Restaurate le statue dei Cinque Misteri. Azzollini fa promesse, le manterrà?
È tornato in auge il patrimonio scultoreo ligneo della nostra città. Le statue dei Cinque Misteri, gelosamente custodite nella chiesa di santo Stefano, dopo certosini lavori di restauro, sono state presentate al Museo Diocesano di Molfetta dalla dott.ssa Rosa Lorusso, direttrice dei lavori di restauro e sostituto Funzionario delegato per la Soprintendenza. Presente anche il sindaco Antonio Azzollini, che ancora una volta ha fatto delle promesse (speriamo non vane). È il nuovo priore dell’Arciconfraternita di santo Stefano, Giuseppe Saverio Poli, a parlare con passione del “Gesù nell’orto”, “Gesù flagellato”, “Ecce Homo”, “Gesù al Calvario” e “Gesù Morto”, i cinque simulacri che sfilano il Venerdì Santo. I lavori di restauro hanno fermato l’azione del tempo e dei tarli che, agevolati anche da condizioni precarie di conservazione, stavano deteriorando l’integrità delle sacre figure. Parlare di “cinque statue lignee” è solo una definizione fredda e banale. La cura dei dettagli, i giochi di luce, le drammatiche fattezze umane e il forte senso di fede che le permea rendono la Settimana Santa molfettese un evento unico. Meticoloso è stato il lavoro che ha cercato di trovare un autore e di datare le statue, inquadrandole in una realtà internazionale posteriore al Concilio di Trento, dove il legno diventa materiale privilegiato perché più affine all’aspetto naturale dell’uomo. Probabilmente, prolifiche botteghe napoletane sono state gli autori dei simulacri in cui il dolore composto di un Cristo consapevole ha alimentato dal tardo 1600 tradizione e spiritualità a Molfetta. L’impresa Galante di Mola di Bari, sotto l’attenta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropoligici della Puglia, si è occupata dell’opera di pulitura e reintegro pittorico. Valutate le tecniche pittoriche, le decorazioni dei panneggi e le geometrie delle decorazioni che collocano le Sacre Rappresentazioni in un’Italia in fervida produzione, il pubblico ora potrà godere dei vividi colori originali. «Bisogna offrire a tutti la possibilità di vedere i tesori dell’arte, condensato di cultura e fede - ha dichiarato il vescovo, mons. Luigi Martella - è stata attuata un’opera di purificazione, ovvero di rimessa in ordine delle sculture. Ora c’è bisogno di una custodia gelosa di queste Opere d’arte, ma serve una cultura diffusa». Pronta la risposta del sindaco Azzollini, che promette: «Se esistono mezzi adeguati che riducano l’umidità nella chiesa per la conservazione, lo Stato e il Comune si metteranno a disposizione». Un’altra promessa del sindaco, se le casse del Comune sono al verde? Si sarà sentito in difficoltà? I mezzi per monitorare temperatura e umidità della chiesa e relative attrezzature per la salvaguardia dei manufatti non sono fantascienza, occorrono solo volontà e denaro. Ma il problema non sembra legato a questo, perché Azzollini è abile nell’importare a Molfetta finanziamenti statali: la questione è il loro uso non sempre trasparente. Dopo essere stato riportato alla luce questo patrimonio artistico, è doveroso prenderne cura, ma speriamo non rimangano solo parole e che non ci si muova troppo tardi. A Molfetta siamo abituati anche a questo, con un’amministrazione che pensa a “fare”, ma non a gestire, come succede per i bei parchi e giardini, chiusi e abbandonati ai vandali. Forse costosi regali per le imprese, più che ai cittadini.