Polemica tra maestri “titolati” sotto il commissario Amato
Dal 17 ottobre 1901, quattro giorni dopo cioè lo scioglimento del Consiglio comunale, e fino a 10 giorni dopo le elezioni amministrative del 23 marzo 1902, il Comune di Molfetta fu retto dal R. Commissario Giacomo Amato, un siciliano già funzionario di P. S. a Roma, il quale, ancor prima, era stato a Cremona, dove aveva fatto conoscenza con il deputato socialista Angiolo Cabrini, che sarà a Molfetta il 18 gennaio 1902 per una conferenza ai lavoratori del mare (v. Corriere delle Puglie (=CdP), 20.1.1902). Nella sua attività a Molfetta, il Commissario Amato svolse il suo incarico “con la cooperazione – com’egli dice nella sua Relazione letta il 2 aprile 1902 al ricostituito Consiglio comunale di Molfetta (e pubblicata dalla Tip. Candida) – dei vice-commissari cittadini Maggiore Antonio Mazzara, Vito Spagnoletti e Dottor Domenico Roselli” (p. 23), legati al partito repubblicano, nella cui lista furono eletti il 23 marzo tra i Consiglieri di maggioranza dei Partiti popolari e nominati Assessori con il Sindaco Francesco Picca. Gli ultimi due furono anche Consiglieri di minoranza del precedente disciolto Consiglio comunale, per la qual cosa, “La Sferza”, il quindicinale cittadino del Partito monarchico diretto dall’avv. Domenico Palombella, accusò il Commissario di “essere sfacciatamente partigiano nel demanio completo del partito clerico-repubblicano ed in balìa più specialmente di alcuni examministratori di quel partito, i quali con la più sfacciata impudenza fiancheggia(va)no in pubblico il benemerito ispettore di polizia, ed il commissario giusto ed imparziale ad usum Delphini” (Beneplacito Commisariale, 3 dic. 1901, p.4). Il giorno dopo il suo arrivo a Molfetta, egli “tenne un abboccamento a Bari col R. Provveditore agli Studii Cav. Giuseppe Chiaia”, riferisce “La Sferza” del 27 ottobre 1901 (All’ombra di un commissariato!, p. 1), a cui seguì una ispezione alle scuole elementari comunali, fatta dall’Ispettore scolastico circondariale. In seguito a questa, “stante la grande affluenza degli alunni, tanto maschili, che femminili”, il Commissario – ricorda nella Relazione citata – dovette “provvedere allo sdoppiamento di cinque classi elementari, e procedere per conseguenza alle nomine di altri supplenti maestri e prendere in fitto nuovi locali” (pp. 8-9), a riguardo dei quali, “La Sferza”, del 24 novembre 1901 (p. 4), richiamando l’attenzione dello stesso Ispettore e del Provveditore, criticò il R. Commissario comunale, che “per mancanza di altro di meglio, aveva preso in fitto locali dichiarati inservibili, ed altri di nuova costruzione e adiacenti a terreni coltivati ad ortaggi”, allora concimati con liquami. All’inizio di quell’anno scolastico, il Commissario provvide anche, come egli dice nella sua Relazione, ai collaudi dei due nuovi edifici scolastici di Via Carlo Alberto (sc. el. Manzoni) e Umberto (Liceo), che furono eseguiti dall’Ing. Vittorio Mascioli (p.22), mentre “in queste Scuole Comunali – scrive al riguardo il maestro Matteo Balice (1874-1949) in una lettera (datata 8.2.1902) al Direttore de “La Falange”, settimanale dei Partiti Popolari, allora coordinato da Francesco Picca che la pubblicò nel n. del 16 febbraio 1902 (p.4) – quando nel mese di novembre si manifestò la necessità di sdoppiare le terze classi elementari, io conscio di ciò, presentai la mia domanda munita dei titoli, in base ai quali il Commissario mi promosse dalla classe 1ª alla 3ª.” Questi titoli, elencati nella Misc. 11 più sotto citata, erano, scrive il Balice: “1. Licenza Tecnica – 2. Licenza Normale – 3. Diploma o Patente di grado superiore. Legge Gianturco 1896 – 4. Premio di Benemerenza del Ministero della P. I. 10 Giugno 1900 – 5. Certificato di lode del Direttore Didattico sul mio stato di servizio – 6. Seconda Benemerenza del Ministero della P.I. Luglio 1901 – 7. Certificato di lodevole servizio del R. Provveditore Cav. Chiaia. 1900 – 8. Certificato di lode per un anno d’insegnamento come Maestro Onorario nelle Scuole Elem. del Seminario di Molfetta.” Diversi maestri “interessati” (come quelli delle prime classi), ritennero questa promozione “effetto di favoritismo e partigianeria” e incominciarono “a propalare alcune insinuazioni contro di me”, scrive il Balice, per smentire le quali egli nella lettera alla “Falange” invitava i colleghi con più titoli di lui a presentarli per farli giudicare da una Commissione competente.
Autore: Pasquale Minervini