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Nuovo Porto, le ragioni della Procura: “estraneità dell'amministrazione da quella precedente e bonifica dell'area dei lavori, ecco perché è stato possibile il dissequestro” ESCLUSIVO. Le motivazioni della decisione della magistratura
15 giugno 2015

È un documento di otto pagine redatto dalla procura di Trani il 18 maggio e ratificato presso gli uffici del Comune di Molfetta al segretario generale Carlo Casalino (consegnato a lui in assenza del sindaco Paola Natalicchio) a scrivere una nuova pagina della lunga e tribolata vicenda del nostro porto commerciale. Il decreto dispone infatti la revoca parziale del sequestro preventivo emesso dal Gip del tribunale di Trani nell’ottobre del 2013 al termine dell’inchiesta D’Artagnan che mise sotto indagine 50 persone e ne portò all’arresto di 2. Il dissequestro è stato disposto il 15 maggio dal procuratore aggiunto Francesco Giannella e dai sostituti procuratori della Repubblica Antonio Savasta e Michele Ruggiero. Un passo avanti consentito da due elementi decisivi: “l’attuale compagine amministrativa” – si legge nel decreto – “risulta composta da soggetti diversi dagli indagati e non riferibile ad essi” e che “le aree ove dovranno svolgere i lavori di messa in sicurezza e prosecuzione risultano già interamente bonificate”. L’azione dell’amministrazione tesa a bonificare lo specchio d’acqua interessato dalle operazioni e la sua estraneità dalle inchieste che hanno travolto la gestione dell’ex sindaco sen. Antonio Azzollini sono risultate quindi decisive per permettere di sbloccare la lunga fase di stallo. Accanto a queste motivazioni forte è stata anche quella di mettere in sicurezza le opere del nuovo porto commerciale e di “evitare ulteriore aggravio di spesa pubblica a carico della collettività”. Il dissequestro invece, disposto nel 2013, aveva il duplice obbiettivo di contenere la spesa e di evitare la prosecuzione di opere al progetto originario. Adesso la Procura ritiene che le esigenze cautelari risultino attenuate in maniera rilevante “tali da non giustificare più il mantenimento della misura cautelare reale in atto”. Ma sono ancora molte le domande legate alla vicenda che attendono una risposta e difficilmente la ripresa dei lavori sarà repentina. Le condizioni per la restituzione delle aree oggetto dei lavori del nuovo porto commerciale per consentire all’amministrazione di procedere al completamento delle opere del porto sono legate alla redazione di un progetto complessivo comprendente in via prioritaria le opere di messa in sicurezza e da sottoporre a una serie di enti preposti tra i quali il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici. In realtà lo scorso 28 gennaio con la delibera n.14 della Giunta comunale è stato già approvato il progetto di messa in sicurezza del porto, ma le opere di completamento parziale del molo mutano la originaria conformazione del Primo molo di sopraflutto. Le opere di protezione provvisoria sulla testata ad “E-SE del primo molo di sopraflutto sono in variante al progetto originario ed influenzano diversamente il moto ondoso e gli effetti conseguenti ai fenomeni meteomarini”. E’ indispensabile dunque che il progetto di “messa in sicurezza” sia inviato per un parere obbligatorio al consiglio dei Lavori pubblici. Proprio sulla messa n sicurezza del porto è legato un altro nodo particolarmente ostico: il costo di questi lavori complessivamente ammonterà a 7.550.000 euro. Una cifra particolarmente onerosa che supera la soglia del 10% sull’importo complessivo del progetto del Nuovo Porto Commerciale dovendosi così riattivare tutte le procedure di legge e di regolamento previste per l’iter approvativo delle opere in variante tecnico e suppletiva. Il progetto di messa in sicurezza approvato a gennaio, potrebbe inoltre non essere rispettoso del parere espresso dal Pubblico Ministero e che si esprimeva nei seguenti termini: “a condizione che le opere non debbano in alcun modo determinare la prosecuzione delle opere di cui al progetto originario, ma devono intervenire unicamente sulle opere già realizzate”. Una situazione non lineare che necessita ancora di numerosi chiarimenti tecnici e i cui tempi di risoluzione appaiono ancora lunghi: bisognerà aspettare nella migliore delle ipotesi diversi mesi per assistere ad una effettiva ripresa dei lavori. Intanto con la bella stagione riacquista rilevanza l’emergenza cassoni. Si tratta di 14 cassoni cellulari attualmente collocati provvisoriamente nello specchio d’acqua della banchina Nord Ovest e di fatto abbandonati al tempo del dissequestro. Con lo scorrere dei mesi i cassoni sono sprofondati ma potrebbero riemergere con l’aumentare della temperatura e l’evaporazione dell’acqua con chiari rischi per l’intera area. Sarebbe questa la priorità operativa: riposizionare i cassoni, metterli in sicurezza, garantire che lo specchio d’acqua antistante il nuovo porto non sia fonte di pericoli per la comunità. Proprio al riguardo dei cassoni, una delegazione di operai ha incontrato il sindaco Paola Natalicchio al termine della conferenza stampa sul dissequestro. I primi hanno chiesto una immediata ripresa dei lavori ma il sindaco pur manifestando apertura e solidarietà, ha fatto presente degli impedimenti tecnici già visti e che allungheranno la tempistica. Nel frattempo l’area sensibile del cantiere, mal recintata e già da tempo meta di curiosi necessita di una maggiore vigilanza. Su input della Capitaneria di Porto, l’amministrazione dovrà farsi carico della sicurezza dell’area.

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