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Port obsession, nuova sindrome politica di Isa de Bari, candidata sindaca sconfitta di Forza Italia alle elezioni amministrative di Molfetta Secondo la portavoce del sen. Azzollini, il porto è l'unica strada per creare occupazione e sviluppo sil territorio
29 agosto 2017

MOLFETTA – Si chiama port obsession la nuova sindrome politica di cui sembra essere affetta Isa de Bari, candidata sindaca a Molfetta sconfitta della destra, prestanome politico del sen. Antonio Azzollini in campagna elettorale e portavoce dello stesso ex sindaco in consiglio comunale. A fare da cassa di risonanza il “foglio di famiglia”, mascherato ipocritamente da indipendente, ma chiaramente schierato a destra come dimostrano la sua storia, i suoi collaboratori e i suoi articoli.

E’ questa la nuova armata brancaleone della destra, gelosa del ciambotto Tammavini che la De Bari continua a definire “coalizione di centrosinistra”, per non ammettere che il grande risentimento per una nuova destra rappresentata proprio dalla maggioranza di governo di Tommaso Minervini. La destra a Molfetta non è più Azzollini, ormai in decadenza, bensì Tammacco, De Nicolo, Caputo, Camporeale, Ancona, Mancini, i suoi ex colonnelli “traditori” che lo hanno lasciato solo e senza prospettive politiche. In compenso Forza Italia ha arruolato servitori mercenari che prima avevano sputato addosso al senatore e oggi, grazie a qualche prebenda, si sono arruolati in questa sorta di legione straniera che è la coalizione di destra della De Bari, che comprende anche fascisti, xenofobi e anticlericali al punto da attaccare anche l’azione cattolica locale, con argomenti ridicoli inimicandosi così le autorità ecclesiastiche. Che si deve fare per esistere!

E così Isa sgomitando cerca di farsi notare. Recentemente è intervenuta a proposito dell’indagine sull’emigrazione giovanile del settimanale “L’Espresso” secondo la quale ben 1.450 giovani hanno lasciato Molfetta dal 2008. Da qui la De Bari si avventura a parlare di “progetto di sviluppo”, “azioni di sviluppo già progettate”, propone di “rivedere le scelte attraverso una sfida mirata a garantire sviluppo e lavoro”, ma l’economia non sembra il suo forte (veramente anche il senatore in materia era più apparenza che sostanza).

E tutto questo dove va a parare? Al solito porto commerciale che «può rappresentare la vera alternativa all'emigrazione giovanile».

Siamo ormai alla sindrome del port obsession una grave malattia politica infettiva contratta dal sen. Azzollini che l’ha irrimediabilmente contagiata. Ogni discorso, ogni intervento, ogni comunicato di Isabella de Bari alla fine confluisce nel porto commerciale (quello turistico la cui realizzazione “Quindici” ha sostenuto da anni, è solo un’appendice elettorale e propagandistica, sapendo che per modificare il progetto occorrono anni), unica fonte di occupazione per i giovani di Molfetta. Ma la portavoce di Azzollini sa di cosa parla? Per i giovani, per lo più intellettuali, che emigrano (anche se ci sono molti operai, ma questi fanno parte di un trend sempre costante da anni e che c’è sempre stato e anzi ora è diminuito per la riduzione dei cantieri) la De Bari propone un futuro da portuali?

E nella sua foga “oratoria” finisce perfino a criticare la giusta soppressione del rondò di via Bisceglie, prevista finalmente dall’amministrazione Minervini, per cancellare una struttura pericolosa, concepita male dal suo mentore Azzollini e realizzata peggio da qualche frettoloso tecnico comunale. Il rondò non va soppresso secondo Azzolisa perché «presidio di sicurezza per uscite dai cantieri dei lavori del porto», e anche perché la sua soppressione costituisce il «preambolo alla chiusura  degli stessi», cantieri. E, udite, udite, eliminando la rotatoria «il declino di Molfetta è segnato», conclude la De Bari.

Siamo ormai al ridicolo, che si spiega solo con la sindrome port obsession: eliminare una situazione di pericolo, che ha provocato molti indicenti stradali, significa compromettere il futuro di Molfetta. E’ questa la lezione di economica che vuole impartire la mancata sindaca? Perché non si chiede come mai il rondò sia stato realizzato in una posizione infelice e in modo rozzo e rischioso ad appena 50 metri dallo svincolo per la zona industriale? Bastava realizzarlo lì, come sa anche un bambino, per non costituire un doppio pericolo per la scarsa visibilità e per l’intralcio alla circolazione dei mezzi pesanti costretti a compiere manovre tortuose in uscita e in entrata dalla zona Asi, ritrovandosi una rotatoria a pochi metri di distanza: in pratica, un doppio incrocio! Ma chi è il genio tecnico che ha progettato questo obbrobrio che “Quindici” ha criticato fin dalla sua realizzazione? Qual è la ratio di questa scelta scellerata: la pratica troppo lunga dell’esproprio come dice oggi l’assessore Mariano Caputo oppure la volontà di non creare danno a qualcuno? Di chi sono quei terreni di fronte allo svincolo della zona industriale?

Domani si riunisce il consiglio comunale per la costituzione delle commissioni consiliari permanenti, vista la sua port obsession dobbiamo aspettarci una richiesta di Isa de Bari di costituzione di una commissione ad hoc sul porto?

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