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Pino Daniele accende la platea a Molfetta e sposta la massa critica
23 settembre 2012

MOLFETTA - Non ho pagato il biglietto al concerto di Pino Daniele (svoltosi ieri sera all’anfiteatro di Ponente di Molfetta a cura della Fondazione Valente e dell’amministrazione comunale). E come canta Giuseppe Daniele, detto Pino “oggi voglio parlare”. Lo dichiaro pubblicamente adesso perché non sono riuscito a farlo davanti alla telecamera puntata all'ingresso del concerto per cogliere la smorfia di chi, a sentire il megafono, doveva forse vergognarsi di aver pagato quasi 60 euro per assistere al concerto di un cantautore che ha venduto nella sua carriera milioni di dischi.
Non ho pagato il biglietto perché appartengo a quella casta di fortunati che quando va a un concerto o a una partita poi deve tornare a casa per raccontare quello che è accaduto dentro, a chi stava fuori; e fuori a chi stava dentro o è rimasto a casa. E per essere liberamente criticato da chi poi legge gratuitamente il risultato del tuo lavoro.
Non ho pagato il biglietto, ma non per questo dirò per forza di cose che il concerto è stato un successo. Lo lascio dire alle oltre mille persone che hanno tributato una standing ovation a chi si è esibito due ore sul palco toccando musicalmente tutte le tappe della sua trentennale carriera: da Terra Mia fino alla Grande Madre.
E questo un cronista deve raccontarlo, come le 40 rumorose biciclette (10 per la questura) piazzate all'ingresso del concerto, reduci dalla critical mass che ha coinvolto anche ciclisti di Trani e Bari, ignari della doppia finalità del fare massa critica. Da “noi siamo il traffico” di San Francisco, a “noi siamo la cultura” retropensiero critical in salsa molfettese. In una forma di protesta che è servito ancora una volta a dividere dentro/fuori, i buoni dai cattivi, i fischi dagli applausi, la cultura dalla musica.      
E invece no, il suono dei campanelli non arriva all'interno quando si spengono le luci e l'uomo in blues, accompagnato da Omar Hakim alla batteria, apre il concerto e poi scalda la platea alternando sapientemente medley di alcuni dei suoi brani più noti alle nuove canzoni. Pino Daniele ha saputo dare vita alla “nuova canzone napoletana” e poi approdare a sperimentazioni musicali con sonorità internazionali, sempre fuggendo da canzoni forzatamente impegnate. Ma se il risultato è Anna verrà, meglio così. E poi Che male c'è a incantare il pubblico con le note romantiche del suo rhythm and blues. 
Immancabile Napule. E già Napule... che non è molto diversa da Molfetta, entrambe città del sud logorate da contraddizioni. 
Come partecipazione e trasparenza. Parole di un'altra cultura politica, che non serve gridare in faccia a chi non le sa tradurre nel suo vocabolario di governo della città. Nel capoluogo partenopeo le associazioni e i movimenti hanno saputo parlare alla città dimostrando di poter arrivare al cambiamento, nella Nostra sembra ancora un miraggio.
La prossima estate molfettese non è lontana, ma per arrivarci servirà passare da una primavera che non confonda i cancelli di un concerto con quelli di una fabbrica. 
 
© Riproduzione riservata
Autore: Michele de Sanctis
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Sono un militante del Pd e mi vergogno delle reazioni della cosiddetta sinistra glamour che dimostra ancora una volta quanto sia poco intelligente e incapace di flessibilità intellettuale con chi non la pensa come lei. I commenti dimostrano l'incapacità perfino di leggere, pur di affermare il proprio principio. Dissensi o diverse interpretazioni della manifestazione, per loro non sono accettabili. E' il ritorno del centralismo democratico? Ma quello che più mi preoccupa è l'incapacità di dialogare che non porta da nessuna parte. Come fare allora a mettere insieme tutte le anime della sinistra? Il rischio è quello di ritrovarsi con altri 10 anni dell'amministrazione di centrodestra guidata da Antonio Azzollini che, non dimentichiamolo proviene da quelle stesse file della sinistra radicale, anche oggi incapace di valutazioni serene e razionali, togliendosi il paraocchi. In queste condizioni non è facile costruire un'alternativa alla destra che ha distrutto Molfetta e non ci meravigliamo che la società civile scelga altre strade come la lista di Quindici. Possibile che debba essere un giornale a rappresentare l'unica alternativa credibile? Possibile che sono un giornale riesca a dialogare con i cittadini e a raccogliere le proteste e le istanze della base? Se così fosse, dovremmo dichiarare il nostro fallimento e il fallimento della politica come è stata intesa fino ad oggi sulla base della rappresentatività partitica. A me questa ipotesi preoccupa molto, ma la sinistra glamour non lo capisce e dimentica il contatto con i cittadini che non si fidano più dei partiti e corrono nelle braccia di Grillo, un altro pericolo per la democrazia. Compagni, amici, continuiamo a farci del male.





Provo a rispondere a qualche commento, anche se essendo in gran parte anonimi non è proprio il massimo rivolgersi a chi si nasconde dietro un nickname... Temevo fraintendimenti nella lettura e puntualmente sono arrivati. Il mio non era un articolo contro la critical mass (Quindici ne parlerà in un altro articolo) ma una cronaca del concerto, con qualche considerazione a margine su quello che è accaduto prima. Ma mi rendo conto che sia più facile insultare che saper leggere... Nello specifico della protesta, pur condividendo gran parte delle ragioni della manifestazione e apprezzato la modalità nuova, nell'articolo ho descritto gli effetti fra il pubblico di quella rumorosa “vecchia” conclusione (tanto che, e questa è cronaca, anche molti che erano arrivati lì in bicicletta si sono allontanati o sono rimasti in disparte e tranquilli, ho verificato che chi è venuto da fuori non sapeva come e dove si sarebbe concluso il giro). Ho raccontato a chi stava fuori dai cancelli, che è ancora evidentemente troppo autocompiacito per accettare qualche critica, quello che avveniva dentro il cancello. Gli effetti della loro manifestazione. I commenti e gli stati d'animo di chi è entrato e infastidito non ha letto, come invece ho fatto io, il volantino ma ha cercato un posto dove buttarlo. A leggere il tenore dei vostri commenti, mentre qualcuno si sente già assessore…esplicito meglio la conclusione del mio articolo. C'è ancora tanta strada da fare perché a Molfetta la prossima estate si possa arrivare, come spero, a un concerto gratuito in piazza, magari proprio in bicicletta. Perché occorre saperlo spiegare prima ai cittadini… p.s. Amelia il titolo della canzone COS'è QUESTA TRISTEZZA, CHE COS'è STA MOSCIARIA è Invece no.





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