Quei ragazzi sono solo dei mostri o anche dei nostri?
Riflessione sui vandali di Capodanno
Ci indigna che in una notte di festa un’auto ribaltata sia oggetto di vandalismo. Giusto. Ma che a farlo siano stati ragazzi minorenni cosa ci provoca? Ci indigna che una piazza di una città sia ormai il luogo eletto da bande di ragazzi per usare e fare volenza con la disinibizione di mostrarsi. Giusto. Ma che sia caduto il tema del timore e della consapevolezza che ci sono azioni illegali da non compiere, a qualsiasi età, cosa ci provoca? Ci indigna che le cronache dei Tg aprano con immagini che declassino la città che invece vive nell’attesa di ricevere la notizia che un venerabile sia dichiarato beato. Giusto. Ma ciò che disse con lungimiranza quel beato della città ce lo ricordiamo? Unanime il coro che chiede sanzioni, repressioni, dimissioni. Giusto. Una domanda però: a vigilare in una comunità che i ragazzi di minore età non si rendano protagonisti di atti vandalici devono essere solo gli amministratori e le forze dell’ordine o anche chi insegna, chi educa, chi gestisce centri educativi, chi fa catechesi, chi parla dai pulpiti delle Chiese, chi fa cultura, informazione, chi fa impresa e chi muove l’economia della città? Quando dei minori in maniera sfacciata e goliardica fanno ciò che abbiamo visto nel video da loro stessi postato, è segno che ci sono voragini coperte da anni di silenzio e complicità da parte di tutti in cui abbiamo fatto cadere quell’essere coscienza critica e anima costruttiva della comunità. Quei ragazzi sono solo dei mostri o anche dei nostri? Intorno a questa domanda quanto sarebbe importante che la comunità si autoconvocasse, o fosse convocata, con la consapevolezza che se accade ciò che sta accadendo qualcosa l’abbiamo tutti di certo sbagliata. E che l’emergenza non è la sola sicurezza, ma quella educativa che ricade su tutti. I mostri esistono ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi; sono più pericolosi gli uomini comuni (Primo Levi)