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Porto, la Corte dei Conti indaga sui 7,8 milioni alla Cmc. Rischio di risarcimento per l'ex sindaco sen. Azzollini
15 marzo 2016

Nuovi problemi giudiziari e rischio di risarcimento per l’ex sindaco di Molfetta, sen. Antonio Azzollini. Sulla presunta truffa per i lavori del nuovo porto commerciale di Molfetta, che vede coinvolto, tra gli altri, anche il senatore del centrodestra, ora indaga anche la Corte dei Conti per la transazione di 7,8 milioni di euro concessa alla società Cmc per il ritardo nei lavori (ricordiamo che la stessa società pretende ancora altri 21 milioni di euro, richiesta alla quale si oppone il sindaco Molfetta Paola Natalicchio). Un possibile danno rilevante per la comunità, frutto della controversa vicenda del porto sulla quale un movimento di opinione pubblica pilotato, pretende di far calere il silenzio, facendo dimenticare quello che appare sempre più come uno dei pasticci più rilevanti della storia di Molfetta. La notizia è stata diffusa dal procuratore regionale della Corte dei Conti della Puglia, Francesco Paolo Romanelli, nella relazione che ha tenuto in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile pugliese. Infatti, fra le «istruttorie più rilevanti in corso di trattazione» da parte della procura pugliese presso la Corte dei Conti, c’è il «presunto danno erariale di 7 milioni e 800mila euro conseguente alla stipula di un atto di transazione con le imprese appaltatrici dei lavori di costruzione (mai terminati, ndr) del nuovo porto di Molfetta (Bari)». La notizia è stata data con grande rilevanza dai media nazionali (nuova brutta immagine per la città), che hanno ricordato come la vicenda del porto di Molfetta sia al centro di un procedimento penale in corso, della Procura di Trani su una presunta maxitruffa da circa 150 milioni di euro, in cui sono indagate 43 persone, tra le quali il senatore Antonio Azzollini. Quindi nuovi guai per il senatore che, nel caso in cui la Corte dei Conti dovesse rilevare il danno erariale (il danno sofferto dallo Stato o da un altro ente pubblico a causa dell’azione o dell’omissione di un soggetto che agisce per conto della pubblica amministrazione in quanto funzionario, dipendente o, comunque, inserito in un suo apparato organizzativo), potrebbe essere condannato a risarcire la comunità col patrimonio personale. Quando si parla dei ritardi nel completamento dei lavori per il porto di Molfetta, occorre considerare anche questi aspetti giudiziari che ignora (o finge di ignorare) il gruppo dei cittadini pilotati o ingenui ai quali sono state raccontate chiacchiere e bugie per spingerli a firmare. Ecco, quindi, alcuni dei motivi che provocano il ritardo nella prosecuzione dei lavori, che si vuole attribuire all’inerzia dell’attuale amministrazione di centrosinistra, ma che in realtà (i cittadini devono sapere questa verità), sono tutti determinati dai pasticci e dalle illegalità che, secondo la Procura di Trani, sono state commesse nell’appalto dei lavori e nella conseguente prosecuzione. Questa ulteriore iniziativa della Corte dei Conti conferma oggi come la strada della prudenza sia quella più giusta, anche per evitare ulteriori danni ai cittadini. Basterebbe porsi una sola domanda: quanto costerebbe ai molfettesi il versamento di 21 milioni di euro alla società che ha vinto l’appalto per il porto? Non è questo un motivo sufficiente per fare prima chiarezza, senza rischiare ulteriori illegalità. Tra l’altro la prudenza è determinata anche dal fatto che l’attuale sindaco non è coperto dall’immunità parlamentare, dietro la quale si nasconde il sen. Azzollini per rifiutare il confronto con i magistrati e le conseguenti azioni giudiziarie. Ci auguriamo che i soliti mercenari prendano atto di questa situazione e la finiscano di raccontare bugie in giro, mettendo a rischio i loro soldi con altre iniziative sbagliate che finiscono col colpire le tasche dei cittadini, come è avvenuto in passato. Non si potrà piangere dopo, sul latte versato.

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