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Ricorda con rabbia. Lettera di un precario
15 ottobre 2009
L’anno scolastico 2009-2010 non poteva cominciare in modo peggiore per la scuola italiana, a dispetto dei vani trionfalismi di un governo che millanta standard di qualità, per questo settore, che forse avranno qualche vago riscontro in qualche futuribile berlusconiano iperuranio. I tanto annunciati tagli, fi nalizzati a promuovere (non si sa bene come) una scuola al passo con il resto del mondo e con le magnifi che sorti di uno stato che annaspa tra scandaletti degni della peggiore commedia scollacciata anni ’80, hanno dato avvio al magnifi co processo di riqualifi cazione della pubblica distr… istruzione. Del resto, a che serve più un’agenzia educativa vetusta quale la scuola pubblica, quando i giovani possono trarre esempi pedagogicamente luminosi dall’armoniosa coesistenza del compatto corpo docenti di “Amici” e dei ‘disciplinosi’ corsisti della scuola privata più celebre d’Italia, quella di Mediaset? Le convocazioni del CSA di Bari, che ha dovuto mestamente ratifi care il decesso di numerose cattedre – soprattutto di Lettere e Tecnologia – in tutta la provincia, si sono consumate tra i cori rabbiosi dei numerosi precari rimasti senza contratto. Il caso di certo più eclatante è quello della A043, materie letterarie nella scuola media. L’anno scorso, l’ultimo nominato occupava la posizione numero 234, per un numero effettivo di 112 nomine. Quest’anno, stando all’ultimo verbale delle operazioni di stipula di contratti a tempo determinato pubblicato per tale classe di concorso dal CSA (in data 21/09/09), i contratti si sono fermati al numero 62 della graduatoria, per sole sedici nomine eff ettive (di cui 3 su spezzoni e 3 su cattedre orario). Sedici in una classe di concorso che conta, in Provincia di Bari, 1127 docenti abilitati e 656 accodati! Ciò signifi ca che le nomine del Provveditorato hanno dato lavoro a stento all’un per cento della graduatoria contro il dieci per cento dell’anno scorso. E per chiarire quanto potrebbe apparire asettico da quest’elenco di cifre, una persona su cento è stata baciata dalla sorte ottenendo una cattedra, magari anche dove “l’Agnese va a morire”. La legittima protesta di un Dirigente ha avuto il positivo eff etto di sollevare il problema della nomina di un docente che garantisse il sacrosanto diritto allo studio dei giovanissimi e sfortunati degenti del “Policlinico di Bari”. Peggio è andata ai latinisti della A051: solo 26 nominati (4 con spezzoni) in una classe di concorso che l’anno scorso godeva di buona salute a tal punto che in provincia di Bari ci sono state 33 immissioni in ruolo (per non parlare dei contratti a tempo determinato, sino al num. 140). Insomma, quelle posizioni che nel 2008-2009 garantivano la tanto sospirata assunzione a tempo indeterminato, quest’anno non sono state suffi cienti nemmeno a ottenere una nomina-spezzone. Ma perché questi precari si lamentano? Nella A043 c’è gente in ruolo ormai da anni che si è vista trasferire in quanto perdente posto, o utilizzare (fa tanto attrezzo da lavoro) in qualche altra classe di concorso, magari grazie ai ‘salvavita’ posti di sostegno. E qui ci avviciniamo a un altro muro del pianto, quello della AD00 (sostegno nelle scuole medie). Perché se i docenti di ruolo divenuti inutili, o meglio ‘utilizzabili’, coprono gli insegnamenti speciali, per ognuno di loro c’è un docente precario di sostegno che rimane a casa, in attesa di una telefonata che potrebbe non arrivare. E nel frattempo, per citare a sproposito John Osborne, “ricorda con rabbia” i propri progetti, che l’estate ancora aveva cullato, tranciati via dall’improvvisa non assunzione. Sì, perché non si licenzia nessuno, in quella grande famiglia ch’è il pubblico impiego. Ci si limita a ‘non assumere’ i precari che ormai da anni godevano di un contratto a TD, come se questi provvedimenti non fossero equiparabili a licenziamenti. Ci sono sempre le code della salvezza (quest’anno è stato possibile inserirsi, in coda, in altre tre graduatorie provinciali, ndr). Alcuni docenti di sostegno hanno ricevuto la fatidica convocazione da accodati e si sono messi in viaggio. A volte, tuttavia, si trattava di spiccioli di cattedra (5-6 ore) con impossibilità di mantenersi con il proprio stipendio al centro Italia o in Padania (e la fi nalità del lavoro, oltre che l’umana nobilitazione, è principalmente quella di garantire i soldi per l’affi tto e per un hot dog, seppure di scadente qualità). Altri, pur di fronte alla possibilità di un contratto annuale al nord, non hanno avuto il coraggio di lasciare per nove mesi mogli/ mariti, fi gli, conviventi e ricominciare tutto da capo, magari dopo anni di assunzione a tempo determinato dal Provveditorato. Non bisogna dimenticare che si tratta, spesso, di gente che ha già fatto una considerevole gavetta al nord; ragazze che, subito dopo la laurea, alla prima telefonata, salivano sul primo treno per Bergamo, Trento, Sondrio, e in quelle località si stabilivano temporaneamente, faticando a star sulle spese, ma disposte a qualsiasi sacrifi cio, pur di garantirsi un minimo di punteggio. Se tali situazioni sono tollerabili a ventiquattro anni, a trenta o, perlomeno, ad inizio di carriera, trovarsi nuovamente in queste condizioni dopo aver riassaporato la serenità di poter insegnare nella propria regione provoca sgomento, frustrazione, rabbia. “L’anno scorso ho ricevuto la fatidica chiamata del Provveditorato… Quest’anno, essendo salita di quasi duecento posizioni, ero fi duciosa. Guardavo con serenità al mio futuro. Non sono stata neppure convocata… è assurdo: più macino punti e salgo in graduatoria, meno opportunità lavorative mi si off rono!”. “L’anno precedente ho lavorato solo con le chiamate dei presidi! Che speranze ho, ora che non sta lavorando nemmeno chi, nel 2008- 2009, ha usufruito del contratto a tempo determinato del CSA?”. “Quasi subito, dopo la mia laurea, sette anni fa, ho cominciato a lavorare, e tra i contratti di ricerca in Università e le nomine scolastiche un impiego non mi è mai mancato. Grazie ai tagli in entrambi i settori, da tre mesi sono a spasso… e questo con un dottorato alle spalle e un curriculum di tutto rispetto”. E potremmo dar voce a tante altre persone. Giusto per citare alcuni dati che riguardano la nostra città, a Molfetta si è verifi cata una contrazione di circa 40 unità tra docenti e personale ATA. Tale stima non prende in considerazione l’elevato numero di insegnanti molfettesi impiegati nelle città vicine e rimasti senza lavoro. Questa politica al risparmio nuoce alla cultura, perché non investe nella formazione e lo fa deliberatamente, dal momento che le di Gianni Antonio Palumbo
gianni.palumbo@quindici-molfetta.it
7 PARLA UN ALUNNO Il precariato pericolo nel percorso formativo dell’individuo 15 ottobre 2009 “teste pensanti” sono da considerarsi alla stregua di note stonate, nella società dei tronisti e delle escort. Nuoce ai ragazzi, perché, nelle orde di classi da trenta e anche più scolari, qualsiasi tipologia di strategia didattica individualizzata sarà impensabile. Nuoce ai docenti, che, in occupazione precaria, non possono progettare serenamente il proprio futuro, salvo poi incorrere negli strali del Vaticano se si opta per una libera convivenza o si decide di accantonare una santa astinenza che, sino ai ventotto anni, può essere ancora pensabile, ma a quaranta… È lecito chiedersi se questa situazione giovi a qualcuno. Di certo alle molte scuole private che, quest’anno, avranno registrato il boom delle richieste di assunzione di chi, disperando nelle pubbliche chiamate, cerca di garantirsi almeno quella manciata di punti necessaria a non scendere a precipizio in graduatoria. Non si sa perché molte di queste scuole (non si vuol fare di tutta l’erba un fascio), pur godendo dei fi nanziamenti di un governo che per il privato ha sempre un occhio di riguardo, operino spesso assunzioni fi ttizie e a costo zero, sfruttando l’impellente necessità di macinare punti di molte giovani insegnanti. Che accettano di coprire cattedre anche di diciotto ore, auto-pagandosi i contributi e senza percepire un centesimo di stipendio, e, quando ascoltano in televisione quanto si guadagna per una cena presidenziale tra fi lmati celebrativi e chiacchiere vacue, ricordano con rabbia, ma con estrema dignità, gli anni di sacrifi ci spesi sui libri.
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