Quando hai 17 anni puoi costruire i tuoi sogni grazie a don Tonino e a Papa Francesco
Nulla è più difficile dell’avere 17 anni nel 2018. Se hai 8 anni sei troppo piccolo per capire quanto sia duro e cattivo il mondo che ti attende, se ne hai 30 o 50 sei troppo lontano dai problemi della nuova generazione, se nei hai 80 e sei a conoscenza della crisi cui sta andando incontro l’odierna gioventù puoi sempre consolarti nel ricordo dei tuoi sani vecchi tempi. Ma quando hai 17 anni e incombe la scelta che determina che ne sarà del tuo futuro non puoi far altro che pensarci. O puoi lasciarti trasportare da quel potere dei segni di cui gli adulti che hanno toccato la testimonianza dell’indimenticabile servo di Dio ti hanno sempre parlato. É vero che quando hai 17 anni nel 2018 ti risulta difficile credere che il mondo sia il posto dove poter realizzare i tuoi sogni e poter essere costruttore di pace; ma è altresì vero che quando hai 17 anni nel 2018 e la tua piccola e modesta città ospita il Santo Padre, a 25 anni dal dies natalis di don Tonino Bello, ti rendi conto che quel potere dei segni vuole manifestarsi anche a te. «È un vero peccato che tu non abbia conosciuto don Tonino. Era una persona straordinaria, ti avrebbe trasmesso grandi lezioni di vita», queste le parole di mia madre ogni volta che le ritorna in mente la forza e la tenacia trasmessegli dai messaggi di una persona così umile e allo stesso tempo così grande. Una persona che io non ho conosciuto, essendo nata otto anni dopo la sua morte, ma che ho sentito viva durante la celebrazione di Papa Francesco nella mia città. L’ho sentita viva nelle parole dell’omelia del Santo Padre, nei pannelli raffiguranti il vescovo che ha lasciato la sua impronta nel mondo, nella partecipazione e nel coinvolgimento dei miei concittadini e dei fedeli delle zone limitrofe. Ma soprattutto l’ho sentita viva dentro di me: ho lasciato che le parole di Papa Francesco, il quale ha più volte richiamato don Tonino, mi provocassero e mi facessero riflettere. La prima cosa che mi sono chiesta è come avesse fatto don Tonino a vedere la bellezza negli altri. Da erede dello studio della cultura greca, la quale mette in luce l’uomo nelle sue imprese più mirabili, ma anche nei suoi abissi più profondi, sono sempre pronta ad aspettarmi il peggio dalle persone con la consapevolezza che “homo homini lupus”. Ma poi arriva quell’eccezione, quello strappo alla regola che riesce a farti cambiare idea, quella persona che non è stata per l’uomo un lupo assetato di egoismo, ma un fratello assetato di amore. E ci vuole sicuramente più forza ad essere un fratello che ad essere un lupo. Ecco il secondo aspetto su cui ho riflettuto: la forza. La forza di includere gli emarginati, di trasformare gli ultimi nei primi e il peggio nel meglio. Nella società in cui viviamo il solo pensiero di potersi schierare dalla parte dei più deboli fa paura. Il solo pensiero di andare all’essenza trascurando l’apparenza non ci sfiorerebbe nemmeno. Eppure questi pensieri non hanno solo sfiorato don Tonino, lo hanno abbracciato, rendendolo portavoce di ideali quali l’amore, l’esercizio della carità, la modestia. Proprio quest’ultima rappresenta il terzo punto sul quale mi sono interrogata. In un mondo sempre più materialista la modestia risulta un valore ormai superato. Eppure don Tonino l’ha perseguito, ed è stato proprio questo il valore che gli ha dato la grandezza. Ma non la grandezza come la concepiamo noi oggi, che tendiamo ad associarla al potere, allo sfarzo, al privilegio. La sua modestia e la sua umiltà gli hanno dato la grandezza d’animo con la quale è riuscito a contagiare di positività chi lo ha conosciuto. Ma anche chi non lo ha conosciuto, come me ad esempio. Io non ho potuto ascoltare la sua voce, non ho potuto assistere alle sue omelie, non ho potuto incontrarlo e non ho potuto parlarci personalmente. Ma posso ricordarlo, posso impegnarmi a farlo vivere cercando di mettere in pratica quegli insegnamenti di vita che non moriranno mai, nemmeno quando le macchine saranno più numerose degli uomini, nemmeno quando i cattivi saranno più numerosi dei buoni. Forse questo è già successo, forse viviamo già in un mondo dove la falsità prevale sulla bontà di cuore, ma non per questo bisogna mollare tutto. «È stupido essere giusti quando chi è ingiusto ottiene migliore giustizia», diceva Esiodo, ma sarebbe ancora più stupido essere ingiusti e aggiungere altra violenza a quella che già c’è. Durante la visita di Papa Francesco a Molfetta ho visto tanti tipi di persone: dalle più motivate alle più incerte, dalle più superficiali alle più credenti. Alcuni hanno vissuto con gioia e sentimento il giorno di festa per la nostra città, mentre altri hanno pensato soltanto ad esso come l’occasione di rimarcare la propria posizione sociale. Ma una cosa è certa: tutti sono stati attratti da un evento storico dedicato ad una persona più unica che rara. Ed è da questo lampante esempio che dovremmo imparare ad essere tutti unici piuttosto che ingiusti perché “la vita appartiene a chi rischia”. Sono state queste le parole di don Tonino che Papa Francesco ha ricordato durante l’omelia. Quando hai 17 anni nel 2018 e sei schiavo delle esigenze di mercato che sgretolano i tuoi sogni non puoi permetterti di rischiare. Ma quando hai 17 anni e, pur vivendo nel 2018, sei stato partecipe della testimonianza di don Tonino Bello, devi rischiare. E quando ti passa per la mente di non farlo, ricordati del grande vescovo, che non avrebbe voluto vedere giovani arresi, ma motivati. Quando hai 17 anni, anche nel 2018, costruisci i tuoi sogni proprio lì, dove sono stati demoliti. © Riproduzione riservata