Abbiamo chiesto ai candidati di “Potere al Popolo”, Teresa Racanati (Camera uninominale), Beppe Zanna (Senato uninominale) e Pasquale De Candia (Camera plurinominale), di commentare il voto del 4 marzo per le elezioni politiche. Queste le domande: 1) Commento al voto e al tuo risultato 2) La mancanza di un rappresentante molfettese in Parlamento è un problema? 3) Cosa cambia ora a Molfetta? 4) Cosa cambia nella sinistra: ognuno per conto proprio o una possibile ricostruzione di una unità a sinistra? 5) Come spiega il successo del Movimento 5 Stelle? Ecco le loro risposte: TERESA RACANATI 1 - «Come candidata della lista di sinistra radicale Potere al Popolo non posso non essere allarmata dal risultato elettorale sia a livello nazionale che locale. Vincono le destre unite, vince quello che la gente crede sia ancora un voto di protesta (quello dato ai 5 stelle), emergono forse incostituzionalmente anche compagini politiche che esaltano i disvalori di uno dei tempi più bui della nostra storia, il fascismo. I 194 voti a Casa Pound, a Molfetta, ne sono un’allarmante testimonianza. Disfatta evidente invece per il centro sinistra, questa volta le liste civiche pigliatutto non tirano, il Pd crolla irrimediabilmente e “Liberi e Uguali” si rivela un flop se si pensa che la creazione di questo cartello dalle prime stime e aspettative, avrebbe dovuto portare addirittura alla “doppia cifra”. Diverso il discorso per l’unica lista di sinistra, “Potere al Popolo”, nata due mesi prima delle elezioni, senza grandi mezzi, senza grandi nomi, dal basso. Scarso risultato a livello nazionale ma ottimo riscontro nel territorio, soprattutto a Molfetta che conquista il secondo miglior risultato di PaP in Italia, dopo Livorno. Credo che il mio personale risultato sia stato molto buono, sono partita da zero, prima esperienza in assoluto da candidata, nessuna certezza all’orizzonte, solo tanto coraggio, tanto cuore e tanta voglia di vedere realizzate le cose in cui credo e che ho trovato nel nostro programma. Penso di essere stata l’unica a toccare temi come lo Ius Soli, la Stepchild adoption, l’ambiente, le spese militare, l’immigrazione, oltre al lavoro scuola e sanità. Una campagna sui temi insomma, questo abbia fatto la differenza». 2 - «Molfetta è una città abituata bene da questo punto di vista. Abbiamo avuto senatori di lungo corso. Personalmente penso che non sempre sia stato un vantaggio, non di rado si rischia la deriva padronale, e il proliferare delle clientele. Il dato certo è che, considerando Camera e Senato, i molfettesi e le molfettesi che competevano per uno scanno in Parlamento, erano sei e nessuno ce l’ha fatta. Saremo rappresentati da Francesca Galizia alla Camera e da Angela Piarulli al Senato, confesso di non conoscerle ma il verdetto degli elettori mi è sembrato piuttosto chiaro e va rispettato». 3 - «Chiuso il capitolo di queste elezioni, io, noi di “Potere al Popolo” continueremo a stare per strada, tra la gente, per seguire le urgenze che interessano il nostro territorio. Abbiamo l’urgenza di continuare a costruire questo nuovo contenitore della sinistra, dove non esistono personalità, ma solo persone. Ora si lavorerà per puntellare questo progetto sperando di includere nuove menti ed energie. Difficile prevedere le mosse delle forze politiche in città. Molfetta da questo punto di vista è una città che non smette mai di stupire». 4 - «Sono molto ironica e, se mi è concessa una battuta, direi che ormai unità e sinistra sono un ossimoro. Ma iperbole a parte, se si ragiona apertamente e in modo deciso, sui temi cari alla sinistra come il lavoro, l’ambiente, i diritti, l’accoglienza, la giustizia sociale in tutte le forme in cui si manifesta, allora sì, le convergenze possono avere solide fondamenta e grandi prospettive. Del resto è questo che è accaduto in Potere al Popolo, l’unione delle persone che si battevano per le stesse cause, che facevano le stesse lotte». 5 - «Purtroppo tutte le forze politiche succedutesi nel governo del Paese durante gli ultimi vent’anni ci hanno messo molto del loro, distruggendo il distruggibile, impoverendo la maggior parte della popolazione con politiche vessatorie, e lo hanno fatto sia la destra che l’iniziale centro sinistra diventato poi Partito della Nazione con Renzi. Il Movimento 5 stelle libero da questo retaggio, ha capito e captato il malcontento dei cittadini, ha parlato un po’ alla pancia, dicendo tutto e il contrario di tutto sull’Europa, sull’ambiente, sui migranti, sul reddito di cittadinanza (che già nel nome presenta un inganno), sull’economia, non dicendo nulla della nuova ondata nera che attraversa il Paese, per fare solo alcuni esempi. Non è un movimento partecipato davvero, credo sia etero diretto e che le tante contraddizioni interne si siano palesate in tutta la loro evidenza prima, durante, dopo le parlamentarie. Detto questo il movimento è riuscito a conservare la sua immagine di forza antisistema e a catalizzare il voto di protesta, di destra e sinistra, e a vincere. Ora non ci sono più scuse dovranno dimostrare chi sono davvero». BEPPE ZANNA 1 - «Il risultato elettorale mostra in maniera inequivocabile quanto sia forte la rabbia dei cittadini nei confronti delle élite europee che ci governano. Si tratta di un voto anti establishment in continuità con il risultato del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Queste forze si sono autorappresentate e sono state rappresentate dai media come antisistema, pur non avendo mai messo in discussioni quelle politiche di austerità che hanno peggiorato le condizioni di vita dei cittadini negli ultimi anni. Purtroppo, anche a causa della troppo recente formazione della lista, non siamo riusciti ad intercettare il voto antisistema che invece è stato raccolto da Movimento 5 stelle e Lega. Desta preoccupazione la crescita del consenso alle destre fasciste e naziste. Il risultato nel collegio alla Camera e al Senato e in particolare nella nostra città in forte controtendenza rispetto al dato nazionale della lista, premia il radicamento e la coerenza di un collettivo che opera in città da circa vent’anni sempre dalla stessa parte, al contrario di tanti esponenti dell’amministrazione cittadina che hanno fatto del trasformismo la direttrice fondamentale del proprio agire politico». 2 - «Non abbiamo mai creduto alla rappresentanza campanilistica dei territori e dalle città in Parlamento. Dalla crisi, i territori escono tutti insieme, non entrando in competizione uno con l’altro. Abbiamo avuto in passato, a destra e a sinistra, politici che con la mano destra tagliavano i trasferimenti agli enti locali e i fondi alla sanità, mentre con la mano sinistra, attraverso la forza delle lobbie, cercavano di ottenere fondi e finanziamenti per la nostra città o cambiamenti nel piano di riordino ospedaliero. Le vicende del porto e dell’ospedale di Molfetta sono esemplari in questo senso». 3 - «La maggioranza che governa la città aveva due riferimenti il governo nazionale e il governo regionale nella figura del presidente Emiliano. La sconfitta del PD e l’indebolimento del presidente Emiliano sia all’interno del PD che in Regione visto il “cappotto” del Movimento 5 stelle determineranno sicuramente fibrillazioni al suo interno. Non ci sorprenderanno nuovi giri di valzer in nome della “continuità istituzionale” praticata dal sindaco Tommaso Minervini. Sul piano complessivo il magro risultato del presidente del consiglio comunale, è una bocciatura di tutta l’amministrazione comunale a pochi mesi dal voto amministrativo». 4 - «Il risultato elettorale pone definitivamente una pietra tombale sull’unità a sinistra per come è stata intesa in questi anni. Banalmente coloro che hanno gestito la modernizzazione capitalistica in questi anni: tagli allo stato sociale, pareggio di bilancio in costituzione non possono stare insieme a chi in questi vent’anni l’ha combattuta nelle piazze e davanti alle fabbriche. Tenere insieme queste due anime della sinistra è illusorio e controproducente: la sinistra che fa una politica di destra fa vincere la destra, la sinistra che diventa “establishment” fa vincere la destra. E’ stata bocciata anche la sinistra del non solo ma anche, la sinistra del non solo rigore, risparmio, ma anche sociale, lavoro... Questa sinistra serve solo a conquistare qualche scranno in Parlamento ma non serve ai lavoratori, non serve al Paese. D’altronde in tutti Paesi europei la Sinistra d’alternativa è altra cosa rispetto ai partiti social-democratici. “Potere al popolo” ha realizzato l’unità delle pratiche e delle lotte, prima artificialmente divisi. Partiti comunisti, sindacati, comitati di lotta centri sociali, esperienze civiche, tutti uniti dallo stesso programma. Infatti per la prima volta il programma elettorale non è stato il frutto di lavoro faticoso di mediazione tra diversi, ma era già scritto nelle lotte e nella militanza politica di ognuno. E’ questa l’unità che praticheremo nei prossimi anni». 5 - «Due sono state le ragioni del successo del Movimento 5 stelle. Innanzitutto la capacità di autorappresentarsi come forza antisistema senza nei fatti esserlo. Un esempio su tutti: il rispetto del Fiscal Compact è nel loro programma di governo. In questa maniera riescono ad intercettare quel voto establishment che è ormai una costante di tutte le consultazioni elettorali in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. L’altra più residuale è un programma “lista della spesa” che mette insieme proposte di destra e di sinistra spesso inconciliabili, che incontra per forza di cose un consenso più largo. Il successo dei 5 stelle interroga una certa sinistra che ha abbandonato l’idea della trasformazione accettando come naturali i vincoli finanziari imposti dall’Unione Europea e candidandosi come migliore gestore della modernizzazione capitalistica». PASQUALE DE CANDIA 1 - «Il voto dimostra quanto profondo è il malessere del nostro Paese. Il peggioramento delle condizioni di vita è colpa dei governi del centrodestra e del centrosinistra che hanno tradotto le politiche di austerità europee a livello nazionale e la risposta dei cittadini è arrivata forte e inequivocabile nelle urne. La gente è stanca ed è alla ricerca di una cambiamento radicale che purtroppo è stato incarnato dal Movimento 5 stelle a dalla destra. Per quanto ci riguarda il risultato nazionale è al di sotto delle aspettative, ma non poteva essere altrimenti visto il poco tempo a disposizione. Analizzando i voti a livello nazionale però è confortante notare che i risultati sono assolutamente migliori dove il lavoro è cominciato tempo fa e ci dice che dove siamo radicati il consenso arriva. La dimostrazione di quello che dico è il risultato di Molfetta dove il lavoro fatto da anni nelle strade, nei luoghi di lavoro e l’unione da basso con soggetti del mondo dell’associazionismo e dei collettivi è la strada giusta che vogliamo continuare a percorrere anche dopo le elezioni». 2 - «Negli ultimi 20 anni la politica, come l’elettorato, ha affidato le sorti della nostra città a singoli uomini della provvidenza. Venute meno queste figure, è stato difficile trovare eredi nel deserto creato da questa stessa logica. E’ per questo che nonostante i tanti candidati, nessuno è stato eletto. Nessuno dei candidati incarnava la figura del salvatore della patria tanto cara, purtroppo, alla politica e all’elettore molfettese. Per questo il nostro risultato è ancora più importante, perché dimostra come a sinistra c’è un soggetto radicato ed efficacie indipendentemente da quale sia il candidato o la candidata». 3 - «Difficile dirlo, il mio auspicio è che la nostra comunità torni a prendersi cura di se stessa smettendo di delegare e tornando a partecipare, non solo nel momento elettorale ma ogni giorno. Molfetta ha perso la capacità di discutere, incontrarsi, confrontarsi e crescere insieme. Non esistono salvatori della patria autoctoni, Baresi e romani in grado prendersi cura della nostra comunità. Solo tornando ad essere una città in cui i cittadini discutono, si interessano e partecipano alla vita sociale, culturale e politica qualcosa potrà cambiare». 4 - «La sinistra deve tornare a sporcarsi le scarpe camminando per le strade delle nostre città e deve tornare a parlare dei bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori( dipendenti è autonomi, precari o disoccupati) e dare loro una organizzazione sia politica che sindacale. Noi questo percorso di unità dal basso lo stiamo mettendo in campo dal 18 novembre scorso. E’ un percorso assolutamente inclusivo di tutti coloro i quali si riconoscono in questo ritorno alle origini calato nei nostri giorni. Non c’e’ più nessuno spazio per una classe dirigente che in questi anni ha sacrificato il benessere del suo popolo in nome della governabilità e di sciagurati parametri economici». 5 - «Mi aspettavo questo risultato del Movimento 5 stelle, sono anni che la gente ha visto in loro l’alternativa a questo sistema e in campagna elettorale girando le strade la percezione è stata netta. Detto questo sappiamo bene che il Movimento 5 stelle è assolutamente interno a questo sistema come dimostra la campagna elettorale fatta e l’endorsement avuto dopo il voto da Confindustria e non solo. Ma ora tocca a loro gestire questo enorme consenso e se ne saranno in grado di governare il Paese». © Riproduzione riservata