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“Nulla ti turbi” l’ultimo messaggio di don Tonino Una riflflessione sulle folli guerre dei nostri giorni
15 giugno 2024

Ricorre quest’anno il 31° anniversario del dies natalis di don Tonino e il 20 aprile è una data indimenticabile per gli amici dell’amato Pastore. E sono, siamo tanti, sparsi ormai in ogni dove ma capaci di ritrovarci intorno al suo ricordo, alla sua parola, alla Parola. Viviamo tempi difficili visto che ci siamo ormai abituati alla guerra. La guerra è tornata ad essere percepita come giusta ed inevitabile, ad essere tollerata, ad essere pensata come strumento necessario per il progredire dell’umanità, ad essere ritenuta fondamentale per il futuro delle democrazie. La guerra è invece follia, inciviltà, morte. La guerra in Ucraina sembra essere ormai passata nel dimenticatoio, Gaza, la guerra infinita, ha rubato la scena. Sembra un film dell’orror, ma sempre un film, che ci vede apparentemente spettatori. E invece siamo attori con le nostre armi, la nostra economia perversa, la nostra indifferenza diabolica, la nostra cultura violenta. Ad affascinare gli uomini del nostro tempo, infatti, non è la pace ma la guerra. Anzi le guerre. E gli studiosi ne contano oggi più di 30 nel mondo con 108 milioni di persone che fuggono dalla propria terra, dalla propria guerra e tantissimi muoiono durante la fuga, affogano nei mari e nel mare della indifferenza. Si muore in Ucraina e a Gaza ma non solo. Si continua a morire anche altrove: nella Siria perennemente in guerra, nella Repubblica del Congo, dove il coltan vale molto di più delle vite di tanti bambini, ed ancora nelle piazze iraniane e tunisine, in America del Sud. Le risorse impiegate per le armi potrebbero e dovrebbero essere destinate alla cooperazione internazionale, allo stato sociale, alle politiche di conversione ecologica. Anche per questo è fondamentale dire una parola di pace. Una parola scritta, che rimanga. Perché se la pace, forse, non si costruisce con le parole, come qualche politico di recente ha affermato, la guerra sì. La parole gravide di violenza, di minacce, di ignoranza soffiano sul fuoco della guerra e la alimentano e la diffondono. Noi oggi abbiamo perso il valore della parola. Ne abbiamo svuotato il senso e ciò è al tempo stesso spia e causa della crisi di valori, della crisi ecologica, della crisi economica e di civiltà che sta caratterizzando questo primo quarto del terzo millennio. Per questo le parole dei profeti sono un’àncora per non disperdersi, per non affogare. Ritornano nel recente periodo pasquale nella nostra mente e sulla nostra pelle i ricordi e le parole del “nostro profeta”. Gli ultimi suoi giorni, le sue sofferenze, il suo passaggio: per noi e per quanti a don Tonino furono vicini anche per pochi minuti è possibile cogliere tante consonanze evangeliche ascoltate in questi giorni nel racconto della passione di Gesù. Nessuno si scandalizzi se oso: così per noi è stato! Un’esperienza di fede! Nel nostro intimo ci dicevamo: ora come allora! E avevamo paura a comunicarcelo. Ora come allora: i discepoli non c’erano, avevano rinnegato ed erano i pagani presenti a fare la loro professione di fede, come il centurione, “costui era veramente figlio di Dio”. Ora come allora: i potenti erano scappati, le donne erano intorno al sofferente. Ora come allora: il pianto e la solitudine, poi l’abbandono fiducioso. E la preghiera, dopo il perdono, per tutti gli uomini ancora in guerra, sempre in guerra: “perdona loro perché non sanno quello che fanno”! Nulla ti turbi! La malattia, la solitudine, le incomprensioni, il futuro, la morte. Nulla! Fu il suo ultimo messaggio a tutti noi, un messaggio di speranza e il velo si squarciò dinanzi ai nostri occhi, e inspiegabilmente lame di felicità attraversarono il nostro cuore triste, e cogliemmo nella sofferenza della croce le prime luci della resurrezione. No, non era un pensiero, non era filosofia ma un fatto. Non il concetto che traduce il fatto. Il fatto! Fu morte vissuta, anzi vita vissuta. Una fessura, la sua esistenza, che si era fatta strada nel macigno della storia compattato da secoli di violenza, di guerre, di morte. Una fessura dalla quale si intravede, ora come allora, per tutti noi la Luce del Risorto. A morire il 20 aprile fu la morte. E noi oggi ricordiamo. Grazie don Tonino

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