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Palestra negata: diritto di informazione e diritto al benessere dei bambini Risposta di “Quindici” alle lettere dei due istituti scolastici Valente e Battisti
15 maggio 2024

Dal diritto di cronaca al diritto di opinione, entrambi garantiti dalla Costituzione che qualche scellerato vorrebbe modificare in modo antidemocratico su esempio dell’Ungheria di Orban, finché questi diritti esistono, abbiamo il dovere di esercitarli in nome della democrazia e dell’opinione pubblica che rappresentiamo. Nel mese di aprile 2024 “Quindici” ha pubblicato una lettera inviata al provveditore agli studi di Bari dai nonni degli alunni della scuola primaria “Valente” che lamentano il divieto per i loro nipoti di utilizzare la palestra della scuola perfettamente agibile, tant’è che viene concessa anche alle società sportive. Abbiamo pubblicato una lettera e questo è un fatto datato e documentato, altro che fake news come paventa qualcuno nel clima di intolleranza vigente in Italia, anche soprattutto per colpa del governo nazionale. Oltre a ciò, abbiamo commentato la situazione rilevando un evidente contrasto fra le due dirigenti scolastiche, che oggi smentiscono dissensi, ma dai documenti inviati dal concilio d’istituto e da insegnanti e genitori, per chi vuole leggere, tale contrasto emerge palesemente, come emerge l’atteggiamento pilatesco del sindaco Tommaso Minervini che si lava le mani in questa diatriba sulla pelle dei piccoli alunni. Ed è ciò che abbiamo criticato nel precedenti articolo e che ribadiamo nel presente. La competenza sull’istituto scolastico è del sindaco, il quale, pur nel rispetto delle autonomie delle due dirigenti, è chiamato ad intervenire, anche in forma sostitutiva, vista la difficoltà confermata in queste due repliche, della Paparella e dell’Auciello, di trovare un’intesa sull’uso della palestra. Ma il consenso in questa città, come confermato dagli ultimi anni di governo, si mantiene decidendo di non decidere, per non scontentare nessuno. Insomma, invece di governare e fare scelte necessarie, si preferisce galleggiare e ne nasce un pastrocchio all’italiana o peggio alla molfettese a danno dei più deboli, i bambini (che non votano). Premesso questo, occorre entrare nel merito delle due lettere non sappiamo quanto spontanee o quanto indotte (il sospetto può esserci) non senza aver prima sottolineato il comportamento scorretto del Consiglio d’istituto della scuola Battisti Pascoli, che ha inviato la replica all’articolo di “Quindici” anche alle altre testate locali. A parte il comportamento deplorevole (e anche un po’ ignorante in materia, consentiteci) del Consiglio d’istituto, c’è da dire che, giustamente ed eticamente, le altre testate hanno ignorato la replica su un articolo non pubblicato da loro e che sarebbe stato incomprensibile ai loro lettori. Bene, non ci capisce come insegnanti e genitori della Valente sostengano in base alle linee guida della Regione “l’impossibilità di istituire una nuova scuola laddove sussiste già un’altra dello stesso ordine e la non attribuzione di uno stesso ambiente scolastico a due differenti Dirigenti”. Questo per giustificare l’appartenenza esclusiva della palestra alla scuola Valente e alla competenza (non alla proprietà, ndr) della dirigente Paparella. Forse ai firmatari della lettera, sfugge il fatto che il provveditorato ha attribuito alla Battisti un codice meccanografico che dà legittimità alla scuola. Insomma, due scuole legittimate nello stesso immobile, dove però non sembrano tutelate la salute e il diritto allo studio dei bambini. In pratica, le due scuole possono condividere la palestra. Del resto, da innumerevoli anni, Liceo Classico e Scuola Media Pascoli, lo fanno, senza problemi. Il provveditore in questo caso dopo aver concesso il codice meccanografico, verrebbe messo sotto accusa per questa decisione? E così anche lui viene chiamato in ballo nella vicenda, che è di competenza del Comune, ma coinvolge anche l’organo provinciale per quanto detto. Anche qui scelta pilatesca? Abituati ad un certo costume italico, confermato da tante vicende anche giudiziarie, non vorremmo pensare che questi bambini, per ottenere un diritto (non un privilegio), debbano cercarsi un santo protettore. Ci chiediamo: ci sono degli interessi politici dietro questa vicenda? Non ci meravigliamo più di nulla. L’immobile non appartiene alle dirigenti pro tempore, ma della comunità che ne ha permesso la realizzazione pagando le tasse. In quanto alle interpretazioni delle leggi da parte delle dirigenti scolastiche, ci sorprendere leggere frasi del tipo “non sussistono le condizioni minime per l’accoglimento della richiesta di utilizzo della palestra” (dirigente Paparella con lettera del 10/1023). Cinque classi di bambini non rappresenterebbero le condizioni minime? Non sarebbero prioritari la cura e il benessere dei bambini? Che parte fanno il vicesindaco Piergiovanni e l’assessore de Candia che, dopo un incontro a novembre in Comune con i genitori (assente la Paparella) non hanno saputo dare risposte? Impotenza o indolenza? In un caso e nell’altro, si tratta di un atteggiamento colpevole per l’incapacità di risolvere una situazione che si trascina da tempo. Il sindaco potrebbe convocare le due dirigenti e mediare per trovare una soluzione a favore dei cittadini. Dante condanna gli ignavi all’inferno: se Minervini si vuole salvare dalle fiamme eterne, sarebbe il caso che si dia una mossa. L’esperienza e la capacità di amministrare si vedono soprattutto in queste situazioni, più che nella realizzazione di una delibera.

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