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Naufragio Concordia, da Molfetta il gruppo Seagull critica Confitarma: questi i frutti amari del registro bis
18 gennaio 2012

MOLFETTA - Il comitato Seagull di Molfetta interviene sulla tragedia della nave Concordia della Costa, con un comunicato in cui esprime "due note di dura critica alla gestione che Confitarma (armatori) e sindacati marittimi Cgil-Cisl-Uil  hanno fatto della legge 30/1998, che istituiva il registro internazionale, denominato anche registro-bis, per le navi italiane d'alto mare.- La particolarità consiste nel fatto che,  per fronteggiare la "globalizzazione" e favorire la competitività, gli armatori non pagano né tasse (art. 4)  e né contributi (art.6)  per i marittimi imbarcati sulle  navi, e possono anche imbarcare personale straniero: il tutto è a carico dello Stato italiano.-
Questa facoltà è stata largamente utilizzata da quando il controllo sui marittimi stranieri da imbarcare è passato dal Ministero ai sindacati, e molti sono stati gli accordi fra armatori e sindacalisti.-
Questo vale anche per il  CONCORDIA ove i marittimi componenti l' equipaggio (cioè coloro  che devono governare la nave)  erano al massimo 100 ed in gran parte stranieri,  pagati molto meno dei rimanenti italiani (20-25)  fra ufficiali e capiservizio (sul Concordia il secondo era greco); poi ci sono i lavoratori comuni  di camera, cucina, infermieri e  servizi vari della nave che sotto quest' aspetto viene gestita come un villaggio-vacanze: sono quasi tutti stranieri e tutto questo settore è appaltato e sottopagato.- Però anche le ditte appaltatrici di questi servizi (in genere è lo stesso armatore sotto mentite spoglie) godono degli sgravi fiscali e contributivi.-
Va chiarito infine che  solo i membri dell' equipaggio (cioè i marittimi) seguono dettagliati corsi di addestramento per la sicurezza della navigazione e della vita umana in mare,  mentre  gli stranieri lo fanno presso i loro paesi d' origine:  giungono in Italia (anche per imbarcare su navi mercantili) con  certificati di frequenza e documenti di idoneità  alla navigazione rilasciati  all'estero, poco  affidabili.-
Questa situazione -che costituisce il contesto nel quale va letto il naufragio-  ha creato da un lato,  uno sfruttamento selvaggio del personale estero reclutato, e dall' altro una grave crisi occupazionale fra i marittimi italiani, che si sentono ovviamente vilipesi perché grazie alle nostre tasse e cioè ai contributi dello Stato italiano,  le società possono armare le navi.- 
Ed il silenzio che tutti  -ufficiali, equipaggio, armatore, sindacati-  stanno  osservando sullo svolgersi dei fatti e sulle condizioni di lavoro a bordo, ivi compresa la precarietà occupazionale,  è un segnale chiaro dello scompiglio che il naufragio ha causato in questo sistema omertoso".
 

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La nave, dopo qualche momento di relativa stabilità, iniziò una serie di rollii, uno peggiore dell'altro, e per qualche tempo Jukes, mentre si sforzava di mantenere l'equilibrio, fu troppo impegnato per aprir bocca. Non appena le violente oscillazioni furono alquanto diminuite, disse: “Questo mare mi sembra un po' eccessivo. Debba accadere qualcosa o meno, penso che la nave dovrebbe prendere le onde di prora. Il vecchio è appena andato a coricarsi. Il diavolo mi porti se non gli parlerò”. Ma quando aprì la porta della sala nautica, vide il comandante intento a leggere un libro. Il capitano Mac Whirr non era coricato; rimaneva in piedi, aggrappato con una mano sull'orlo dello scaffale, e con l'altra teneva aperto davanti alla sua faccia un grosso tomo. La lampada oscillava sulla sospensione cardanica, i libri si inclinavano da un lato all'altro sullo scaffale, l'estremità del lungo barometro tracciava semicerchi sussultanti, come un pendolo, il tavolo modificava la propria inclinazione ad ogni momento. Tra tutta quell'agitazione e quel movimento, il capitano Mac Whirr, reggendosi allo scaffale, mostrò gli occhi sopra l'orlo superiore del volume e domandò: “Che cosa c'è?” – “Il moto ondoso sta peggiorando, signore.” – “L'ho notato anche qui dentro,” borbottò il capitano Mac Whirr. “Qualcosa non va?” Jukes, sconcertato in cuor suo dalla serietà degli occhi che lo fissavano oltre il libro, incurvò le labbra in un sorriso imbarazzato. “Sta rollando come un trabiccolo,” disse timidamente. - “Eh, sì! Balla….balla parecchio. Che cosa vuole?” - A queste parole Jukes si sentì mancare il terreno sotto i piedi e cominciò ad affondare. “Stavo pensando ai nostri passeggeri,” disse come in naufrago che si afferrà a una pagliuzza. “Passeggeri?” domandò il capitano, gravemente. “Quali passeggeri”? “Una tempesta è una tempesta, signor Jukes. Ebbene, c'è qui questo libro, vi stavo leggendo il capitolo sulle tempeste. E' infernale, Jukes,” disse. “Se si dovesse credere a tutto quello che sta scritto qui, non si farebbe che correre in tutte le direzioni sul mare, la maggior parte delle volte, cercando di lasciarsi il maltempo a poppa”. “Dovrei cambiare rotta solo per far stare bene i passeggeri? Che cosa le ha fatto credere che avrei cominciato a bordeggiare con un piroscafo come se si trattasse di un veliero?” Non mi indurrei a far questo nemmeno se ogni parola del libro fosse Vangelo, signor Jukes. Si aspetta forse che io………..?” (Tifone – J. Conrad) Si sarebbe potuto fare di meglio per evitare questa ennesima tragedia del mare e umana? La vita ci fa osservare che: “CI SONO COSE DELLE QUALI I LIBRI NON PARLANO AFFATTO”. E' tutto scritto nelle nostre menti, passando nelle nostre anime e nei nostri cuori.

. Non hai il tempo di renderti conto di quello che e successo che sei gia giu. Questo non e un difendere Schettino che poveraccio mi fa anche pena perche... Due o tre giorni fa parlavo con un tecnico Inglese che mi chiedeva di spegnere per qualche minuto un sistema di comunicazione per fare un test di non tale rilevanza , durante la notte in pieno Oceano Pacifico . Gli ho detto: guardi lo si fara' in porto domani perche non posso rischiare , gli dico , guardi cosa e successo alla Concordia . Sto maledetto mi dice : Be! Alla fine se lei e dell'equipaggio puo sempre scappare! Ora signori , noi italiani , e sopratutto marittimi , pagheremo per anni l'errore fatto da Schettino . Quest'uomo ha distrutto la credibilita' della marineria italiana . Quindi credetemi , la mia non era una difesa . Pero' io nella solitudine della mia cabina la sera continuo a chiedere a me stesso . Se stessi vivendo l'incubo peggiore per un marinaio , con una moglie ed un bimbo bellissimo a casa che mi vedono 2 volte l'anno, sarei stato pronto a rischiare il tutto e per tutto pur di salvaguardare la figura di comandante, pur sapendo che sotto un aspetto logistico ad anche fisico avrei potuto far ben poco da quel dannato ponte? Io francamente una risposta me la so sono data ma rimango del parere che prima bisogna viverle di persona certe situazioni prima di poter giudicare. Signori vi saluto e vi rigrazio ancora per aver condiviso . Un saluto alla nostra bella Molfetta dove non vedo l'ora di tornare . pochi giorni ormai . Ciao!
L'intervento del "Primo Ufficiale", sembra condivisibile per molti concetti espressi. In particolare quello che riguarda l'attitudine (ormai decisamente desueta) di ...morire con la propria nave - lo fece il Capitano Smith del Titanic (ed altri), per non sopravvivere all'onta di aver causato tante vittime per aver navigato ad alta velocità fra "isole" di ghiaccio, debitamente segnalate da altri Comandanti in zona, che per questo, avevano ridotto la velocità. Condivido un pò meno il resto delle considerazioni, in particolare quella nella quale, egli si domanda a che cosa sarebbe servito che il Comandante ...fosse rimasto, nelle condizioni tecniche e di assetto in cui si trovava la nave, a coordinare l'evacuazione. Beh, caro amico, se la filosofia del "comando" fosse quella che descrivi, allora mi stupirò, d'ora innanzi, se qualcuno metterà più piede su una nave da crociera ed in generale su una nave, anche come membro dell'equipaggio. Vedi, secondo me è questione di ruoli: il Capitano ha il compito credo, anch'esso, per i tempi che viviamo - ai miei tempi lo era ancora e ti assicuro che non ho navigato sulle navi a vela - di DIO! Letteralmente. Egli (il comandante) emetteva l'ultima decisione - giusta o sbagliata che fosse; egli era (e, per questo, lo è ancora) pagato eccome, per la RESPONSABILITA' globale della nave e di ciò che conteneva. Egli, aiutato ovviamente dai suoi collaboratori, ufficiali, di macchina e coperta e marinai, agiva in emergenza, per il SALVAMENTO della nave e di tutti. Schettino, non avrebbe nulla aggiunto se fosse rimesto a bordo? Forse hai ragione, ma sicuramente ha incrinato completamente la "figura" del "Capitano/DIO" a bordo. Mi domando e ti domando, adesso con quale animo un turista affronterà l'imbarco su di un albergo galleggiante, come era la Concordia? L'ineluttabilità degli eventi, sopratutto dopo la "cappellata" (tipico termine marinaresco), era ed è evidente; pur tuttavia lavare un pò di "fango" dal viso di Schettini (e, ti assicuro, con cognizione di causa, da quello di noi Italiani) e "sbatterlo" sul viso del C.d.F. de Falco ...mi sembra un pò troppo, con il dovuto rispetto per la tua competente analisi ATTUALE, visto che sembra tu viva la vita di bordo, adesso e non qualche decennio fà, come è per me. Un altro piccolo pensierino: come vivrà (questo sì, è da chiederselo) Schettino se ha ancora una coscienza, dopo il panico (di cui sicuramente è stato vittima e che un Comandante NON dovrebbe conoscere) al pensiero di essere stato responsabile, non tanto dei danni materiali, quanto delle vittime donne, bambini e uomini! Idee un pò romantiche le mie? Se così fosse, stiamo veramente "perdendo" tutto, tutti! Un saluto, amico.
Egregio Primo Ufficiale, con rispetto, non condivido la sua "diagnosi" o dir si voglia. Premetto che non sono un esperto del settore ma, convinto, ci sono compiti e responsabilità da rispettare quando queste tragedie si presentano. Come su di una nave, così in fabbrica, in azienda, in tutti i settori lavorativi sia di manovalanza, professionali e direttive: non per niente le buste paghe sono diversificate proprio in base a compiti diversi e qualifiche che, al momento di difficoltà, devono concretizzarsi. In questi casi dovrebbero essere chiare e trasparenti le capacità professionali, le esperienze acquisite sia di direzione al comando, sia di esecutori. Un dubbio mi assale! In casi tragici del genere, l'ordine dato dal Comandante dopo una severa visione delle condizioni del natante – credo anche con la collaborazione del personale responsabili del settore – è di “abbandono della nave” o “ si salvi chi può”? Se l'ordine è di “abbandono”, si dovrebbero rispettare tutte quelle regole e procedure scritte, diversificate a secondo dei compiti del personale di bordo: Comandante, Ufficiali, Sottufficiali ed equipaggio. Un Comandante coordina, decide in merito in stretta sintonia con tutti i suoi collaboratori, a sostegno dei passeggeri e della salvaguardia delle vite umane a lui affidate all'atto dell'imbarco e dell'accettazione del contratto. Se l'ordine è “si salvi chi può” (ignoro se il Codice di Navigazione prevede questa voce), solo allora penso e credo, stando all'etimologia della parola, tutto viene “consegnato” al caso o al “destino” come il gergo popolare lascerebbe credere. Nessuno pretende che il “Comandante muoia con la sua nave”, ma che sia “l'ultimo a lasciare la sua nave”, dopo aver fatto tutto il possibile per limitare perdite umane - considerando tutti i “fattori” umani del caso – almeno questo lo si pretende.

Salve a tutti.Io queste navi le riparo, e su di esse ci vivo 8-9 mesi l'anno. Non esiste che un comandante abbandoni la nave sino a quando l'ultima persona in vita non abbia evaquato. Se dovessero esserci persone in vita intrappolate e la nave va giu, il comandante va giu con la nave. Pero'.. ce anche da dire che: una nave di quelle dimensioni in black out gia da piu di 30 minuti, con una inclinazione a dritta superiore a di 20 gradi e fottuta.Pretendere di coordinare operazioni di abbandono nave dal ponte di comando con i mezzi di comunicazione interna (radio UHF, PA system,campane e campanelli) sicuramente fuori uso, perche dopo 30 minuti dal black out, con un generatore d'emergenza sicuramente non adoperabile per colpa della inclinazione, le batterie di back up ti salutano, aggiungendo anche una impossibilita fisica di affaciarsi dalle alette del ponte per copla della inclinazione, e veramente una stronzata anche solo a pensarla. Una falla di quelle dimensioni e di cosi estesa lunghezza avra allagato in un arco di 3 minuti almeno 4 o 5 scompartimenti . Questo significa situazione non gestibile e significa il “si salvi chi puo” GARANTITO. Certo ci saremmo tutti aspettati un comandate pronto a morire come da copione , sopratutto dopo la gigantesca cappelata fatta ma..., signori, senza voler giustificare nessuno, fermiamoci un attimo e chiediamoci : Se io fossi stato quel comandante, ed avessi fatto una tale cappellata sarei davvero rimasto su di un ponte di comando senza poter comunicare o far nulla di produttivo per gestire la situazione? Sarei rimasto su di un ponte di comando inclinato in quel modo ad aspettare il mio turno? La verita signori e che va punito per la cappellata fatta sulla scelta della rotta non per come ha gestito una situazione ingestibile. Quel caro comandante della capitaneria che ha fatto lo show al telefono ordinandogli di tornare a bordo, fa solo tristezza. Quel comandante ha dimostrato solo che sa come pararsi il culo . Registarre una telefonata del genere e divulgarla in quel modo significa solo coprirsi le natiche. Se ci pensiamo stava solo ordinando un suicidio . Un suicidio. Signori andar per mare non e sempre quello che sembra. Qui (sulle navi) come li (terra ferma) eroi non ce ne sono. Qui ce gente che viene a fare il suo lavoro per portare la pagnotta a casa. Le cappelate succedono qui tanto quanto li. Mai , mai farsi maestri.Noi ufficiali ( macchina e coperta) facciamo il nostro lavoro ed in caso di emergenze diventiamo pompieri. Facciamo corsi di addestramento in UK e siamo certificati. Qui dove lavoro io ogni crocera c'e una esercitazione interna dove simuliamo anche l'abbandono nave. Quel scenario li non esiste perche come dicevo e uno scenario da si salvi chi puo . Le lance non si riesce neanche ad ammainarle in quella situazione.Signori credetemi, una volta beccato lo scoglio in quel modo , sei del gatto.



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