Nasce una mensa multietnica presso l'ospedale di Molfetta
Accoglienza e integrazione passano anche dalla tavola
MOLFETTA - Cus Cus, Kebab, Sartù di riso: queste alcune delle specialità che saranno presenti nella nuova mensa multietnica istituita presso l'ospedale di Molfetta.
Si tratta di una sperimentazione, della durata di circa un anno, e che darà la possibilità ai pazienti ricoverati presso la struttura ospedaliera “Don Tonino Bello” di scegliere una dieta appropriata anche alle loro tradizioni e convenzioni religiose.
«Circa sessanta all'anno sono i pazienti mussulmani ricoverati presso il nostro ospedale che guardano con diffidenza alla dieta che gli viene proposta», ha esordito Annalisa Altomare, Direttore Sanitario dell'ospedale di Molfetta. «Poiché il pasto giornaliero rappresenta uno dei momenti migliori nella vita di un malato è giusto che chiunque possa sentirsi sereno e a proprio agio, a prescindere dal credo religioso. E' in questa direzione che va il nostro progetto: una dieta adeguata può essere un passo verso il miglioramento della qualità dell'accoglienza e della integrazione sociale. Per tanto verrà servita una dieta priva di pietanze derivate da carni suine. Ogni paziente, d'ora in poi, avrà la possibilità di scegliere tra tre tipi di pietanze, invece che due, e con un preavviso di 48 ore sarà possibile preparare un intero pasto etnico. Il tutto a costo zero per l'azienda sanitaria». Infatti l'azienda sanitaria ha firmato un protocollo d'intesa con la ditta “La Vivenda” che ha offerto questo servizio a costo zero.
Il Direttore Generale della ASL di Bari, Lea Casentino, intervenuta all'inaugurazione della mensa, tenutasi in mattinata, ha tenuto a ringraziare personalmente il nostro Direttore sanitario per la sua attenzione da sempre rivolta a due principi fondamentali: giustizia e uguaglianza. «Si tratta del primo esperimento in Puglia e uno dei pochi in Italia di cui siamo fieri. A prescindere dal numero dei pazienti il meccanismo dell'uguaglianza e della solidarietà deve innescarsi comunque».
Così in controtendenza rispetto a quello che si cerca di fare nel nostro paese, Molfetta sembra, almeno per quanto riguarda l'ospedale “Don Tonino Bello” un'isola felice, in cui chiunque, a prescindere dalla razza o dalla fede, ha, non solo il diritto di essere curato, ma anche di godere di quei servizi che rendono la vita di un malato più piacevole e integrata.