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“Siate sentinelle di ferite”: la Ministra alle Pari Opportunità Elena Bonetti al Liceo Classico di Molfetta
Il ministro Elena Bonetti al Classico di Molfetta
16 dicembre 2019

 MOLFETTA - Energia positiva, silenzioso stupore, forti emozioni: questo il clima in cui la comunità scolastica del Liceo Classico “Leonardo da Vinci” di Molfetta ha accolto la Ministra alle Pari Opportunità e alla Famiglia, Elena Bonetti.

«Non accontentatevi di essere liberi, ma siate liberati e siate liberatori. Solo così sarete davvero liberi di essere protagonisti».

Protagonisti del mondo, oltre che di quella realtà chiamata scuola, il cui compito, secondo la ministra (è così, infatti, che le piace farsi chiamare, proprio per evidenziare come il genere femminile sia presente anche nel linguaggio) è quello di raccogliere e connettere intelligenze, possibilità e aspettative.

Una delle tante aspettative dei docenti e degli studenti del “da Vinci” si è realizzata proprio grazie all’incontro in questione, che si configura come punto di arrivo, ma soprattutto di partenza, dell’impegno portato avanti, da ormai sette anni, per la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne.

Gli studenti, in incipit, hanno replicato, in presenza della ministra, stralci della performance che ha avuto luogo nell’atrio del Liceo il 25 novembre e che perdura nei cuori di quanti ne sono coinvolti, direttamente e non.

I versi della “Medea” di Euripide e del componimento di Luciana Coèn sono stati solo spunti di riflessione che hanno avviato il dibattito sulla violenza di genere, in cui la Bonetti è stata coinvolta assieme ai giovani, e che è stato preceduto da diversi interventi.

Tra questi quello della dirigente scolastica, la prof.ssa Maria Pia Matilde Giannoccari, che ha fatto leva sulla sensibilità che contraddistingue la comunità scolastica che ella stessa rappresenta, e quelli della Consigliera Regionale alle Pari Opportunità, Anna Grazia Maraschio, dell’assessore alle Politiche Giovanili di Bari, Paola Romano, e del sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini. Questi ultimi si sono invece fatti portavoce dell’impegno che portano avanti in virtù del ruolo che ricoprono e che si concretizza nell’incremento degli interventi di psicologi nelle scuole e nell’apertura di centri antiviolenza (la Puglia, attualmente, ne conta 28).

L’impegno istituzionale di Elena Bonetti, incentrato sull’empowerment femminile, sulla lotta alle disparità in ogni campo, sul potenziamento dell’educazione, suscita curiosità nei giovani, che colgono l’occasione per approfondire un tema cui sono particolarmente attenti.

Le loro domande spaziano dalle pene previste per i carnefici alle ricadute psicologiche sulle vittime, dall’assistenza a chi subisce violenza ai provvedimenti giuridici per chi la commette. La buona notizia è che, per ognuno dei quesiti posti, la ministra Bonetti è stata pronta ad infondere un messaggio di speranza.

« Il problema è che si confonde la disuguaglianza con la diversità di genere: quest’ultima va tutelata perché è preziosa, ma non deve assolutamente tradursi nell’impossibilità della donna di sentirsi all’altezza dell’uomo. Questo avviene soprattutto nel campo lavorativo: ricordate che lavorare non significa solo guadagnare uno stipendio, ma mettere a disposizione degli altri il proprio potenziale, quello che la scuola ha il nobile compito di tirare fuori da ognuno di voi. Per avere una visione unitaria di quello che ci circonda servono sguardi differenti».

Proprio nell’arsenale di costruzione degli sguardi differenti prosegue il discorso della ministra, che riprende la concezione di diversità come era stata sviluppata nei primi movimenti al femminile da Virginia Woolf.

«Le donne hanno il diritto di farsi valere, ma non di rivendicare superiorità rispetto all’uomo, acuendo, in questo modo, la dimensione conflittuale. Le pari opportunità si fondano sul principio di alterità che i due generi costruiscono e salvaguardano insieme.».

Estremamente significativo, quindi, il titolo scelto per l’evento, “Migliorare le relazioni di genere per cambiare la società: si comincia dalla scuola”.

«Le pene per i carnefici ci sono, ma quello su cui bisogna riflettere non è la pena che, decontestualizzata, resta fine a se stessa. Il vero obiettivo di tutti i provvedimenti che la Legge prende non è quello di punire, ma quello di offrire a chi sbaglia la possibilità di crescere, di acquisire dignità e di riscattarsi. Per questo motivo in Italia non si tollerano i provvedimenti giustizialisti. L’umanità non va dimenticata, ma vanno dimenticate, dalle vittime, le violenze subite, attraverso un’accurata ricomposizione della propria identità».

Un’identità che non si costruisce appiattendosi su abitudini e stereotipi razionalmente infondati, ma scavando nel profondo di ogni cosa, con quello strumento chiamato formazione, alla ricerca di senso.

«Tutto quello che facciamo richiede moltissimo impegno, ma per i ragazzi ne vale la pena» con queste parole la prof.ssa Maddalena Salvemini si fa portavoce della consapevolezza che porta avanti dal 2014 assieme ad altre docenti, Emilia de Ceglia, Eleonora Sciancalepore, Rossella Lezza e Marta Giancaspro.

Consapevolezza che è l’organizzatore dell’incontro-dibattito, Luca Petruzzella, a nome di tutti gli studenti, a confermare.

«Io coltivo la speranza, in quanto protagonista del presente e del futuro, come tutti i giovani, di poter continuare a lottare contro l’alibi collettivo del silenzio».

Elena Bonetti non lascia alla comunità del Liceo Classico solo la sua speranza e la sua determinazione, ma anche una sfida: l’invito ad essere “sentinelle di ferite”.

Il rischio è proprio quello di fermarsi alla violenza subita e nota. Il rimedio è concentrarsi sulla violenza applicata e ancora ignota.

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