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Qualità, sperimentazione, marketing e la scommessa dell'olio denocciolato Oleificio Cooperativo chiude il bilancio in pareggio e avvia nuove iniziative
15 febbraio 2003

L'Oleificio Cooperativo di Molfetta ha archiviato l'esercizio economico 2001-02 tutto sommato soddisfacente, sia sotto il profilo contabile sia per le iniziative intraprese per accrescere la qualità del prodotto e il valore del lavoro dei soci. “Il pareggio di bilancio - ci ha dichiarato il prof. Arturo de Nichilo, presidente in carica da un anno - annulla una situazione tanto criticata e dimostra la bontà dell'operato degli amministratori in carica”. Il presidente non nasconde che la difficile situazione finanziaria non può dirsi ancora superata per inesigibilità di alcuni crediti che in bilancio accrescono i passivi, risalenti a gestioni precedenti al '97. Tutto dipende dalla produzione agricola. La positiva annata 2001-02, con un conferimento di 37mila quintali di olive e pari a circa 7mila quintali di olio, hanno determinato un buon livello degli attivi. Mentre nell'annata precedente furono lavorate circa 16mila quintali di olive. Questi dati dimostrano che i conti di un'azienda agricola riflettono alcuni fattori: ciclicità del prodotto (un'annata di “carica” segue una di “scarica”), eventi climatici (siccità) e parassitari. Infatti, la campagna olearia di quest'anno si annuncia pessima con calo del 40% del raccolto per la della siccità che ha caratterizzato gran parte del 2002 e della presenza marcata della mosca olearia. Nonostante questi sbalzi di produzione che si verificano da un anno all'altro, la “Cooperativa” ha intrapreso una serie di iniziative per migliorare la qualità del prodotto, il marketing e la redditività degli impianti. Oltre al marchio europeo “Dop Terra di Bari”, all'Hccp per la sicurezza alimentare, la “Cooperativa” ha acquisito la Iso 9001-2000, che certifica la qualità dell'azienda, dei processi produttivi e del prodotto. Sul fronte della qualità è interessante la sperimentazione della produzione di olio denocciolato. In pratica prima della molitura si separa il nocciolo dalla polpa. L'obiettivo è di produrre un olio dolce molto richiesto sul mercato e immediatamente utilizzabile. Questo perché la produzione nostrana è caratterizzata da due tipologie di olive: “Ogliarola” e “Coratina”. L'olio prodotto è caratterizzato dal tipico gusto legnoso e pizzicante accanto al sapore di fruttato erbaceo, mandorlato e di carciofo, apprezzato dagli intenditori, ma troppo forte per la massa dei consumatori. Infatti, tradizionalmente il nostro olio novello è lasciato decantare per qualche tempo per ammorbidire l'effetto pizzicante, che non è sinonimo di acidità, tutt'altro è il sapore tipico della vitamine “E” e della bontà dell'olio nostrano. La sensazione legnosa dipende dal nocciolo ed è tanto più marcata quanto più magra è l'oliva, che si verifica nelle annate di siccità. Inoltre il nocciolo trasferisce all'olio i così detti “enzimi ossidanti” che tendono a ridurre nel tempo il sapore di freschezza. In questo progetto sono coinvolte l'Università di Napoli per la parte tecnica relativa ai nuovi frantumatori e quella del Molise con il molfettese prof. Vito Sciancalepore per lo studio chimico ed organolettico dell'olio. I risultati sono stati incoraggianti sia per la resa sia per la qualità del prodotto, un fruttato più morbido e quindi immediatamente utilizzabile, al punto che le prime confezioni di olio denocciolato affronteranno ben presto la prova del palato dei consumatori. In questo tipo di produzione non si butta nulla. La parte legnosa del nocciolo diventa del combustibile, mentre il nucleo pare sia molto richiesto dall'industria cosmetica. Inoltre i residui della molitura non è altro che la buccia dell'oliva, utilizzabile come mangime per gli animali. Non basta però produrre un buon olio, bisogna anche saperlo vendere non tanto all'ingrosso, quanto al dettaglio dove si realizza il maggior valore aggiunto. In 5 anni si è passati dai 200 ai 1600 quintali di olio confezionato in lattine e bottiglie con il marchio “Goccia di sole”. Un trend che la “Cooperativa” intende incrementare con l'istituzione di un vero settore marketing. Alcuni giovani laureati stanno già operando con l'obiettivo di: rafforzare la fedeltà della clientela ed acquisirne altra, aprire nuovi canali di comunicazione con le istituzioni e consumatori, essere presenti ad eventi dell'agroalimentare nazionali ed internazionali, e in tutte le occasioni qualificate che consentono di presentare il prodotto e allacciare relazioni con importanti realtà commerciali. “Abbiamo partecipato alla rassegna dei prodotti tipici locali organizzata dall'Ipercoop di Andria che ha messo a disposizione de gallerie del centro commerciale. L'iniziativa ci ha dato buoni risultati al punto che saremo presenti ad analoghe manifestazioni che si svolgeranno presso gli Ipercoop di Bologna e Modena”. Infine si guarda anche a rendere più redditizi gli impianti con la produzione conto terzi sia per la molitura sia per la linea d'imbottigliamento. “La nostra ambizione è far crescere l'aziende e dare ben presto ai soci un tangibile riscontro economico”. Nonostante l'ottimismo il prof. de Nichilo non nasconde le difficoltà in cui vive tutto il settore olivicolo. L'inadeguatezza della normativa europea sulle etichettature, l'incertezza sulla nuova Ocm (Organizzazione comune di mercato) che nel 2004 dovrà ridefinire le quote di produzione nazionali e se l'integrazione al reddito dovrà essere riferita alla produzione o alla pianta, l'inefficace marketing territoriale e gli scarsi risultati contro le frodi, sono i principali problemi che rendono il mercato ingrato in cui le multinazionali fanno il bello e il cattivo tempo. Ma questa è un'altra storia. Francesco del Rosso
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