Commercianti di nappa, pescatori di rakar e fabbricanti o venditori di pignatte: potrebbero essere queste le spiegazioni di alcuni cognomi molfettesi, quali Nappi, Racanati e Pignatelli, riprendendo quanto riportato nell'articolo del numero di novembre (in cui si sono delineati alcuni tratti dei cognomi Angione, Capurso, Lanza e Picca, derivati da soprannomi relativi a mestieri). In particolare, Nappi può richiamare o il termine germanico “hnapp” (tazza, coppa) e, dunque, la sua origine etimologica potrebbe attribuirsi all'attività legata alla produzione o al commercio di tali manufatti, svolta dai vari capostipiti; o il termine latino medioevale “nappa” (da “nappu[m]”), che indica l'ornamento di un cappello costituito da più fili di seta, il bocciolo bucherellato dell'innaffiatoio, una pianta da giardino, un ciondolo, un pennacchio o una persona dal naso grosso (dal termine “nef”), mentre nelle aree umbre e venete indica “una caratteristica fisica o morale della persona”.1 Risalente al cognome sloveno “Rakar”, Racanati dovrebbe derivare dal termine slavo “rak” (gambero), relativo al mestiere di pescatore di gamberi d'acqua dolce, anche se non è da escludere la radice più naturale dal toponimo “Recanati” (MC). 1 Minervini, Dizionario cit., p. 342 Di indubbia provenienza è il cognome Pignatelli, con alla base la voce “pignato” (donde “pignatta”), quasi a palesare “chi vendeva o fabbricava pignatte e pentole” o, in senso figurato, “persona di grossa, tozza corporatura”. Potrebbe persino derivare dai toponimi “Pignataro Interamna” (FR) e “Pignataro Maggiore” (CE)2. L'onomastica molfettese presenta anche matronimici e patronimici: tra i primi, frequente in Puglia, è La Forgia, perfino nelle varianti La Forge, La Forges, Laforze, Laforges, Laforgia, cognominizzazione di un soprannome indicante un mestiere, o meglio, l'attitudine femminile a “plasmare il carattere dei ragazzi”3. Dei secondi, possiamo citare cognomi come D'Agostino, De Cesare, De Tullio, i quali illustrano l'alta e rinomata discendenza dalle gentes più popolose della latinità. Se per il cognome D'Agostino è quasi certa la derivazione da ipocoristici o del nome latino “Augustus” o da soprannomi legati all'evento di nascita nel mese di agosto, per i cognomi De Cesare e De Tullio si possono registrare altre riflessioni. L'attestazione “Cesare” è presente a macchia di leopardo in tutt'Italia, mentre il cognomen latino, in ablativo preceduto dalla preposizione di derivazione “de/di”, è diffuso nel Sud peninsulare, soprattutto in Puglia. De 2 Ivi, pp. 388-389 3 Ivi, p. 258 Tullio è cognominizzazione del personale “Tullio”, che deriva dal gentilizio latino “Tullius”, diffuso per i due re di Roma, Tullo Ostilio e Servio Tullio (secc. VII e VI a.C.). Alcuni studiosi hanno collegato il personale o con il toponimo “Tulliano”, o con il termine “tullius” (polla d'acqua o zampillo di sangue), oppure col verbo “tollêre” (sollevare) in riferimento all'atto del padre che, sollevando da terra il neonato, lo riconosceva come suo legittimo figlio. Queste le sue attestazioni in documenti medioevali: “Tullius filius Zaccharie” (Codice Diplomatico Pugliese, 3.237,15); “Tullius de Thomasio” (CDP, 7.103,31); “Tullius de Marcilio de civitate Lucerie, regius per provinciam Capitanate ad contrattus iudex” (CDP, 33,234). Altri i patronimici diffusi a Molfetta, ad esempio, sono De Marco, dal nomen latino “Marcius”, De Palma, dal matronimico medievale “Palma” o dal toponimo “Palma Campania”, De Pinto, dal latino “pinctus” (tinto, colorito), riferito a carnagione scura, di origine iberica o, in alcuni casi, ebraico-portoghese (attestato dal X sec. d.C.). Vi si rintracciano, inoltre, forme derivate da soprannomi etnici, come Cipriani, dal toponimo Cipro o dal personale latino medievale di tarda età e di ambiente cristiano “ciprianus” (nativo o proveniente da Cipro) e in una “Cartula commutationis” bergamasca (1040) si legge: “[...] de sub cuius regimine et potestatem invenitur esse, una cum tribus ominibus Deum timentibus estimatoribus, quorum nomina Petrus et item Petrus seu Ciprianus, de loco Albano4”. O ancora Albanese, soprannome etnico per gli “oriundi dell'Albania”, oppure per gli appartenenti alle colonie albanesi esistenti ancora in Puglia, Abruzzo, Calabria e Sicilia. Senza dimenticare, ad esempio, Altamura, che mutua il nome da un castello dalle alte mura (CDP, 23.60 e 175), Armenio, l'etnico indicante gli abitanti dell'Armenia che nel 887 d.C., in fuga dai Bizantini, riparano in Italia, Camporeale, Andriani, De Ceglie, Pisani, De Bari, De Candia (Candia è l'antico nome di Creta), De Ruvo e Grieco, per metafonesi dal personale “Greco” nel significato etnico di “oriundo della Grecia o della Grecia salentina e barese” o in quello figurato di “furbo, astuto, ipocrita, imbroglione”. Naturalmente, molti altri sono i cognomi molfettesi, tutti riconducibili alle direttrici di analisi (derivati da soprannomi e mestieri, patronimici e matronimici, etnici) utilizzate nell'intervento qui riportato, il cui scopo è quello di offrire un quadro generale della loro fisionomia etimologica e paraetimologica, magari per capire ed approfondire le nostre lontane origini.