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Risparmio tradito, banca condannata dalla Corte d'Appello di Bari: aveva venduto bond Cirio a coppia di coniugi pugliesi analfabeti
03 gennaio 2018

BARI - Ancora una volta tocca alla Magistratura mettere a nudo comportamenti discutibili delle banche nei confronti dei piccoli risparmiatori. Questa volta a prendere netta posizione è la Corte di Appello di Bari (sentenza n. 2199/2017 Presidente estensore Dott.ssa M.T. Giancaspro) che, pronunciandosi sul noto caso dei “bond Cirio”, ha condannato Banca Carime, ora Ubi Banca S.p.A, a risarcire una coppia di piccoli risparmiatori pugliesi che avevano perso tutti i propri risparmi.

La sentenza sancisce con forza principi importanti per la tutela dei risparmiatori, specificando che in caso di “investimenti particolarmente rischiosi... il dovere informativo è imposto persino laddove il cliente abbia dato atto nell'ordine di acquisto di aver ricevuto le informazioni necessarie... e persino laddove l'investitore si sia rifiutato di fornire le informazioni sui propri obiettivi di investimento e sulla propria propensione al rischio, nel qual caso l'intermediario deve comunque compiere la valutazione di adeguatezza, in base ai principi generali di correttezza e trasparenza, tenendo conto di tutte le informazioni di cui egli sia in possesso”. La Corte barese pone l'accento sulla trasparenza chiarendo che “lo scopo dell'informazione è quello di consentire una scelta consapevole in base a tutti gli elementi possibili di valutazione, che non può seriamente ritenersi effetto della mera consegna di ponderosi documenti standardizzati ed infarciti di tecnicismi”.

Il risultato della battaglia processuale, conclusasi positivamente dopo circa di 10 anni e due gradi di giudizio, è stata accolto con grande soddisfazione dall'avv. Massimo Melpignano, Vicepresidente Adusbef Puglia, che ha assistito i due risparmiatori.

“Anche in questo caso le istanze di Adusbef e dei risparmiatori traditi sono state accolte dalla attenta Magistratura barese - ha dichiarato l'Avv. Massimo Melpignano -. La singolarità della vicenda è data dalla circostanza che un prodotto evidentemente tossico sia stato venduto a due cittadini completamente privi di conoscenze finanziarie. I coniugi malcapitati protagonisti di questa triste vicenda non hanno neanche conseguito il titolo di licenza elementare: ciò nonostante la banca ha venduto loro prodotti avariati e di cui non potevano comprendere la rischiosità. Ai due coraggiosi cittadini loro va il nostro grazie per aver lottato per tutto questo tempo con Adusbef e per non aver mai smesso di credere nella Giustizia”.

Il testo integrale della sentenza è pubblicato e liberamente scaricabile sul sito www.studiomelpignano.it e sul sito www.adusbef.bari.it a beneficio di tutti, affinchè possa essere depositata nelle migliaia di cause pendenti in tutta Italia relative alla non corretta gestione dei rapporti bancari.

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