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Nasce una mensa multietnica presso l'ospedale di Molfetta Accoglienza e integrazione passano anche dalla tavola
12 febbraio 2009

MOLFETTA - Cus Cus, Kebab, Sartù di riso: queste alcune delle specialità che saranno presenti nella nuova mensa multietnica istituita presso l'ospedale di Molfetta. Si tratta di una sperimentazione, della durata di circa un anno, e che darà la possibilità ai pazienti ricoverati presso la struttura ospedaliera “Don Tonino Bello” di scegliere una dieta appropriata anche alle loro tradizioni e convenzioni religiose. «Circa sessanta all'anno sono i pazienti mussulmani ricoverati presso il nostro ospedale che guardano con diffidenza alla dieta che gli viene proposta», ha esordito Annalisa Altomare, Direttore Sanitario dell'ospedale di Molfetta. «Poiché il pasto giornaliero rappresenta uno dei momenti migliori nella vita di un malato è giusto che chiunque possa sentirsi sereno e a proprio agio, a prescindere dal credo religioso. E' in questa direzione che va il nostro progetto: una dieta adeguata può essere un passo verso il miglioramento della qualità dell'accoglienza e della integrazione sociale. Per tanto verrà servita una dieta priva di pietanze derivate da carni suine. Ogni paziente, d'ora in poi, avrà la possibilità di scegliere tra tre tipi di pietanze, invece che due, e con un preavviso di 48 ore sarà possibile preparare un intero pasto etnico. Il tutto a costo zero per l'azienda sanitaria». Infatti l'azienda sanitaria ha firmato un protocollo d'intesa con la ditta “La Vivenda” che ha offerto questo servizio a costo zero. Il Direttore Generale della ASL di Bari, Lea Casentino, intervenuta all'inaugurazione della mensa, tenutasi in mattinata, ha tenuto a ringraziare personalmente il nostro Direttore sanitario per la sua attenzione da sempre rivolta a due principi fondamentali: giustizia e uguaglianza. «Si tratta del primo esperimento in Puglia e uno dei pochi in Italia di cui siamo fieri. A prescindere dal numero dei pazienti il meccanismo dell'uguaglianza e della solidarietà deve innescarsi comunque». Così in controtendenza rispetto a quello che si cerca di fare nel nostro paese, Molfetta sembra, almeno per quanto riguarda l'ospedale “Don Tonino Bello” un'isola felice, in cui chiunque, a prescindere dalla razza o dalla fede, ha, non solo il diritto di essere curato, ma anche di godere di quei servizi che rendono la vita di un malato più piacevole e integrata.
Autore: Ilia Micelli
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La cucina araba è molto ricca e varia, così come profondamente diversi sono i paesi che appartengono al mondo arabo. Ogni regione esprime nella cucina le sue tradizioni ed il suo passato. Nell'Arabia Saudita il montone arrostito deriva chiaramente da una civiltà beduina dedita alla pastorizia e al nomadismo. Le "Kafta" sono polpette di carne, aromatizzate con le spezie che gli Arabi introdussero nei loro commerci nel Mediterraneo; zafferano, cumino, cardomomo, cannella ricordano l'intensa attività commerciale di un tempo. I dolci, raffinatissimi a base di mandorle e miele, aromatizzati con essenze deliziose come la rosa e il fiore d'arancio evocano i racconti delle "Mille e una notte". I "falafel" polpettoni di fave e ceci, molto popolari in Egitto, sembrano una ricetta già conosciuta ai tempi dei Faraoni. La grande maggioranza degli arabi sono mussulmani e si sottopongono quindi alle regole alimentari imposte dal Corano. Le più conosciute e seguite sono il divieto di mangiare carne di maiale e carne non "halal" ovvero proveniente da animali non sgozzati. Per questo nelle città è ormai facile trovare macellerie islamiche dove si possono gustare carni più saporite e con meno odori. Durante il Ramadan, mese in cui si pratica il digiuno dall'alba al tramonto, assumono particolare importanza alcuni piatti che vengono cucinati soprattutto in questo periodo. Ricordiamo il "khushaf" una macedonia egiziana di frutta fresca, e l'harira" marocchina e algerina, zuppa con carne e legumi secchi che costituiscono un piatto leggero, ma completo e quindi adatto a rompere le lunghe ore di digiuno. Anche l'ospitalità araba è ben nota. All'ospite oltre al the al caffè, si offre del cibo che viene preparato in quantità generose per esserne provvisti nel caso arrivasse un ospite in più. L'arabo non mangia volontieri da solo, si riuniscono in famiglia e attorno ad un basso tavolo rotondo, si servono attingendo ad un unico grande piatto. Non si usano posate, i bocconi si prendono servendosi del pane, ne consegue per ovvie motivi che è fondamentale lavarsi le mani prima di mangiare. La famiglia e gli ospiti possono attingere all'acqua servita da una brocca con un asciugamano e una saponetta, senza alzarsi da tavola. In genere, all'inizio e al termine del pasto si ringrazia Dio, "bismi Allah", per il cibo che viene così sacralizzato. La cucina più vicina a noi è quella marocchina. La storia di questa antica cucina la troviamo nella relazione scritta da Plinio il Vecchio. Il piatto più conosciuto è il couscous. Il couscous è una semola, spesso ancora fatta a mano; la cui preparazione richiede abilità e pazienza. Si prepara in tre modi: alla carne, al pesce e alle verdure. Dividiamo questo mondo in tre grandi regioni: il Mashreq, l'Oriente che comprende l'Arabia Saudita, gli Stati del Golfo, lo Yemen, l'Irak, la Siria, il Libano, la Palestina, la Giordania e il Maghreb, l'Occidente, che comprende il Marocco, l'Algeria la Tunisia, la Libia, senza dimenticare Sudan ed Egitto che in un certo senso collegano l'Occidente con l'Oriente.
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