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Per una Storia del presente. La ricerca storica di fronte all'età globale (I parte)
15 gennaio 2009

NAPOLI - 15.1.2009 Nell'assistere alla proiezione del film Syriana lo spettatore viene posto nella condizione del cittadino moderno, che, frastornato dall'industria mediatica, non riesce più a cogliere i nessi di avvenimenti tra loro apparentemente lontani e diversi, di cui viene continuamente informato e/o disinformato. Paradossalmente, la nostra società della comunicazione di massa e dell'«iperspecialismo» ci sta progressivamente privando della possibilità di «conoscere» la realtà, frantumandola in mille rivoli, in una serie interminabile di fotogrammi, di cui ci sfuggono continuamente i nessi costitutivi. Nasce, allora, l'esigenza di uscire da questa condizione di apparente conoscenza, per approdare ad una visione «sistemica», capace di cogliere criticamente i rapporti tra il «tutto» e le «parti», tra il «particolare» e il «generale». In altri termini, è sempre più avvertita l'esigenza di ricomporre le nostre informazioni sparse ed isolate all'interno di un più vasto e «complesso» quadro critico di riferimento, entro il quale i «costrutti» a sé stanti possano acquisire razionalità ed intelligibilità, possano essere «empiricamente» reinseriti nel «mastice» che li tiene insieme, senza, tuttavia, pretendere di vincolarli all'interno di schemi aprioristici, teleologici o deterministici. Le stesse condizioni di disagio, compressione e crisi che attraversano di nuovo le regioni meridionali vanno inquadrate e comprese sullo sfondo delle attuali tendenze a livello globale, se non si vuole correre il rischio di chiudersi in un miope quanto becere e rischioso localismo. Francesco Soverina con il testo “Per una storia del presente” (La ricerca storica di fronte all'età globale, Editrice Ferraro, Napoli, 2007) fornisce al lettore una ricostruzione chiara, critica e rigorosa del Novecento, mettendolo nella condizione di individuare i nessi tra storia sociale, politica, economica e culturale sia da un punto di vista diacronico che da un punto di vista sincronico. Un'operazione, quella dell'autore, maturata in un clima di estrema «parcellizzazione» dei saperi e di profonda «decontestualizzazione» della realtà, sacrificata sull'altare di un «presentismo», in cui, similmente alla notte hegeliana, tutto diviene indistinto, vacuo, generico, senza radici e senza prospettive per il futuro. Si potrebbe obiettare all'autore che il suo testo si caratterizza per una palese contraddizione di termini: «storia del presente». Ma come? La storia non è il racconto di ciò che è realmente accaduto, dunque del passato? E non di ciò che accade, dunque del presente? Come dirimere questo paradosso? In realtà, con l'espressione «storia del presente» Soverina non si riferisce banalmente alla storia della mera attualità, dell'hic et nunc, ma allude esplicitamente alla possibilità di inquadrare le tendenze di fondo della nostra età, già analizzate da altri saperi, in una prospettiva temporale di media e lunga durata, onde coglierne, in un'ottica comparativa, le radici, le caratteristiche precipue e gli sviluppi storici. Da qui l'esigenza di ribaltare il circolo «passato-presente». Esigenza che, secondo l'autore, oramai dovrebbe informare definitivamente di sé l'indagine storiografica. Un «presente prospettico», dunque, che conduce il lettore a porsi le domande fondamentali circa l'identità delle sue radici storiche: Che cos'è il Novecento? E quali sono le sue tendenze significative ancora oggi operanti? Quali sono i nessi tra gli aspetti precipui del nostro tempo e il secolo appena trascorso? A queste domande, lo studioso offre delle risposte problematiche, formulate sia alla luce del più recente dibattito storiografico – Hobsbawm, Maier, Poggi e Pinzani, tra gli altri – sia alla luce dei contributi provenienti da altri ambiti disciplinari, quali la sociologia, l'economia, la filosofia e la politologia. Per Soverina, il Novecento è un secolo complesso, sfaccettato, variegato, caratterizzato da tendenze e spinte progressive ed emancipative intrecciate dialetticamente a tendenze e processi regressivi e nichilistici. Oltre all'«accelerazione storica», le tendenze di fondo che caratterizzano il «secolo innominabile» sono indicate da Soverina nei processi di massificazione e globalizzazione, colti nella specificità del loro concreto sviluppo storico. Ed è all'interno di queste tendenze predominanti e caratterizzanti il Novecento che, secondo l'autore, bisogna collocare ed analizzare criticamente le «urgenze» del presente, da lui riassunte nelle categorie dei «conflitti planetari» e dei «rischi globali»: la guerra preventiva; i localismi; i fondamentalismi; la crisi ecologica planetaria; i conflitti per il controllo dell'acqua; la crescita degli arsenali nucleari e degli armamenti convenzionali. Il Novecento, sostiene Soverina, ha conosciuto la progressiva ascesa delle masse nell'economia, nella politica, nella società e nella cultura. Contemporaneamente ai processi di massificazione, prosegue Soverina, il Novecento è attraversato dai processi della mondializzazione, che impongono l'assunzione di una prospettiva planetaria per comprenderne gli eventi storici sempre più incalzanti: le due guerre mondiali, le crisi economiche, le rivoluzioni, le lotte anticoloniali. E' nell'epoca degli estremi che «l storia diviene pienamente storia mondiale e rilevanti mutamenti avvengono negli equilibri internazionali». A partire da queste due coordinate di fondo, massificazione e globalizzazione, Soverina ripercorre sinteticamente ed incisivamente alcuni degli snodi cruciali del Novecento, partendo dalla catastrofe originaria del ventesimo secolo, per giungere sino alle attuali dinamiche della geopolitica, dei «conflitti planetari» e dei «rischi globali». Dopo essersi soffermato sull'ascesa dei «totalitarismi», la radicalità della «guerra totale» e la configurazione del «secolo americano», lo studioso incentra la propria attenzione sull'età della globalizzazione, cogliendone correttamente la profondità storica. Caratterizzata dai processi di delocalizzazione, informatizzazione dei sistemi produttivi e comunicativi, finanziarizzazione dell'economia e dall'egemonia del «pensiero unico» liberista, in ambito politico-economico la globalizzazione è alla base del divorzio tra ricchezza e territorio con la conseguente crisi della sovranità fiscale degli Stati-nazione. L'accentuarsi delle sperequazioni economiche tra Nord e Sud del mondo, sostiene Soverina, determina il carattere asimmetrico della globalizzazione. Tuttavia, Soverina evidenzia anche il fatto che la situazione dei paesi del cosiddetto Terzo mondo non è affatto omogenea, ma si caratterizza per una forte articolazione al suo interno, in cui spiccano gli alti tassi di crescita della Cina e dell'India. Una crescita pagata a prezzo dell'inasprimento delle disuguaglianze socio-economiche e delle devastazioni ambientali. La compressione spazio/temporale, l'accentuarsi delle fratture sociali, economiche e digitali, i continui e variegati flussi migratori, l'omologazione culturale, nonché la crisi dell'ONU, degli Stati nazione e delle tradizionali forme della rappresentanza politica, favoriscono, secondo l'autore, la rinascita dei localismi e dei fondamentalismi. Salvatore Lucchese
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