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Progetto lettura, l'autore di Lettera a un kamikaze incontra le ragazze del Fornari  
15 febbraio 2007

Raramente l'acquisto di un libro si rivela un automatismo, uno di quegli atti che portano in sé l'immediatezza di un'abitudine e l'irriflessione di un gesto essenziale, ma stavolta si è rivelato necessario e naturale, proprio come un'abitudine, acquistare il libro di Khaled Fouad Allam, “La solitudine dell'Occidente” (Rizzoli Editore), dopo aver partecipato all'incontro con l'autore, nella sala Finocchiaro della Fabbrica San Domenico. L'incontro, voluto dal preside Rodolfo Azzollini, ha visto protagonisti oltre l'autore, gli alunni e gli insegnanti dell'Istituto Magistrale “Vito Fornari” di Molfetta. Questo momento di riflessione e confronto è stata solo una tappa dell'intenso percorso pluriennale che ha visto le ragazze del liceo linguistico, del liceo socio psico pedagogico e del liceo delle scienze sociali, impegnate in un fervido dibattito con testimoni illustri sui problemi storici e sociali del nostro tempo sotto la guida del corpo docente e in particolare della prof.ssa Angela Tannoia, coordinatrice del progetto. La mattinata è briosamente trascorsa, testimone di uno scambio tra le studentesse, che hanno “donato” all'autore in maniera genuina e allo stesso tempo dotta, le loro deduzioni, le loro riflessioni spesso introspettive, lo studio critico del testo condotto durante i laboratori pomeridiani, le immagini, la musica e perfino la danza e l'autore, che ha risposto con trasporto ed entusiasmo allo stimolo continuo della sala gremita. Khaled Fouad Allam, algerino di cittadinanza italiana, musulmano in Europa da quasi tre decenni, studioso delle istituzioni e della cultura dell'Islam in uno spazio non islamico quale quello dell'Europa dell'ovest, ha dedicato gran parte del suo nomadismo fisico e intellettuale, gran parte del suo lavoro di docente universitario e di giornalista, al tentativo di liberare l'Islam e la sua storia dalla prigione dell'oscurantismo. Un oscurantismo che nega la possibilità di “riformare” l'Islam, che rende non solo il mondo occidentale ma anche la gioventù islamica sordi alle voci coraggiose di quei “dissidenti” che hanno più volte denunciato la “deriva totalitaria dell'Islam” e il furto dello spirito critico musulmano per opera del fondamentalismo e del suo linguaggio di distruzione. Nelle pagine del suo libro l'autore traduce in sforzo il tentativo di colmare un divario, di far dialogare l'etica, la politica e la riflessione filosofica di due diverse civiltà non in maniera coatta ma “spiegando l'Islam autentico agli occidentali e l'occidente ai musulmani autentici”. Khaled Fouad Allam traccia un'analisi dei fatti più attuali della storia contemporanea non con lo spirito e la parola distaccata di un saggista italiano ma con la partecipazione, la commozione e la poesia di chi ha dovuto chiedere un permesso di soggiorno per poi perdere la cittadinanza italiana, di chi ha sentito il proprio essere umano trasformato in “merce da sdoganare”, di chi ha vissuto sul proprio corpo l'impossibilità di muoversi, l'esperienza del confine, della frontiera, il pericolo fisico insieme alla minaccia morale ed etica. Il linguaggio semplice, che non rinuncia però alla prosa d'arte e alle citazioni dotte di un saggio filosofico, ripercorre i ricordi, le emozioni e i pensieri del viaggio prima di tutto esistenziale e poi di conoscenza dell'autore viandante tra le terre dell'Algeria, dell'Iran, dell'Iraq, della Palestina, d'Israele, della Francia, dell'Italia, del non-luogo della sua memoria dove i confini nazionali si annullano per assumere la fisionomia di un'unica Babele. Allam parla del potenziale di un rammemorare che possa plasmare un nuovo “sguardo euro-arabo” che sia capace di vedere il palazzo dell'Alhambra a Granata o la Zisa a Palermo non come simboli di un mondo decaduto ma di un'Europa che si ricongiunga con la propria storia, che è anche araba. La memoria quindi come una “bussola sulla carta geografica dei sentimenti e delle passioni”, come un esercizio di gerarchia per capire cosa è utile nella trasmissione, l'acqua che disseta e nutre la terra che è il nostro corpo. Merito a quella scuola che sta lavorando in questo senso, nella direzione del ricordare per riconoscere, del riconoscere per avere coscienza, dell'avere coscienza per essere umili e non temere la lingua e la libertà dell'altro: come dicevano Lèvinas e il suo discepolo Derrida, spesso omaggiati dal dire dall'autore, “l'umanità si regge solo perché ci sono gli altri, la diversità è il suo nutrimento, senza di essa non vi sarebbe umanità”. Ci piace terminare questo nostro resoconto, citando le parole conclusive di Khaled Fouad Allam che oltre ad averci definitivamente persuaso a comprare il suo libro hanno scatenato il fragoroso e sentito applauso del giovane uditorio di studentesse: l'autore nel tentativo di rispondere ad una domanda “maliziosa” che gli chiedeva di definire la propria identità ha altrettanto maliziosamente risposto “…potrei dire di essere arabo di sangue, europeo di anima e italiano di cuore…” . Il malessere che lega l'Islam all'Occidente deve svolgere il cammino che conduca dal silenzio della solitudine che è capacità di creare il vuoto di fronte a se stessi al desiderio e all'esperienza di potenza che è lo stare insieme… e chissà che il comprare questo libro non diventi un automatismo.
Autore: Dorangela Azzollini
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