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Rotary Molfetta, il giornalista Felice de Sanctis: come cambia l'informazione, dalla carta stampata al web Venerdì alle ore 20 all'Hotel Garden di Molfetta si parla dell'evoluzione e del futuro della professione giornalistica e della possibile inflazione di notizie a danno della qualità e della verità. Vantaggi e svantaggi della diffusione di Internet
24 ottobre 2012

MOLFETTA - Si parla di informazione al Rotary di Molfetta e in particolare dei cambiamenti in atto con l’avvento dei giornali diffusi in internet e dell’evoluzione della professione giornalistica di fronte a questa tecnologia sempre più avanzata e veloce.
Appuntamento per venerdì 26 ottobre alle ore 20 con il giornalista economico della “Gazzetta del Mezzogiorno” dott. Felice de Sanctis, direttore della rivista mensile “Quindici” e del quotidiano “Quindici on line”.
Quali sono i vantaggi e quali i rischi dell’informazione on line? E’ un salto di qualità o un regresso? I blog e l’informazione diretta, senza la mediazione del giornalista, aumentano la libertà e la verità oppure creano maggiore confusione? Come reagire di fronte al bombardamento di notizie? C’è meno professionalità e qualità nell’informazione on line e in quella locale? La carta stampata è destinata a scomparire? Quale futuro per la professione giornalistica e per i giovani? Come scegliere le fonti e verificarne l’attendibilità.
Questi e altri temi saranno oggetto della conversazione di Felice de Sanctis, a cui seguirà il dibattito.

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Nel tragitto culturale del percorso dell'umanità Raffaele Simone individua tre fasi. La prima coincise con l'invenzione della scrittura che permise di dare stabilità alle conoscenze che sono un patrimonio fragile, delicato, sempre esposto al rischio di andare perduto. La seconda si aprì venti secoli dopo con l'invenzione della stampa che fece del libro, fino ad allora costosissimo e non riproducibile, un bene a basso costo e alla portata di tutti, che consente a milioni di persone di attingere a cose pensate da altri a immense distanze di tempo e di spazio. Negli ultimi trent'anni siamo traghettati nella terza fase, dove le cose che sappiamo, dalle più elementari alle più complesse, non le dobbiamo necessariamente al fatto di averle lette da qualche parte, ma semplicemente al fatto di averle viste in televisione, al cinema, sullo schermo di un computer, oppure sentite dalla viva voce di qualcuno, dalla radio, e da un amplificatore inserito nelle nostre orecchie e collegato a un i-pod. A questo punto sorgono spontanee le domande che Raffaele Simone opportunamente si pone: come la trasformazione della strumentazione tecnica modifica il nostro modo di pensare? E ancora: quali forme di sapere stiamo perdendo per effetto di questo cambiamento? A queste domande Raffaele Simone risponde osservando che con l'avvento della scrittura il vedere acquistò un primato rispetto all'udire, ma non lasciò senza cambiamenti la stessa vista che, da visione delle immagini del mondo, dovette imparare a tradurre in significati una sequenza lineare di simboli visivi. Se ad esempio leggo la parola “cane”, la forma grafica della parola e quella fonica non hanno niente a che fare con il cane, e allora la visione dei codici alfabetici comporta un esercizio della mente che la visione per immagini non richiede. Ciò ha comportato un passaggio da un tipo di intelligenza che Raffaele Simone chiama simultanea all'altro tipo di intelligenza considerata più evoluta che è quella sequenziale. L'intelligenza simultanea è caratterizzata dalla capacità di trattare nello stesso modo più informazioni, senza però essere in grado di stabilire una successione, una gerarchia e quindi un ordine. E' l'intelligenza che usiamo ad esempio quando guardiamo un quadro, dove è impossibile dire che cosa in un quadro vada guardato prima e cosa dopo. L'intelligenza sequenziale, invece, quella che usiamo per leggere, necessita di una successione rigorosa e rigida che articola e analizza i codici grafici disposti in linea. Sull'intelligenza sequenziale poggia quasi tutto il patrimonio di conoscenze dell'uomo occidentale. Ma questo tipo di intelligenza, che fino a qualche anno fa sembrava un progresso acquisito e definitivo, oggi sembra entrare a opera di un ritorno dell'intelligenza simultanea, più consona all'immagine che all'alfabeto.

Nel tragitto culturale percorso dall'umanità Raffaele Simone individua tre fasi. La prima coincise con l'invenzione della scrittura che permise di dare stabilità alle conoscenze che sono un patrimonio fragile, delicato, sempre esposto al rischio di andare perduto. La seconda si aprì venti secoli dopo con l'invenzione della stampa che fece del libro, fino ad allora costosissimo e non riproducibile, un bene a basso costo e alla portata di tutti, che consente a milioni di persone di attingere a cose pensate da altri a immense distanze di tempo e di spazio. Negli ultimi trent'anni siamo traghettati nella terza fase, dove le cose che sappiamo, dalle più elementari alle più complesse, non le dobbiamo necessariamente al fatto di averle lette da qualche parte, ma semplicemente al fatto di averle viste in televisione, al cinema, sullo schermo di un computer, oppure sentite dalla viva voce di qualcuno, dalla radio, e da un amplificatore inserito nelle nostre orecchie e collegato a un i-pod. A questo punto sorgono spontanee le domande che Raffaele Simone opportunamente si pone: come la trasformazione della strumentazione tecnica modifica il nostro modo di pensare? E ancora: quali forme di sapere stiamo perdendo per effetto di questo cambiamento? A queste domande Raffaele Simone risponde osservando che con l'avvento della scrittura il vedere acquistò un primato rispetto all'udire, ma non lasciò senza cambiamenti la stessa vista che, da visione delle immagini del mondo, dovette imparare a tradurre in significati una sequenza lineare di simboli visivi. Se ad esempio leggo la parola “cane”, la forma grafica della parola e quella fonica non hanno niente a che fare con il cane, e allora la visione dei codici alfabetici comporta un esercizio della mente che la visione per immagini non richiede. Ciò ha comportato un passaggio da un tipo di intelligenza che Raffae4le Simone chiama simultanea all'altro tipo di intelligenza considerata più evoluta che è quella sequenziale. L'intelligenza simultanea è caratterizzata dalla capacità di trattare nello stesso modo più informazioni, senza però essere in grado di stabilire una successione, una gerarchia e quindi un ordine. E' l'intelligenza che usiamo ad esempio quando guardiamo un quadro, dove è impossibile dire che cosa in un quadro vada guardato prima e cosa dopo. L'intelligenza sequenziale, invece, quella che usiamo per leggere, necessita di una successione rigorosa e rigida che articola e analizza i codici grafici disposti in linea. Sull'intelligenza sequenziale poggia quasi tutto il patrimonio di conoscenze dell'uomo occidentale. Ma questo tipo di intelligenza, che fino a qualche anno fa sembrava un progresso acquisito e definitivo, oggi sembra entrare a opera di un ritorno dell'intelligenza simultanea, più consona all'immagine che all'alfabeto. (da: I miti del nostro tempo . U.Galimberti)

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