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Scugnizzi rappresentata con successo al Teatro Don Bosco
15 ottobre 2009

Non è andata delusa l’attesa per il musical di benefi cienza in due atti tutto napoletano «Scugnizzi», scritto da Claudio Mattone ed Enrico Vaime e messo in scena nel «Teatro Don Bosco », dopo mesi di dura preparazione e sano divertimento. Il gruppo di 18 ragazzi: Francesco Samarelli (don Saverio de Lucia), Domenico Aurora (Raff aele o’Russ), Tania de Candia (Rosa), Michele Calò (Angelo), Mirco Battistini (Carmine), Ignazio Calò (commissario- imbianchino), Danilo Porta (agente di polizia-imbianchino), Angelica Spaccavento, Antonella Modugno, Mariarosa Minnini, Maria Nicola Lisena, Stefania Annese, Catia de Pinto, Martina Calò, Graziana Modugno, Alessandro Capurso, Sergio de Pinto, Marcello la Forgia (il gruppo dei ragazzi di don Saverio), senza dimenticare scenografi (Francesca Turtur, Mina de Palma, Mauro D’Alto e Antonio Piergiovanni), direttrice dei canti (Maria Nicola Lisena), responsabili audio e luci (Gennaro Altamura e Gennaro D’Agostino) e la straordinaria regia di Pasquale Paparella, dopo il successo dello scorso anno del musical «I dieci comandamenti », è tornato in scena con personaggi diversi ed una storia calata nella realtà dei bassifondi napoletani. Due giovani amici detenuti nel carcere minorile napoletano dell’isola di Nisida, Saverio e Raff aele, dopo essere usciti dal riformatorio, si perdono di vista, per ritrovarsi, a distanza di vent’anni, ormai adulti, su due fronti opposti: Saverio è divenuto sacerdote e cerca di allontanare i giovani dalla strada e sconfi ggere il disagio minorile attraverso l’insegnamento della musica; Raff aele, detto “O’ Russo”, è un boss di quartiere, che vive nel malaff are diff ondendo il terrore e arruolando gli stessi giovani come corrieri della droga. La tensione fra i due crescerà fi no al punto che Raff aele, accecato dall’ira e incapace di aff ermare se stesso se non attraverso la violenza, arriverà ad uccidere Saverio, gesto che segnerà la sua sconfi tta. L’uccisione di Saverio darà a tutto il gruppo dei ragazzi la forza di ribellarsi contro la camorra e di lanciare contro di essa un grido di protesta lacerante e liberatoria: “’O russo è ‘n òmm ‘e merda” e Carmine, il più ribelle di tutti, prenderà il posto di Don Saverio per proseguirne l’opera. E’ stato il musical dei sentimenti, dell’espressività: è stato il musical dell’amicizia. Tutti lo hanno più volte evidenziato e il risultato ha segnato proprio questo: l’iniziativa, organizzata dalla Polisportiva Giovani Salesiani, ha coinvolto piccoli e grandi attori non professionisti della realtà molfettese, che hanno avuto l’occasione di confrontarsi e crescere insieme, superando le non poche diffi coltà che si sono presentate nella quotidianità, ma anche condividendo momenti di gioia. Durante questo percorso i ragazzi hanno avuto modo di assaporare, anche se in minima parte, quella che è la meravigliosa arte del teatro nelle sue numerose sfaccettature. E’ stato un percorso abbastanza lungo, talvolta diffi cile e tortuoso da percorrere, ma che i giovani protagonisti, grazie alla loro tenacia, alla loro forza, alla loro grinta, senza dimenticare l’instancabile e brillante regia di Pasquale Paparella, sono riusciti a realizzare, trovando la giusta strada dell’equilibrio e dell’armonia, indispensabile per tenere unito un gruppo numeroso e variegato come quello di questo spettacolo. La canzone, la cultura e la comicità napoletana hanno trovato spazio in questa storia popolare, forte e piena di ironia (tra i brani più dinamici ed amati “Personne, personne”, “Arrangiamoce”, “La città ‘e Pulcinella”, “Statèvè accortè”), che si sviluppa tra riferimenti alla realtà e vera poesia, in un emozionante crescendo di tensione. Anche se ambientata a Napoli, la storia ha un respiro più ampio ed universale, attuale: musiche forti, coinvolgenti ed entusiasmanti, hanno senza fatica convinto e coinvolto tutti. Ecco allora che la storia di don Saverio e dei suoi ragazzi è diventata il tramite di un forte messaggio umano ed educativo, perché ha descritto la realtà dei ragazzi meno fortunati e disagiati di qualunque città del mondo.

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