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Rallenta l’economia della Puglia
15 luglio 2024

Nel 2023 l’economia pugliese ha rallentato. Secondo le stime dell’indicatore trimestrale delle economie regionali (ITER) l’attività economica è aumentata dello 0,7% a prezzi costanti, un dato di poco inferiore all’Italia (0,9%). La crescita, più intensa nel primo trimestre, si è sostanzialmente arrestata nei mesi successivi.Nel 2023 il valore aggiunto del settore industriale si è contratto dell’1,1% a prezzi costanti, sebbene le imprese abbiano potuto beneficiare della riduzione del costo dell’energia e dell’affievolirsi delle difficoltà di approvvigionamento di altri input produttivi. L’andamento degli investimenti è stato negativo; vi hanno inciso l’incertezza del contesto congiunturale, l’aumento dei tassi di interesse e le più restrittive condizioni di accesso ai finanziamenti. Nelle costruzioni il valore aggiunto ha continuato a crescere (3,4% a prezzi costanti), benché in misura molto meno intensa dei due anni precedenti. Il segmento residenziale ha risentito del minor ricorso agli incentivi fiscali per l’efficientamento energetico e del calo delle compravendite di abitazioni (-11,2%); i prezzi delle case sono rimasti sostanzialmente stabili. Il comparto delle opere pubbliche ha invece tratto vantaggio dal progredire della spesa per l’attuazione degli interventi del PNRR. Nel terziario il valore aggiunto ha rallentato (1,1% a prezzi costanti; 5,9% nel 2022): il commercio ha risentito dell’indebolimento della dinamica dei consumi che ha beneficiato solo in parte dell’andamento favorevole del settore turistico. Nel comparto agricolo sono cresciute le produzioni di cereali e di coltivazioni ortive. La produzione di olive da tavola e da olio è più che raddoppiata rispetto al 2022; tale andamento si è associato anche a un marcato rialzo dei prezzi dell’olio. Di contro è calata la produzione regionale di vino e uva.Nonostante il rallentamento congiunturale e l’aumento del costo del credito, nel 2023 i risultati economici sono rimasti positivi per larga parte delle aziende pugliesi. Nel corso dello scorso anno l’indice di liquidità finanziaria è tornato a crescere, dopo la modesta flessione del 2022. Vi hanno inciso l’aumento dei depositi a termine delle imprese e soprattutto quello del valore dei titoli quotati. Nel 2023 il valore aggiunto del settore industriale si è contratto dell’1,1% a prezzi costanti, sebbene le imprese abbiano potuto beneficiare della riduzione del costo dell’energia e dell’affievolirsi delle difficoltà di approvvigionamento di altri input produttivi. L’andamento degli investimenti è stato negativo; vi hanno inciso l’incertezza del contesto congiunturale, l’aumento dei tassi di interesse e le più restrittive condizioni di accesso ai finanziamenti. Nelle costruzioni il valore aggiunto ha continuato a crescere (3,4% a prezzi costanti), benché in misura molto meno intensa dei due anni precedenti. Il segmento residenziale ha risentito del minor ricorso agli incentivi fiscali per l’efficientamento energetico e del calo delle compravendite di abitazioni (-11,2%); i prezzi delle case sono rimasti sostanzialmente stabili. Il comparto delle opere pubbliche ha invece tratto vantaggio dal progredire della spesa per l’attuazione degli interventi del PNRR. Nel terziario il valore aggiunto ha rallentato (1,1% a prezzi costanti; 5,9% nel 2022): il commercio ha risentito dell’indebolimento della dinamica. Nel 2023 l’occupazione è cresciuta del 2,1%, con minore intensità rispetto al 2022. Nell’ultimo triennio l’andamento ha permesso di superare i livelli precedenti la pandemia di circa 76.600 unità (6,3%), attribuibili per circa la metà ai servizi, per un oltre un terzo alle costruzioni e per poco più di un decimo all’industria. Anche l’offerta di lavoro è cresciuta (1,4%): vi hanno contribuito in maggior misura le donne, le fasce d’età superiori e, diplomati e laureati. Questi ultimi, tuttavia, rappresentano una quota dell’offerta più contenuta rispetto all’Italia e all’Unione Europea, risentendo della bassa capacità della regione di attirare e trattenere il capitale umano. Sulla forza di lavoro continua a incidere il forte calo della popolazione. Il tasso di disoccupazione è diminuito all’11,6%, rimanendo circa 4 punti percentuali superiore alla media italiana. Il dato continua a risultare particolarmente elevato per le donne e per i giovani fino a 34 anni (15,4% e 20,8% rispettivamente). LE FAMIGLIE Nel 2023 secondo l’indicatore ITER-red, il reddito disponibile delle famiglie pugliesi è rimasto stabile in termini reali. L’andamento ha mostrato segni di miglioramento negli ultimi mesi dell’anno per il calo dell’inflazione. In media annua la variazione del NIC è stata del 5,8% (8,7% nel 2022). L’andamento dell’inflazione ha beneficiato della flessione delle componenti legate all’abitazione e alle utenze. L’aumento dei prezzi ha frenato i consumi, che secondo l’indicatore ITER-con sono cresciuti dello 0,6% in termini reali (6,1% nel 2022). La brusca contrazione dei consumi avvenuta durante la pandemia ha comportato un eccesso di risparmio rispetto ai valori storici stimato a circa 5,4 miliardi di euro annui nel biennio 2020-2021 (1.300 euro pro capite; 9% del reddito disponibile medio annuo), che è stato poi riassorbito nel biennio successivo. LA STRUTTURA BANCARIA Nel 2023 il maggior utilizzo dei canali digitali si è accompagnato a un ulteriore ridimensionamento della rete regionale degli sportelli bancari (24 unità in meno rispetto a fine 2022). Alla fine del 2023 erano presenti 24 sportelli ogni 100.000 abitanti, un valore inferiore a quello italiano e di poco superiore nel confronto con il Mezzogiorno. Negli ultimi 10 anni il numero di sportelli in rapporto ai residenti si è ridotto del 25% in regione, meno che in Italia (-33%) e nel Mezzogiorno (-29%).

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