Omicidio Bufi, morto Domenico Bindi: stop ai processi, verità sepolta per sempre
È morto a 65 anni Domenico Bindi, che fu imputato e poi assolto per l’omicidio della 23enne Annamaria Bufi, la sua giovane amante il cui corpo era stato trovato senza vita sulla SS 16bis nella notte tra il 3 e il 4 febbraio 1992 (carponi sullo svincolo Molfetta - zona industriale, direzione nord). Bindi sarebbe morto in una struttura oncologica di Castellana perché alcuni mesi fa gli sarebbe stato diagnosticato un cancro, ma non si prevedeva una morte così repentina. Riaperte le indagini nel 2000 da parte del PM dott. Francesco Bretone, Bindi era stato arrestato nell’ottobre 2001 su ordinanza del Gip di Trani dott. Michele Nardi, ma aveva lasciato il carcere per essere trasferito in ospedale per le sue precarie condizioni di salute. Fu assolto dalla Corte di Assise di Trani il 24 luglio 2007, decisione poi confermata dalla Corte d’Assise d’Appello (il Pm aveva chiesto 24 anni di reclusione) dopo l’impugnazione (25 settembre 2009) della sentenza. Ad aprile 2011 la Cassazione annullò la sentenza del 2007, rinviando gli atti ad altro collegio della Corte barese, indicando gli ambiti su cui rifare il processo di secondo grado che ha anche avuto difficoltà a decollare per problemi procedurali. Assolti definitivamente perché i fatti non sussistono anche i 4 carabinieri coinvolti nella vicenda. I carabinieri erano accusati di falso per aver attestato l’esito negativo della perquisizione, eseguita il 4 febbraio 1992, a casa di uno dei sospettati durante le indagini sull’omicidio, e per aver omesso di attestare la presenza, durante quella perquisizione, di un appuntato, autore del presunto ritrovamento di un paio di scarpe sporche di fango a casa del maggiore indiziato e di favoreggiamento perché non attestando il ritrovamento delle scarpe, avrebbero aiutato il sospettato a sottrarsi agli atti di investigazione e indagine. Il processo bis per omicidio volontario era ormai alle battute finali: infatti, il prossimo 14 febbraio 2013 la parola sarebbe passata al PM per la requisitoria davanti la Corte d’Assise d’Appello. La morte di Bindi interromperà il processo perché il reato si è «estinto per la morte del reo»: così si conclude un’annosa e intricata vicenda giudiziaria, ricca di sospetti e veleni, che ha visto coinvolti magistrati, carabinieri, avvocati e giornalisti. Nessuno potrà ora chiarire la verità di quell’omicidio (per il quale Bindi si è sempre dichiarato innocente), né tantomeno consegnare alla famiglia Bufi (assistita dall’avv. Bepi Maralfa) quella verità per cui si è battuta in questi 20 anni. Intanto, è ancora in corso uno dei processi paralleli a quello per omicidio davanti al giudice monocratico del Tribunale di Trani, dott. Lorenzo Gadaleta, per le sorelle Teresa e Anna Andriani e la cugina Teresa Cafagna, tutte molfettesi accusate di favoreggiamento. Per l’accusa, il PM Fabio Buquicchio, avrebbero favorito Bindi per eludere le indagini a suo carico, rendendo alla Polizia Giudiziaria dichiarazioni fuorvianti. Confermata invece la condanna della 54enne Maria Tricarico di Manfredonia, per falsa perizia, a 1 anno di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, pena sospesa). La donna aveva l’incarico di trascrivere l’intercettazione ambientale del colloquio fra Onofrio Scardigno (imputato di favoreggiamento e poi assolto) e Michele Nanna. La frase che farebbe riferimento a una confidenza del Bindi a Scardigno sarebbe stata “che cosa ho fatto, ho ucciso Annamaria”, pronunciata in dialetto molfettese. Nella trascrizione del perito non c’erano più le parole: “ho ucciso Annamaria”, che avrebbero potuto dare una svolta diversa al processo nel quale Bindi è stato assolto. L’audiocassetta è stata ascolta in aula e i giudici hanno verificato l’esistenza della seconda parte della frase, confermando la condanna alla Tricarico, alla quale ora non resta che ricorrere in Cassazione, mentre gli avvocati di parte civile hanno preannunciato un esposto contro ignoti per accertare il motivo per cui il perito abbia falsificato la trascrizione e chi abbia convinto la Tricarico a mentire. Tra le altre cose era spuntata anche l’ipotesi di un complice del presunto omicida: chi avrebbe trasportato il cadavere di Annamaria (uccisa sembra con una mazza da baseball o con un bastone) dal luogo del delitto alla statale 16bis? Fu lo stesso omicida o un suo complice? A 20 anni di distanza, continuano a sorgere interrogativi su questo misterioso delitto rimasto impunito. Ma la morte di Bindi chiude definitivamente la parte processuale relativa a lui ma continua per gli altri indagati.