedi comunali disegnano uno scenario preoccupante, inquietante e oscuro.

Abbiamo denunciato per mesi, in una solitudine politica che talvolta ci ha molto colpito, in consiglio comunale e fuori e anche nell’ultima campagna elettorale per le Regionali, il giro di danaro impressionante che riguarda gli appalti pubblici di questa città.

Sulla vicenda di Piazzale Aldo Moro, ci siamo battuti in Commissione Lavori Pubblici e anche in Consiglio Comunale per evidenziare tutti i nostri dubbi di legittimità, anche legati all’uso dei Fondi Porto per opere di urbanizzazione primaria come asfalto e marciapiedi.

Una “retorica dei cantieri” accompagna questa amministrazione, che è ben poco smart, e scommette su cemento, asfalto, progetti faraonici e moltiplicazione di opere pubbliche, alcune delle quali incompiute come il caso del cantiere di via Monsignor Bello, ad oggi altra battaglia che conduciamo con fermezza e che porta con sé molti dubbi, che non abbiamo avuto paura di denunciare.

Tanto quanto il giro di incarichi e affidamenti legato alla ripresa dei lavori del porto, la ferita urbanistica del Comparto B21, lo scandalo della piscina abbandonata. Sulle opere pubbliche e l’urbanistica si sta giocando la consueta partita tra interesse pubblico e affari privati.

Come sempre, la Magistratura ha la nostra piena fiducia. Anche la sua autonomia è sancita dalla nostra Costituzione e la rispettiamo, augurando buon lavoro a chi si è preso la responsabilità di condurre un’inchiesta storica, che coinvolge vertici della Pubblica Amministrazione, politici, funzionari, imprenditori: uno scenario che fa tremare i polsi a chi, come noi, crede nel valore etico della legalità, della trasparenza e dell’anticorruzione.

La ripercussione politica delle ombre che questa inchiesta allunga su chi governa Molfetta in questi anni è inevitabile. E nessuno pensi di poter scaricare sui singoli responsabilità politiche collettive. L’assessorato ai Lavori Pubblici è stato fino a ieri decantato da tutta la maggioranza come esempio di efficienza, produttività e buon operato amministrativo. Si sono tagliati nastri e si sono applaudite le tante iniziative, per quantità e velocità.

L’apologia dei cantieri non può finire, per mera convenienza, scaricando le responsabilità su qualcuno e assolvendo una maggioranza di cui siamo da sempre all’opposizione e che porta la responsabilità politica non solo di un esperimento politico transgenico e di un “centrosinistra Frankestein” in cui il PD governa con le destre, ma anche di aver riportato Molfetta sotto osservazione.

Speriamo che a questo brutto incubo segua il risveglio delle coscienze, della cittadinanza attiva, della partecipazione. Molfetta ha bisogno del controllo democratico della buona politica e della costruzione di un’alternativa che abbia basi costruttive e collettive a una stagione che, come temevamo, rischia di sgretolarsi da sola sul piano tanto politico quanto amministrativo».

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