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Rileggendo “Giochi d’anima” di Stella Poli In occasione della “Notte bianca della poesia”
15 luglio 2024

La selezione dei testi per l’omaggio in ricordo di poetesse molfettesi di nascita e adozione, presentato al pubblico nel corso della “Notte bianca della Poesia 2024” (organizzata dall’Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo, a Molfetta in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità del Comune di Molfetta), con lettura di versi di Rosaria Scardigno, Grazia Cascarano Valente, Gianna Sallustio, Gina Tota, Lucia Sallustio e Stella Poli, mi ha indotto a riaccostarmi all’opera di quest’ultima e in particolare al volume Giochi d’anima, di cui in questa occasione riproporrò una lettura. Molfettese, Stella Poli (1903-1980) era stata docente e successivamente preside di scuola media. Ha pubblicato le sillogi Vento di maestro (1951), Quando il faro chiama (1956), Vele all’approdo (1959), Barca in rada (1965), Echi di polena (1977). Il volume Giochi d’Anima, costituito da poesie inedite interpretate da Marisa Carabellese è stato stampato dal Rotary Club di novembre 2000, con scritti di Enzo Carabellese, allora presidente del Rotary, Giuseppe Saverio Poli, nipote della scrittrice, Donato Valli e Orazio Panunzio. Come ha scritto Marco Ignazio de Santis nell’introduzione alla sua Piccola antologia «provinciale» di poesia e altro con inediti di Rosaria Scardigno (in Molfetta: spicchi di storia. Miscellanea in onore di Vincenzo Valente, per i “Quaderni del Centro Studi Molfettesi”) “La lirica di Stella Poli è poesia dell’io, del mare e dei paesaggi mediterranei, dall’impianto studiatamente semplice e dal verso limpido e musicale”. Nella Piccola antologia «provinciale », il raffinato studioso operava una selezione che sentiamo di condividere. Ci sembra, infatti, che proprio nella costruzione di testi brevi, quasi frammenti illuminanti, Poli abbia raggiunto le sue punte più alte, come in Identità – risalente al 1951 e giocato sul rapporto con la madre, alla cui morte dedicò un testo nel Natale del 1938 – in cui si sustanzia il paradosso dell’unizione estrema dopo la scomparsa: “Mai fosti me stessa come ora / mai tanto te stessa io fui” e poi il bel finale, con “tu viva ed io morta di te”. Molto intenso, nella sua linda musicalità, quel Nostalgia di mare, che tradisce un radicamento tutto mediterraneo all’elemento pelagico. Amore confermato in E poi quando… (Echi di polena), cardarelliano e al contempo originale, nel sogno di rinascere gabbiano e tornare a volare su Molfetta: “E poi, quando non sarò più / ch’io torni almeno a rivolare / gabbiano dalla livida tempesta, / a larghi giri, roteando l’ali, / su questo lembo conchiuso di mare”. Venendo a Giochi d’Anima, la raccolta postuma nasceva dal recupero di inediti mai pubblicati, operazione che il nipote, Giuseppe Saverio Poli, spiegava recuperando una frase della zia stessa: “Della mia poesia si può pubblicare tutto senza far pulizia di erbacce. Non è detto che il cuore dell’uomo sia un salotto lindo e pulito. È quello che è, ci sta tutto gelsomino e aglietto”. Nello scritto introduttivo, Donato Valli spiegava come non tutti i testi aggiungessero qualcosa al valore della scrittrice molfettese (della cui poesia scriveva che “è autentica e resiste al tempo”), ma sicuramente aiutavano a “meglio precisare la polla originaria da cui prende cominciamento il ruscello della poesia della Poli (…) che conserverà sempre un’acqua trasparente”, a illuminare quella che in alcuni casi fu la “genesi eminentemente sentimentale” e a cogliere la peculiarità di una scrittura che rifuggiva tensioni avanguardistiche e sperimentali e trovava nell’esperienza dei classici e soprattutto di Leopardi un solido fondamento. Molti dei testi di Giochi d’Anima scaturiscono dalla dimensione degli affetti. Si pensi alla lirica eponima, dedicata al nipote Vitangelo, resa benissimo dall’illustrazione di Marisa Carabellese, in una perfetta fusione d’orizzonti artistici che Donato Valli segnalava già nella prefazione. Zia e nipote, stretti in un abbraccio, sperimentavano l’infanziarsi d’infinito della donna e il percepire, da parte dell’anima bambina, la dimensione melanconica “nel riflesso / della mia troppo adulta”. Proprio alla Marisa- Aracne pittrice Poli dedicava alcuni dei suoi testi più interessanti. In uno muovendo dalle tele che la donna realizza si giungeva alla metafora della vita quale ragnatela; nella seconda (A Marisa), la dimensione dell’Arte, nella luminosità dell’amicizia, valeva a “diradare / la tenebra che nel cuore s’addensa”. Anche quest’ultima lirica risponde alla dimensione del frammento, di luce (nel caso specifico) o talora d’ombra. Vi sono nella silloge testi più corposi, come il paesaggio psichico di Sera sulle Dolomiti o ancora la comparazione affratellante tra il montanaro settentrionale e il marinaio meridionale, figlia della percezione del razzismo neppure tanto strisciante che ha accompagnato e a volte tuttora accompagna la gente delle nostre terre nel Nord Italia. Intenso (uno dei migliori) è anche il Cuore spaesato con l’immagine del pupo solitario in vetrina. Ci piacciono molto le Vele monostiche; alcune sono tocchi di pennello deliziosi, che duettano con la raffinata fattura dell’opera di Carabellese. Si pensi, a titolo d’esempio, all’“Ombre cinesi sul mare di lacca” riferito alle vele, in cui effetto grafico e pittorico concorrono a un’unica suggestione. Anche le liriche in cui risalta l’elemento della memoria hanno un loro bel timbro; il testo dedicato A Cristo Gesù vive invece tutto dello ‘scatto’ della chiusa: “Così andando si compie / il balzo verso la luce”. Ci piace però concludere con due illuminazioni; la prima, Clessidra, in dialogo con La Vergine dei gabbiani di Carabellese, richiama l’ossessione del sentimento del Tempo, con l’immagine – che ricorre due volte nella silloge – della “sabbia d’arenile”. Nel secondo testo, il più nitido, Tramonto, il ritmo che alterna il volo al trascolorare cede il passo, come al trillo del destino, alla metaforica nota della marcescenza delle rose: “E rondini vedo volare e svolare / e vedo nubi trascolorare / e rose, rose marcire sul mare”. © Riproduzione riservata

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