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Rinascere dal mare, quale futuro per Molfetta Iniziativa politico-culturale del Movimento “Rinascere”
15 luglio 2024

Riflessioni, suggestioni, narrazioni, ricordi come intrecci di un unico filo conduttore, il mare: questo, in estrema sintesi, l’incontro dall’emblematico titolo “Ri.Ma” (Rinascere dal Mare), promosso dal movimento politico Rinascere nelle scorse settimane. Il molo Pennello, grazie alla disponibilità del Circolo nautico Ippocampo, è stato il suggestivo scenario di una «serata di connessioni, dalle quali generare qualcosa di positivo», come l’ha definita il consigliere comunale del movimento politico Rinascere Felice Spaccavento. La manifestazione, voluta per rilanciare un dibattito con l’opinione pubblica, è stata realizzata seguendo la modalità del Talk X. In altre parole, la discussione si è snodata attraverso gli interventi di sette esperti su altrettanti, differenti temi legati a Molfetta e al suo mare: il porto storico e il futuro porto commerciale, la ricchezza dei fondali marini, le criticità e le potenzialità della costa, il lavoro e le prospettive per l’attuale generazione e per quelle future, gli uomini e le donne le cui vite sono state connotate dal rapporto con il mare. La serata è stata poeticamente introdotta dalla performance musicale di Giada Panunzio e Domenico Di Gioia, per poi proseguire con l’intervento di Leonardo de Giglio (Vicepresidente del Circolo Ippocampo), il quale, oltre a illustrare i programmi del circolo (due regate veliche, di cui una notturna), ha focalizzato l’attenzione sull’area per le imbarcazioni da diporto prevista al molo San Corrado (la banchina che va dalla sede della Capitaneria al Faro), sulle potenzialità e sulle esigenze che la nautica da diporto presenta. Molfetta si doterà di un approdo turistico (essendo collocato all’interno di un porto che ha altre funzioni) con circa 350 posti barca. Saranno, dunque, realizzati pontili e impianti, ma non sono previste sedi per circoli, ristoranti ecc. Si pensa a un luogo bello e funzionale che sia anche aperto alla città e che potrebbe essere un volano per l’economia e l’occupazione cittadina (si calcola che ogni euro investito ne possa generare quattro). La riflessione sulla riorganizzazione del porto borbonico, che prevede anche la realizzazione di 14 pontili per i pescherecci lungo banchina San Domenico (per 28 posti) e altri lungo molo San Michele, non poteva che sollecitare quella sul nuovo porto commerciale, la cui disamina è stata proposta dal Comandante Ezio Mazzola (Master mariner di lungo corso - Senior Lead Auditor). Il Comandante Mazzola ha elencato criticità e potenzialità del nuovo porto commerciale: fondali calcarei che ne limitano il pescaggio, presenza di ordigni bellici, problemi giudiziari che ne hanno rallentato la realizzazione per circa quindici anni. Ha rimarcato come la finalità della realizzazione del nuovo porto commerciale fosse quella dello sviluppo del territorio, passando da un porto di categoria regionale a uno di livello nazionale e internazionale. Al tempo stesso ha evidenziato quando, in questi quindici anni, si sia modificato il contesto. La profondità dei fondali è uno degli elementi più importanti nella riflessione sulle nuove strutture portuali. I fondali ipotizzati nel progetto prevedevano una profondità di 11 metri all’ingresso del porto e di 9 metri nel bacino portuale e avrebbero reso il porto di Molfetta uno dei più agevoli nel Basso Adriatico. La presenza di un compatto fondale in roccia calcarea non ha consentito di raggiungere tali obiettivi e, ad oggi, il fondale va dai 7 ai 7,5 metri, inadatto a gran parte delle imbarcazioni sempre più grandi che solcano i mari. Non a caso i porti limitrofi (Barletta, Bari, Manfredonia ecc.) hanno un pescaggio decisamente più profondo di quello della nostra città. Il comandante Mazzola ha proseguito facendo il punto della situazione: non sono ancora stati effettuati collaudi idraulici, è necessario procedere al “dragaggio ecologico”, ossia alla rimozione del fango e del terreno che si è depositato all’interno e all’esterno dell’ingresso del porto. Una domanda, fondamentale, rimane ancora senza risposta: quali navi potranno attraccare al nuovo molo in costruzione? Dalla risposta a questa domanda dipende lo stesso completamento delle strutture (diverse a seconda della funzione a cui si vuole destinare il porto: container, ro-ro – n.d.a.), tenendo conto anche della transizione ecologica, ha concluso Ezio Mazzola. Il nuovo porto di Molfetta, inoltre, non avrà l’ingresso a Sud, a differenza degli altri porti del basso Adriatico, poiché a sud-ovest è presente la zona SIC Posidonieto San Vito – Barletta, preziosissimo per la biodiversità marina e per la protezione della costa. Il Posidonieto è tornato negli interventi dell’arch. Rosanna Rizzi (Coprogettista, con l’ing. Lo Basso, del Piano delle Coste di Molfetta) e di Daniele Marzella (Presidente Nucleo Sub Molfetta) e Antonella Consiglio (Biologa marina). L’arch. Rizzi ha proiettato diverse immagini delle coste molfettesi nel corso del tempo, soffermandosi sul progressivo decremento degli spazi liberi; ha focalizzato l’attenzione sul momento di partecipazione della cittadinanza molfettese alla redazione del Piano delle Coste, redatto tenendo conto anche della peculiarità delle lame. Un piano presentato una prima volta nel 2016 (amministrazione Natalicchio) e poi nel 2020 (amministra-zione Minervini) ma mai adottato. Particolarmente suggestive le immagini proposte da Daniele Marzella e Antonella Consiglio, che hanno svelato i segreti della grandissima biodiversità che popola le nostre acque, dalle alghe alle piante acquatiche, dai molluschi alle specie ittiche. Dell’importanza della valorizzazione delle nostre peculiarità e del dialogo costruttivo ha discusso Francesco Sgherza (Presidente Confartigianato Imprese Puglia - Membro Giunta Esecutiva nazionale Confartigianato Imprese), reduce da un incontro romano sull’ILVA di Taranto. Nel suo intervento ha rimarcato l’importanza del mare nell’economia cittadina. Per Francesco Sgherza il «Porto di Molfetta è un auspicio, siamo convinti che si debba concretizzare con un porto con attività che sono anche quelle turistiche, ristorative, artigianali Una caratteristica delle nostre coste è la presenza delle torri cinquecentesche, storiche strutture da tutelare. A tale proposito l’arch. Domenico Delle Foglie (Coordinatore progetto di riqualificazione integrata fascia costiera Cala San Giacomo - Torre Calderina), nel discutere della riqualificazione della costa a ponente della città, ha ripercorso il processo nato da Agenda 21. Proprio all’interno del dibattito in Agenda 21 si era evidenziato come, paradossalmente la presenza di inquinamento, nel tratto di costa tra Molfetta e Bisceglie lo abbia protetto dalla cementificazione selvaggia. Tratto di costa in cui si è sviluppata una importante presenza di avifauna, in cui si hanno presenze e testimonianze storiche che meritano di essere valorizzate. Il piano paesaggistico regionale ha fornito una serie di strumenti di partecipazione e promozione dello sviluppo e della valorizzazione del territorio. Il progetto di riqualificazione, infatti, ha ottenuto un finanziamento di 1.650.000,00 euro, con cui si è proceduto, tra l’altro, al recupero di Torre Calderina. L’auspicio è che ci sia il coinvolgimento di attori pubblici e privati nonché delle amministrazioni dei comuni viciniori e, soprattutto, che si cerchi un equilibrio tra le varie esigenze del territorio. Di viaggi, storia, esperienze, sapienza, cultura materiale e immateriale degli uomini e delle donne di mare ha parlato la Prof.ssa Giusy Gadaleta (docente dell’Università di Bari), attraverso aneddoti, storie di famiglia, narrazioni della gente di mare, rimarcando come le redini delle famiglie fossero in mano alle donne. In particolare, ha illustrato il progetto “Fish and C.h.i.p.s.” (Fischeries and Cultural Heritage, Identity, Partecipated Scoieties) che ha visto la collaborazione tra Italia e Grecia, con l’intento di individuare, valorizzare e conservare beni culturali materiali e immateriali del patrimonio costiero e marino dell’Adriatico e dello Ionio. Sono state, dunque, sviluppate una serie di iniziative che hanno valorizzato la tradizione e il grande patrimonio di esperienze nella pesca. Un modello da poter reinterpretare in chiave molfettese. Nel suo intervento la Prof.ssa Gadaleta ha rimarcato le potenzialità presenti nel territorio cittadino, a partire dall’Archeoclub Giuseppe Maria Giovene, che cura la mostra etnografica delle attività marinare (noto ai più come Museo del Mare), ma anche l’importanza della formazione dei giovani, che può contare sulla presenza dell’IPSSAR (Istituto Alberghiero e della Ristorazione) e dell’I.I.S.S. “Amerigo Vespucci”, indissolubilmente legati al mare e alla valorizzazione dei suoi prodotti. A concludere la serata, è intervenuto, Felice Spaccavento, il quale ha posto l’accento sul lavoro e sulle prospettive che guardano al futuro, partendo da ciò che abbiamo. Per Spaccavento è necessario «avere un progetto, una visione, idee ben chiare su cosa possiamo creare, non dimenticando che il porto è un punto di scambio, di convergenza. Nel corso della manifestazione non poteva mancare un ricordo del compianto Guglielmo Minervini, di cui quest’anno ricorre il trentennale della sua elezione a Sindaco di Molfetta. Non sono mancati momenti artistici, grazie alle danze e ai movimenti del collettivo artistico Magnitudo, la proiezione di “Costì finisce il mare” di Mizio Vilardi e la narrazione di Felice Altomare, con anedotti sul video del brano di Vilardi e la proposta del componimento di Luigi La Vista “Armonia”. Una serata che si propone come punto di partenza per una nuova narrazione e una nuova progettazione di e su Molfetta. © Riproduzione riservata

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