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Non aprire mai, libro di Francesca Borri (ed. la meridiana) presentazione a Bari Alle 18.30 nella libreria Laterza. Interverranno i giornalisti Raffaele Gorgoni (Rai3) e Luca Telese (La7)
18 maggio 2008

BARI - «Dovrei difendermi a questo punto che ogni riferimento in questo libro a persone realmente esistite cose realmente accadute è solo casuale e però invece è tutto vero – e ogni riferimento in questo libro non è affatto casuale. Anche se poi a ripensarci – il Kosovo, ma poteva essere ovunque altrove. Qualsiasi altra ambasciata, e neppure necessariamente una ambasciata. Sì, in questo senso ogni riferimento è solo casuale, ogni riferimento un riferimento a tante cose insieme e ogni persona – infinite altre persone. Anche, soprattutto, qualcosa di ognuno di noi. il kosovo e la sua ambasciata, a me semplicemente è andata così». (dall'introduzione di Francesca Borri). Un reportage narrativo che attraversa il Kosovo - quello “strano acquario chiamato amministrazione temporanea della Nazioni Unite” - e i luoghi dell'anima. Non aprire mai, il libro d'esordio di Francesca Borri, pubblicato dalle edizioni la meridiana nella collana passaggi (120 pagine, 13 euro) sarà presentato domani a Bari alle 18.30 nella libreria Laterza. Accanto all'autrice interverranno i giornalisti Luca Telese (conduttore dell'emittente La7) e Raffale Gorgoni (Rai 3). Nel libro di Francesca Borri (che è laureata a Firenze in politica europea, ha un master in diritti umani e vive a Ramallah) troviamo un mondo che a molti appare alieno, una zona in cui “la storia è ogni volta una cosa un po' eccentrica di capire chi è arrivato prima, se i serbi o gli albanesi e come se una nazione fosse la bandiera piantata sulla luna, ed è tutta allora una ricostruzione a ritroso di nomi etimologie, di chi è figlio di chi e in mezzo a questi balcani poi, che sono un'irrequietezza generale di gente che viene e che va”. Non aprire mai si distingue per la scrittura automatica, che fa a meno delle gabbie create dalle convenzioni ortografiche: “noi razza Unmik – scrive l'autrice - abitiamo a Dragodan, la collina perbene della città: trecento metri e un paio di dèi più sotto, fisicamente e giuridicamente, l'accidentale inciampo dei cinquecentomilaeoltre albanesi che affollano questa specie di smisurata avellino dei Balcani”. In questo territorio, la lingua non può creare un ponte tra le persone: “nessuno tra noi che parli albanese, nessuno tra loro che parli inglese. E' l'incomunicazione più totale. A sera ognuno torna nella sua casetta di Dragodan, e la corrente poco dopo va via. Rimane illuminata solo la prishtina dei potenti. E' il kosovo che in silenzio, fragile scompare”. Questo viaggio sulle strade del Kosovo diventa un viaggio dentro sé stessi: “il kosovo è una semplice realtà – scrive Borri - il buco nero sono io, non devo andare via da qui, devo andare via da me. (…) ho pensato quel proverbio indiano, colui che cerca è il cercato. E' lui il problema, dice è lui la soluzione”. Per informazioni: ufficiostampa@lameridiana.it; tel 080.397.19.45; 335.255.240 sito internet www.lameridiana.it
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