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Scandalo Divina Provvidenza di Bisceglie, il Pd voterà “sì” all'arresto dell'ex sindaco di Molfetta, sen. Antonio Azzollini. Con i 5 Stelle fanno maggioranza
12 giugno 2015

MOLFETTA – Il Pd voterà sì all’arresto dell’ex sindaco di Molfetta sen. Antonio Azzollini, presidente della commissione bilancio del Senato per lo scandalo della Divina Provvidenza di Bisceglie. La richiesta di arresto è stata avanzata dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Trani che sta indagando sulla vicenda.

Sia il coordinatore del Pd Matteo Orfini, sia il premier Matteo Renzi si sono espressi in tal senso. Questa decisione sta scatenando polemiche all’interno della maggioranza di governo, con il Nuovo centrodestra che avrebbe minacciato la crisi. Un’ipotesi solo minatoria, in quanto Angelino Alfano e i suoi sanno bene che un’eventuale crisi cancellerebbe il partito, ridotto ormai al 3% dei consensi. E una formazione politica che ci tiene a restare al governo (per questo motivo si è staccata da Berlusconi), non mette tutto in gioco per un suo senatore. A difendere Azzollini, in primis il suo mentore il siciliano Renato Schifani oltre al pugliese Gaetano Quagliariello.
Più tardi è stato lo stesso Alfano a rendersi conto dell’esagerazione della propria richiesta, ed ha confermato che il governo non cadrà.
Intanto sembra che l’iter per la decisione finale sarà abbastanza rapido. La giunta per le Immunità del Senato inizierà l’esame della richiesta di arresto martedì 16 giugno e terminerà i lavori il 24 giugno. Lo ha stabilito l’ufficio di presidenza dell’organo parlamentare guidato dal vendoliano Dario Stefàno (foto). Ci saranno, infatti, due riunioni a settimana ed è al vaglio la proposta del M5S di lavorare anche in notturna se ci fosse bisogno. Non solo. Stefàno ha detto di aver «preso contatti con il presidente della commissione Bilancio Antonio Azzollini per decidere i tempi della sua audizione. Cosa che dovrebbe avvenire, con ogni probabilità la prossima settimana in una delle due sedute di giunta previste».
Alla seduta dell’ufficio di presidenza non si sono presentati i senatori di Ncd e Forza Italia. Nella situazione attuale con il Pd e i 5 Stelle favorevoli all’arresto, il “sì” appare scontato. Infatti su 22 membri della commissione il Pd ha 10 senatori, i 5 Stelle 4, mentre Ncd e FI solo 6, mentre Gal e altri hanno 4 rappresentanti.  Su 22 membri, Pd e 5Stelle ne hanno 14, maggioranza ampia per concedere l’autorizzazione all’arresto.
Tra l’altro il Pd, in crisi di immagine (e voti) dopo le ultime elezioni regionali, non potrebbe cambiare linea, anche in considerazione dell'alta percentuale di astensionismo dell'elettorato, ma in politica, come la storia insegna, tutto è possibile.
Per il Pd la scelta diventa obbligata anche per il triste precedente dell’ottobre 2014, quando furono proprio i dem, con il loro voto, a consentire ad Azzollini di restare alla guida della commissione Bilancio quando la Giunta per le immunità venne chiamata ad esprimersi su un'altra richiesta che lo riguardava, Quella, cioè, sull'uso delle intercettazioni nella vicenda degli appalti del porto di Molfetta. L'autorizzazione venne negata e per protesta il relatore l’ex Pm Felice Casson si dimise dal Pd. Ecco perché questa volta sembra che il relatore sarà lo stesso presidente Stefàno.
IL governo è tranquillo e no teme crisi, quindi, non dovrebbero esserci sorprese. Del resto lo stesso ministro Maria Elena Boschi ieri in conferenza stampa ha confermato la stabilità dell’esecutivo:
La volta scorsa, quando si era in attesa delle decisioni sull’autorizzazione all’uso delle intercettazioni, Azzollini, tenne in sospeso il parere vincolante della Commissione Bilancio sull’Italicum e il Jobs Act e solo dopo aver ottenuto il “no” dette il via libera ai provvedimenti. Ecco perché sia il senatore di Molfetta che il suo partito tengono a quella commissione strategica e rifiutano anche l’idea di dimissioni di Azzollini.
Ora è in ballo la riforma della buona scuola e la situazione potrebbe ripetersi: Azzollini sicuramente non esiterebbe a mettere i bastoni fra le ruote del governo, pur di salvarsi. Anche perché, è noto, che contrariamente alle sue dichiarazioni fatte in occasione dello scandalo del porto, l’ex sindaco di Molfetta ha scelto una linea di difesa di non collaborazione con i magistrati, evitando il confronto e, anzi, criticando il loro operato.
«Rispetto il calendario, andrò in audizione. Se depositerò anche una memoria non lo so... Le carte sono di seicento pagine, almeno le voglio vedere...». Lo dice proprio Azzollini, rispondendo ai giornalisti in merito alle decisioni dell’ufficio di presidenza della Giunta. Quanto a Orfini, «non sento le dichiarazioni, io lavoro», conclude secco Azzollini, davanti all’ingresso della commissione.

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