Primarie centrosinistra anche a Molfetta vince Bersani, ma calano i votanti
Al ballottaggio delle primarie nazionali del centrosinistra si è imposto a Molfetta Pierluigi Bersani, segretario nazionale del PD, con il 76% (885 voti). In Italia la leadership del centrosinistra è ricaduta sullo stesso Bersani che ha battuto Matteo Renzi, sindaco di Firenze. In sostanza, ha vinto l’asse PD-SEL non solo in Italia e in Puglia, ma anche a Molfetta. Infatti, Bersani, come già al primo turno, ha ottenuto le maggiori preferenze nelle grandi città e al Sud dove, grazie anche all’endorsement di Nichi Vendola, ha sforato quasi sempre il 60% dei consensi al secondo turno, recuperando anche al Nord, soprattutto in Piemonte, Lombardia e Liguria. È evidente che le primarie svoltesi e Molfetta (seguite da Quindici in diretta e in tempo reale il 25 novembre e il 2 dicembre) hanno rispecchiato in toto la situazione nazionale. Eppure, il ballottaggio tra Bersani e Renzi (solo 279 voti) non può prescindere da un’attenta analisi del primo turno non solo per il numero dei votanti, ma anche per il tipo di voto che ha poi determinato a Molfetta la vittoria di Nichi Vendola, governatore della Regione Puglia, con il 58,8% (876 voti). I 1489 votanti del 25 novembre sono stati un risultato inaspettato di fronte ai 600 pre-iscritti e alle ferree regole imposte, considerando soprattutto il vento di antipolitica e di disinteresse che ormai soffia non solo sull’Italia, ma anche a Molfetta. Soddisfazione hanno espresso Sinistra Ecologia e Libertà e il Partito Democratico di Molfetta «per il grande risultato conseguito a Molfetta per le Primarie “Italia Bene Comune” e per come ha risposto la città nell’esprimersi democraticamente sui candidati». «Certamente significativo» il dato dell’affluenza per il PD perché ha dimostrato che «è ancora molto forte, nella nostra città come in tutto il Paese, il bisogno di una buona politica capace di suscitare passioni ed entusiasmo e di interpretare la voglia di partecipazione dei cittadini nell’assumere decisioni fondamentali per il proprio futuro». Di sicuro, decisivo per la vittoria di Vendola al primo turno a Molfetta è stato il cosiddetto “voto d’opinione”, quello determinato da orientamenti più o meno variabili e legato ai programmi proposti dai partiti in campagna elettorale, piuttosto che il “voto d’appartenenza”. «Un risultato entusiasmante che premia un lavoro svolto in questi anni sin dalla nascita di SEL e che possiamo orgogliosamente affermare esser diventata una realtà importante nel panorama politico cittadino - il positivo commento di SEL -, con la scelta di mettere al centro del nostro agire il tema della partecipazione e del dialogo costante con le tante realtà di impegno civico presenti in città, oltre che con i partiti della nostra area». La politica sarà stata pure capace di «suscitare grande passione» tra i cittadini, le primarie del 2012 saranno pur state una «festa della democrazia», ma rispetto alle primarie dell’ottobre 2005 (2200 votanti) si è riscontrato a Molfetta un calo del -23%: nonostante le differenti regole, si tratta di un dato non certo insignificante perché racconta anche la sfiducia che il cittadino medio ormai avverte verso i politici e il mondo della politica italiana (non secondario il calo al secondo turno, ma essenzialmente fisiologico, che ha rispecchiato quello nazionale). Un successo o un’azione di facciata e di esasperata democrazia? Questo calo, che potrebbe essere interpretato come astensionismo, se riferito ai militanti di sinistra o ai simpatizzanti della sinistra, potrebbe avere anche un riverbero sulle prossime elezioni non solo politiche, ma soprattutto amministrative se provocato dai fenomeni dell’indifferenza o dell’alienazione, considerando anche il cosiddetto “elettorato fluttuante”, spesso centrale nel determinare gli esiti della competizione. Tra l’altro, non bisogna dimenticare una questione sollevata da alcuni commentatori sul sito di Quindici online: il pagamento di 2 euro per la partecipazione al voto.