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Nuovo porto, chiusa l'inchiesta della Procura per la presunta maxi truffa Indagato l'ex sindaco sen. Azzollini Avviso di conclusione delle indagini anche a d altre 43 persone e 5 società
15 giugno 2015

Indagato l’ex sindaco di Molfetta, sen. Antonio Azzollini, con altre 43 persone e 5 società, per la maxi truffa da 147 milioni di euro per la costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta. E’ questo il risultato della conclusione delle indagini della Procura di Trani, che ha ridotto di 14 unità il numero degli indagati, che in origine erano 62. Secondo l’accusa, il senatore a capo di un’amministrazione di centrodestra, sarebbe responsabile di aver appaltato i lavori per la realizzazione del porto pur sapendo della presenza delle bombe sui fondali e quindi tali lavori non sarebbero dovuti iniziare se non prima di aver fatto la bonifica. L’obiettivo, secondo la Procura, sarebbe stato quello di mantenere l’appalto e far arrivare altri fondi pubblici a Molfetta. Il costo complessivo dell’opera, perciò, sarebbe lievitato a 147 milioni di euro dai 72 iniziali, proprio a causa della presenza degli ordigni bellici sui fondali, che avrebbe comportato anche ritardi e conseguenti penali pagati alla ditta appaltatrice (7,8 milioni di euro già versati e altri 21 milioni richiesti dalla ditta Cmc di Ravenna, ma contestati dall’attuale amministrazione di centrosinistra). Ma la colpa di Azzollini, secondo la Procura sarebbe anche quella di aver distratto parte di questi finanziamenti sul Comune per far quadrare i conti del bilancio. Ecco perché si ipotizza il reato di associazione per delinquere in quanto si tratta di denaro pubblico fatto pervenire a Molfetta per i lavori del porto e utilizzato poi per altre finalità. Gli altri reati ipotizzati dalla Procura (Procuratore aggiunto Francesco Giannella e sostituti Antonio Savasta e Michele Ruggiero) sono per gli imputati complessivamente a vario titolo: falso, abuso di ufficio, truffa, frode in pubbliche forniture, rifiuto di atti d’ufficio, violazioni ambientali e paesaggistiche, minaccia a pubblico ufficiale, concussione per induzione. Sotto accusa sono finiti anche Vincenzo Balducci, ex dirigente comunale ai lavori pubblici e Giorgio Calderoni, procuratore speciale dell’impresa Cmc di Ravenna, capofila dell’Associazione temporanea di imprese che aveva vinto l’appalto. Ricordiamo che il porto era stato sequestrato dal Gip Francesco Zecchillo il 7 ottobre 2013 e riconsegnato al Comune il 18 maggio scorso, con l’obbligo per lo stesso ente locale di avviare i lavori di messa in sicurezza a proprie spese. Un’operazione impossibile per i costi elevati, se non vengono sbloccati dalla Procura i 30 milioni di euro sequestrati all’epoca con lo stesso cantiere, come ha spiegato il sindaco Paola Natalicchio in una recente conferenza stampa. Insomma, si prevedono ancora tempi lunghi, anche se la nuova amministrazione di centrosinistra sta facendo di tutto per completare l’opera, già realizzata al 60%, per non lasciare il cantiere incompiuto, col rischio di creare un’altra cattedrale nel deserto. Sarà il tribunale del riesame a decidere nei prossimi giorni il destino di questi fondi bloccati e l’eventuale ripresa dei lavori.

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