Santità è convivialità delle differenze
Don Tonino Bello è venerabile. L’annuncio, del prefetto della congregazione delle cause dei santi, Mons. Marcello Semeraro, anche se atteso, ha suscitato un ‘emozione indicibile in tutta la gente che ha nel cuore l’amato Pastore. Nel cammino per la tappa della beatificazione sarà necessario riconoscere un miracolo. Così per il diritto canonico. Ma per la gente don Tonino è già santo! Ma qual è il significato di santo? Secondo autorevoli commentatori della Bibbia, il termine santo va interpretato come distinto, diverso, differenziato. La diversità diventa per il cristiano un dovere esistenziale, un vero precetto divino: Dio non crea nessun uomo simile all’altro, ma tutti gli uomini sono diversi, irripetibili. L’omologazione è un limite dell’uomo, della nostra società, della nostra cultura, ha in sé il germe della divisione, del conflitto. “La condizione ideale per l’uomo non è la vita ascetica o solitaria, ma il rapporto con il mondo, con la società, con la famiglia, con i propri simili, per acquisire consapevolezza della propria alterità assumendo il senso della propria complementarietà al tutto. “La torah insegna come una società in cui è venuta meno la possibilità di comunicare sia destinata alla distruzione. (...) E’ una società in cui non c’è diversità di espressione e di opinione denuncia, assieme all’impossibilità di comunicare, l’omologazione delle idee, il totalitarismo culturale, la mancanza di spazio per il confronto. Appare ovvio, allora, che una tale società aspiri a crescere verticalmente, producendo modelli di dominio e prevaricazione dell’uomo sull’uomo” (1). Risuonano ancora le parole pronunciate da papa Francesco nel corso del suo viaggio in Iraq: “Guardandovi, vedo la diversità culturale e religiosa della gente di Qaraqosh, e questo mostra qualcosa della bellezza che la vostra regione offre al futuro. La vostra presenza qui ricorda che la bellezza non è monocromatica, ma risplende per la varietà e le differenze “. E non è la prima volta che Francesco parla del valore delle diversità. Nell’omelia di Pentecoste del 2017, ribadiva: “Il medesimo Spirito crea la diversità e l’unità [.] Dapprima con fantasia e imprevedibilità crea la diversità; in ogni epoca fa fiorire carismi nuovi e vari. Poi lo stesso Spirito realizza l’unità: collega, raduna, ricompone l’armonia (2). Cosicché ci sia l’unità vera, quella secondo Dio, che non è uniformità, ma unità nella differenza”. Il viaggio di Francesco in Iraq, da molti definito “il viaggio dei viaggi”, ha portato alla istituzione della “Giornata nazionale della tolleranza e della coesistenza in Iraq. La coesistenza, primo passo verso la convivialità e la Pace. Don Tonino ci esortava, quando ancora era parroco a passare “dalla coesistenza alla convivialità” e successivamente da vescovo andò ancora oltre e annunciò la “convivialità delle differenze”: è in questo spazio temporale che si delinea l’arco di tensione della sua biografia umana e teologica. Leggiamo accanto a questo nella vita del pastore un processo costante di continuità all’interno di un processo di mutamento. E’ fedele alla tradizione don Tonino, la fontana antica è di certo nella sua vita, ma lui è nella storia. “Vescovo vicino ai poveri, e povero di Spirito lui stesso” (3) don Tonino è fedele allo Spirito rinnovatore, che fa nuove tutte le cose. Solo per questo la storia dell’uomo e del cosmo continua: pregava il Padre don Tonino perché mandasse il Suo Spirito a rinnovare la terra. Aveva compreso, grazie alla sua intelligenza di fede, che “tutto ciò che non si rigenera, degenera” (4). Giancarlo Piccinni