Ritorno da Kabul
La televisione continua a trasmettere immagini di salme di soldati americani morti in Afghanistan. Le bare imbarcate all’aeroporto di Kabul giungono all’aeroporto Kennedy di New York dove i parenti le attendono. In Afghanistan, reperti dell’esercito degli USA, super corredati di armature speciali ed efficientissime, sono stati inviati per combattere i Talebani che, con le armi, vogliono imporre la loro mentalità, reazionaria è dir poco. Le donne recluse in casa; in caso di necessità di uscire per strada devono imbacuccarsi nel chador, completamente coperte dalla testa ai piedi. Attraverso un reticolato di cotone possono guardare, non riconoscibili. Se la motivazione ufficiale è quella ideologica, difendere la popolazione afgana dalla convezione oscurantistica dei Talebani, gli interessi economici dettano la decisione della politica statunitense ossia l’accesso alle ricchezze del sottosuolo afgano, dal petrolio a preziosi minerali di cui esso è ricco. New York, aeroporto Kennedy. Più di un centinaio di persone sono in attesa del cargo partito da Kabul che riporta in patria le salme dei soldati americani. Tra esse si nota una giovane vedova, accompagnata da uno splendido cane, un pastore tedesco, che se ne sta come sull’attenti, ben piantato sulle zampe posteriori. La sua presenza è stata resa grazie ad un permesso speciale affinché accogliesse con la sua padroncina la salma di James. Il cargo atterra e dalla sua “pancia” vengono estratte bare, coperte ciascuna dalla bandiera americana, portate a spalla da quattro soldati. Ne sono state sbarcate parecchie, quando alla quattordicesima bara, Rudy, il pastore tedesco, si dimena, riesce a sganciare il guinzaglio dalla mano della padroncina e corre verso la bara… ci salta su e guaendo comincia ad annusarla. Al cenno di un ufficiale superiore i soldati portatori si fermano, tolgono la bandiera dalla bara permettendo a Rudy di leccare ogni palmo della medesima, di quell’involucro di legno che contiene il cadavere del suo adorato padrone. Tutti gli astanti, esterrefatti e commossi, osservano in silenzio. Rudy non abusa. Leccata la superficie, scende e ritorna presso la sua padroncina, rimettendosi a cuccia sulle zampe posteriori con gli occhi attenti, opachi di malinconia. Tutti capiscono che quelle leccate sono state… baci di addio. Ritornando in auto, accanto alla vedova di James, Rudy ascolta le parole che ella sussurra: “Rudy ricordi quando venimmo al canile io e James?... Volevamo un bel cane. tra gli altri cuccioli notammo te. che ci osservavi. Io mi innamorai subito al tuo sguardo, così ti scelsi e ti portammo a casa”. “Ricordi, Rudy, come scodinzolavi felice nel piccolo giardino antistante la villetta a due piani, alla periferia di Boston? Mi è rimasta nella memoria, la maniera giocosa con cui ti avvicinavi allo zampillo dell’acqua che circolando innaffiava il prato. Ti piaceva bagnarti il musetto. quindi sfuggivi per poi ritornare a rinfrescarti. Questo succedeva in estate. Quando in inverno pioveva, rimanevi nella casetta-cuccia oppure con me in cucina. Ma quando nevicava ti lasciavo uscire e godevo con te nel vederti rotolare nella neve. Poi per affetto e per dispetto ad un tempo venivi a sgrullarti accanto a me. Mentre io strillavo e imprecavo tra l’arrabbiato e il divertito, tu, facendo finta di avere tanta paura ritornavi nella tua cuccia e ti sistemavi in modo da tenere il viso ben fuori di essa, gli occhi attentissimi e vigili. Non ho potuto mai farti entrare nel cimitero quando vado a disporre fiori sulla tomba di James e a dialogare con lui della mia solitudine, della sua, sotto la fredda terra, delle tue birichinate… della compagnia che mi fai. Il guardiano non lo permette, e tu rimani in auto. Quando ritorno e metto in moto un lieve dolcissimo guaito dalla tua gola… Io, con le lacrime agli occhi ti dico. “Sta sicuro, Rudy, James ti ha sentito e ti accarezza tramite la brezza dell’aria che sfiora il tuo pelo”. La televisione trasmette che in Afghanistan un generale è morto in combattimento. È il soldato americano più in alto in gradi che è stato ucciso sin ora. Il presidente Obama aveva annunciato il ritiro delle truppe statunitensi da quella zona. Ma ciò non è ancora avvenuto, per l’opposizione dura del partito repubblicano. Coloro che, all’uomo comune sembrano potenti hanno tanti legami e catene invisibili che bloccano le loro buone intenzioni. La giovane vedova, Mary e il suo fedele cane sono tornati a casa. Mary che ha maledetto i Talebani e tutti coloro che credono con la guerra di risolvere i problemi politici e sociali dei popoli, si ripete spesso, come per creare un appiglio psicologico per farsi coraggio, un detto africano: “Colui che non perdona gli altri spezza il ponte su ci deve passare”. Certo, meditando sulle brutture immonde di ogni guerra, ai lager, da quelli nazisti e staliniani a quelli tuttora in funzione nelle più svariate zone della Terra, c’è da dubitare che Dio esista; sicuramente non si dubita dell’esistenza di Satana, il Male! La qualità della vita non è quantificabile quando i vari egoismi accecano la ragione, offuscano il sentimento, uccidono tolleranza e rispetto.