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Ricordate Fontamara? La Muraglia di Molfetta come il ruscello dei cafoni
15 ottobre 2020

Un bel giorno del 1929 i cafoni – piccoli contadini poveri dell’Abruzzo feudo dei principi Torlonia – si accorgono che sui loro campi le poche acque del ruscello di Fontamara non arrivano più. Imprecano alcuni contro la malasorte, altri risalgono il ruscello e scoprono che a monte erano state realizzate opere per deviare il suo corso dai fondi dei cafoni a quelli di proprietà del Podestà, un famelico imprenditore fascista, per renderli fertili da aridi e incolti che erano. Protestano i cafoni perché quella deviazione avrebbe condannato loro e le loro famiglie alla fame più nera, si rivolgono disperati ai preti, agli azzeccacarbugli, ai politicanti chiedendo giustizia, che venga ripristinato il corso del ruscello che era sempre stato quello da quando esistevano i cafoni sulla faccia di quella terra, cioè da sempre. Si recano al Comune e lì vengono a sapere che in buona fede, per ignoranza (erano tutti analfabeti) loro stessi avevano firmato un documento (“una carta in bianco”) che consentiva l’esproprio dell’acqua da parte del Podestà. Reagiscono i poveri cafoni - come possono reagire i reietti, gli analfabeti dietro l’impulso della disperazione - ma finiscono per soccombere tutti sotto i colpi del raggiro e della violenza. Questo è il sunto del romanzo di Ignazio Silone uno dei principali e controversi scrittori del novecento, un atto d’amore verso i diseredati della sua terra e di accusa di una classe dirigente rapace e parassitaria che aveva portato al fascismo e che nel fascismo si arricchiva. Un bel giorno di tre anni fa i cittadini di Molfetta notano alcuni operai collocare grossi vasi di fiori sulla Muraglia a ridosso di palazzo De Luca fino a circoscrivere e chiudere una ampia area e su quell’area mettere ombrelloni, luminarie, tavolini e sedie. Per il passaggio da una parte all’altra della Muraglia lasciano un budello della larghezza di due metri. Molti di quelli che frequentano la Muraglia si meravigliano di quella perimetrazione e tutti quelli che sulla Muraglia abitano da generazioni e che ben sanno che quell’area, come il resto della Muraglia, è pubblica da quando esiste la Muraglia stessa, pensano subito che si tratti di un abuso. Una di quelle cose che succedono spesso nelle città. “Basta chiamare i vigili per rimettere le cose a posto. La Muraglia è sempre stata di tutti!”. Si dicono l’un l’altro. Alcuni cittadini indignati si rivolgono al Comune per chiedere di intervenire e quindi eliminare quello sconcio, lì scoprono che nel 2010 tra il Comune di Molfetta (Sindaco Antonio Azzollini) ed i proprietari del locale posto in via Dante n. 66 (collegato al palazzo De Luca) a seguito di un contenzioso che riguardava la manutenzione del basolato della Muraglia stessa, c’era stata una “transazione”, un accordo. Con quell’accordo il Comune riconosce al “proprietario dell’immobile in via Dante n.66 il diritto di occupare l’area sul lastrico solare frontistante il primo piano (del palazzo de Luca)”. In pratica è l’area della Muraglia antistante palazzo De Luca. Si badi bene non solo l’area che sovrasta il piano terra di via Dante n.66 (collegato a palazzo De Luca) per la quale era sorto il contenzioso ma anche quella che sovrasta i pianterreni con i numeri civici 68 (Bar Vittoria),70 (salone del parrucchiere), 72 e 74 (Società Operaia) che con palazzo de Luca non c’entrano un bel niente!! Su quell’area oggi viene svolta attività di ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande con intrattenimento musicale. E non viene pagata la occupazione di suolo pubblico!! Quindi tre brutte cose in quella “transazione”: A) il Comune riconosce ai proprietari di palazzo De Luca il diritto di occupare l’area della Muraglia, area pubblica e vincolata secondo la legge sui beni culturali, senza specificare la durata ed il corrispettivo; B) il Comune estende l’occupazione anche alle aree di copertura dei pianterreni che con Palazzo De Luca non hanno alcun rapporto, parliamo di una superficie quattro volte (quattro volte!!) più grande di quella che ricopre il civico 68; C) i proprietari di Palazzo de Luca riconoscono al Comune il diritto di passaggio lungo uno stretto, miserabile budello, un diritto che il Comune aveva sull’intera area della Muraglia e da sempre. Si è avuto quindi il trasferimento a privato di un’area pubblica di altissimo pregio (oltre che di valore economico) e di straordinario valore per la storia di Molfetta. Un’area facente parte integrante della Muraglia di cui secondo la legge sui beni culturali “risultano vincolate, ai sensi della legge n. 364 del 1909…, tracce della muraglia della citta risalenti al 1168”. Nel 2018 in assolvimento della richiesta di chiarire la posizione giuridica della Muraglia il dirigente del Settore Territorio del Comune di Molfetta concludeva che sull’area della Muraglia “il Comune di Molfetta esercita una servitù pubblica di passaggio, caratterizzata dal fatto che l’utilizzo avviene ad opera di una collettività indeterminata di persone e per soddisfare un pubblico e generale intesse”. Quindi la servitù pubblica di passaggio si estende sull’intera area della Muraglia ed è un diritto incomprimibile. Nello stesso anno 2018 un professionista esperto di diritto, su incarico del Comune di Molfetta, a proposito del diritto del Comune sull’area della Muraglia, produceva il seguente parere “Il lastrico solare/calpestio è gravato da servitù ad uso pubblico” e “Il Comune di Molfetta è legittimato ad agire ……contro l’occupazione abusiva del calpestio per la salvaguardia della servitù di pubblico passaggio”. E a proposito della “transazione” di Palazzo del Luca così si esprimeva: “La transazione lascia perplessi in alcune parti: 1) il De Luca riconosce al Comune il diritto di passaggio pedonale quando in realtà è invece un sacrosanto diritto che il Comune si è da sempre riservato 2) non indica la durata dell’autorizzazione per l’occupazione 3) l’occupazione del calpestio sembra andare bel oltre il locale sottostante con ingresso dal civico 66 estendendosi anche su quella parte del lastrico solare che ricopre altri locali”. In verità la situazione anomala dell’area pubblica della Muraglia, trasferita al privato in modo permanente, era stata già portata tempestivamente all’attenzione della opinione pubblica di Molfetta dal “Movimento Liberatorio Politico” con un comunicato dell’agosto del 2017 nel quale, tra l’altro, veniva chiesta all’amministrazione comunale la revoca della delibera di Giunta Comunale n.10 del 10/01/2010 che aveva portato alla “transazione”. A quella richiesta non venne dato alcun seguito. Quello che è avvenuto nell’area della Muraglia antistante il Palazzo De Luca è un fatto brutto, bruttissimo e un pericolosissimo precedente perché fa da apripista ad operazioni analoghe che potrebbero sottrarre la Muraglia alla pubblica fruizione e ridurre la sua spianata per tutta la sua lunghezza ad uno stretto, miserabile budello. Chi oggi amministra questa città, con la conoscenza di cui oggi dispone grazie ai pareri espressi dai propri dirigenti e consulenti, ha il dovere di metter mano alle carte, capire dove e perché ci sono state irregolarità e illegittimità nel passato ed intervenire con la necessaria determinazione per porre rimedio e quindi interrompere l’occupazione di quell’area nell’interesse dei cittadini perché Molfetta non è Fontamara, non è un borgo di cafoni analfabeti, il fascismo è alle spalle e siamo in uno stato di diritto. Restituire la Muraglia ai cittadini perché la Muraglia è patrimonio pubblico. Dante Altomare

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