Naufragano le primarie del centrosinistra a Molfetta: No di Maralfa, Rifondazione gongola e si prepara a raccogliere i dispersi
MOLFETTA – Le primarie del centrosinistra appaiono sempre più improbabili, ci hanno rinunciato perfino quelli che le ponevano come condizione, sia Nicola Piergiovanni, sia il Pd di destra e quello di sinistra, ma anche gli autoconvocati, che appaiono sempre più autolesionisti. E la nave, anzi, il navigatore democratico (vedi immagine di Patrizia Nappi su facebook) rischia di finire sugli scogli.
Oggi anche Linea Diritta di Bepi Maralfa comunica il suo no alle Primarie. «Il Movimento Indipendente Linea Diritta non parteciperà alle primarie di coalizione. Dopo lo sfaldamento politico del centrosinistra 2013 e 5 mesi di estenuanti trattative di tavolo -ha dichiarato il segretario politico Maralfa - la scelta di indire ora le primarie rappresenta una grave distrazione dal lavoro di studio sui programmi cruciali e può fomentare ulteriori ed irrimediabili dissidi fra le parti politiche. La Città ha bisogno di certezze e di chiari punti di riferimento".
Intanto, come “Quindici” aveva previsto, la strategia di Rifondazione di rifiutare ogni accordo col centrosinistra se non fosse stato scelto il proprio candidato Gianni Porta, sta dando i suoi frutti. Attendere sulla riva del fiume i cadaveri del centrosinistra, come insegnava il comunista Mao, e raccoglierne quello che resta per rafforzare la propria coalizione, funziona. Il Pd di sinistra (i dissidenti dalla linea di destra e dell’alleanza col ciambotto di destra di Tommaso Minervini, propugnata da Piero de Nicolo) potrebbero convergere su Rc e anche Sinistra Italiana e Dèp, visti i fallimenti dei tavoli, potrebbero rassegnarsi a questa soluzione. Così Rifondazione gongola: avrebbe un consistente numero di voti non suoi, che potrebbe produrre almeno due consiglieri di opposizione, vista la certezza matematica della sconfitta. Anche molti elettori pur di non votare Minervini o Azzollini potrebbero scegliere Rifondazione. Una furbata, riuscita!
E mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata: il Pd dei De Nicolo (ex segretario e commissario, con e senza accento sulla o) si gettano nel ciambotto Tammavini. Ma sembra che qualcuno abbia già il maldipancia (come si farà a dividere la torta?) e non vuole il simbolo del Pd nella coalizione. Che farà il Pd di destra, si proporrà con una lista civica, per mascherare questo evidente trasformismo?
La risposta verrà dagli ultimi tavoli rotti, malandati o tenuti insieme da interessi politici. I cittadini? Possono aspettare e continuare ad essere demagogicamente illusi. L’astensione sarà grande questa volta, anche se rischia di favorire i peggiori, sempre allineati e coperti. E il voto di scambio la farà da padrone, con buona pace dell’Azione Cattolica.
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