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REGIONANDO - Stabilimento Bosch. Cassa integrazione e prospettive Audizioni in sesta commissione con dirigenti e sindacati. Entro gennaio 2009, le prime risposte
10 ottobre 2008

BARI - Dopo la vicenda Getrag, anche le preoccupazioni in merito al mantenimento dei livelli occupazionali della Bosch (nella foto, lo stabilimento di Bari)approdano in sesta commissione consiliare. Oggi, confronto a più voci sul futuro dello stabilimento di Bari, tra rappresentanti sindacali e rappresentanti della seconda azienda metalmeccanica più importante della Puglia, dopo l'Ilva. La Bosch, che produce common rail per macchine diesel e freni, con i suoi 2.400 dipendenti, è un po' il fiore all'occhiello delle politiche di sviluppo e di investimenti stranieri fatti sul territorio regionale. Le audizioni, convocate su richiesta del consigliere regionale della Sinistra Democratica Michele Ventricelli, sono servite per fare luce e chiarezza sullo stato di crisi in cui versa in questo particolare momento, lo stabilimento di Bari che, in base all'ultimo accordo siglato proprio qualche giorno fa tra la Bosch e i rappresentanti della Rsu aziendale, ha messo in Cassa integrazione ordinaria circa 2.000 dipendenti (400 impiegati e 1.600 operai) per altre 3,5 settimane in media. Queste settimane di cassa integrazione ordinaria si sono sommate alle altre 2,5 settimane date in precedenza a fine luglio, per cui complessivamente la cassa integrazione ammonta ora a sei settimane, ripartite tra i lavoratori fino al 31 dicembre. “Le audizioni in commissione – ha detto il presidente Carlo De Santis – nascono da una nostra preoccupazione “istituzionale” in merito al mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi di una delle aziende più importanti di Bari. Tra l'altro Bosch è inserita nel progetto di sviluppo del distretto della Meccanotronica, progetto sul quale la regione sta puntando molto e sul quale affluiranno molteplici finanziamenti che potranno essere assegnati solo a quelle aziende che hanno ricadute occupazionali e di innovazione. Vogliamo discutere con voi dunque in maniera preventiva, prima che la situazione possa precipitare”. “La crisi nasce a fine luglio – ha spiegato il capo del personale Bosch Onofrio Marzulli – e non solo per lo stabilimento di Bari, ma per tutti gli stabilimenti Bosch nel mondo che complessivamente danno lavoro a 250.000 dipendenti. Dopo mesi di commesse elevate e dopo aver attivato una terza linea di produzione nel gennaio di quest'anno, tanto da indurci ad utilizzare anche lavoratori a tempo determinato (che la nostra filosofia aziendale vuole poi trasformare in lavoratori assunti a tempo indeterminato), abbiamo cominciato ad avere i primi sentori di una crisi con pesanti riduzioni di ordini e commesse poi aggravatasi ancora di più all'inizio di questa settimana”. “Oltre 500.000 - ha aggiunto poi il capo del personale - i pezzi in meno realizzati nello stabilimento di Bari in questo semestre mentre lo straordinario è sceso dal 6% allo 0,5%. Insomma mentre gli ordini scendevano, i magazzini e le scorte continuavano a crescere. Per questo abbiamo dovuto fare ricorso alla Cio, strumento che, seppure sovente utilizzato dalle aziende, non è mai stato utilizzato da Bosch. Tra l'altro, per decisione aziendale, i lavoratori in cassa integrazione, a differenza di quanto previsto dalla legge, usufruiranno della maturazione di tutti i diritti, dal Tfr alla tredicesima”. Circa la possibilità di poter rinnovare la maggior parte dei 120 contratti a tempo determinato che sono in scadenza a fine dicembre (altri venti però non sono stati rinnovati), il capo del personale ha detto che “farà quel che potrà fare per trasformare in tempo indeterminato la maggio parte dei contratti”. “Non c'è una crisi barese. Tutti gli stabilimenti Bosch stanno agendo con le stesse modalità – ha aggiunto anche il capo del personale Marzulli - è in crisi il mercato automobilistico, in particolare quello diesel, per cui i futuri scenari di Bosch Bari sono molto delicati. Io ho chiesto un incontro ai vertici della famiglia Bosch che dovrebbe avvenire entro gennaio 2009. Per ora tamponiamo con queste misure di cassa integrazione ordinaria, in attesa di un piano industriale che ci dia lumi da un punto di vista produttivo e occupazionale per lo meno per il 2009. Comunque non si possono fare previsioni perché dipende dai clienti che avremo nei prossimi anni”. Il capo del personale ha anche ricordato che la Bosch è l'unica azienda al mondo che, non essendo una società per azioni, non distribuisce gli utili tra gli azionisti, bensì, essendo al 93% una fondazione onlus senza scopi di lucro, il plusvalore viene reinvestito sui territori oppure devoluto in azioni umanitarie. Solo la restante parte del 7% è di proprietà della famiglia Bosch. Il presidente della commissione De Santis ha chiesto comunque l'attivazione di un tavolo di concertazione per essere costantemente informati e aggiornati sulle decisioni che saranno prese in altre sedi, invitando anche la Bosch a riflettere sulla possibilità di diversificare la produzione barese. “Che ne pensa ad esempio Bosch – ha chiesto De Santis – di un'espansione verso il fotovoltaico o verso una produzione di distributori dell'auto a idrogeno? Non dimentichiamo che la Puglia fino al 2013 è ancora obiettivo 1, per cui ci sono moltissimi finanziamenti che possono rendere competitivi noi come regione e voi come azienda proprio in quei settori innovativi che vanno verso il post petrolio”. Ascoltati dai commissari della sesta commissione (Povia, Ventricelli, Copertino, Manni, Pina Marmo, Tagliente e Zaccagnino) anche i rappresentanti dei sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil che, se concordano sulla natura della crisi congiunturale e sulla necessità di far luce sulle prospettive, hanno visioni un po' differenti sulla situazione attuale. Per la Cgil, Bosch “deve essere monitorata costantemente e bisogna sollecitare Bosch a destinare a Bari nuovi prodotti altrimenti nel 2009 la crisi sarà più profonda” mentre per la Uil “la Bosch non ha problemi occupazionali in questo momento ma le preoccupazioni sono più che altro sul futuro”. Per la Cisl “non bisogna abbassare la guardia, la preoccupazione resta sul futuro dell'azienda”. Chiesta dai sindacati anche una verifica, da fare con l'azienda, in merito al contratto di localizzazione. La dirigente dell'assessorato regionale al lavoro, Anna Lobosco, ha infine garantito “oltre che una costante attenzione da parte dell'assessore Marco Barbieri, impegnato oggi a Roma, sul futuro delle famiglie dei lavoratori Bosch, anche il massimo intervento, da parte dell'assessorato, per mantenere e garantire i livelli occupazionali dell'azienda”.
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