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Monorchio a Molfetta: “Superato il patto di stabilità Ue”
13 dicembre 2001

MOLFETTA – 13.12.2001 Il Patto di stabilità adottato dai 12 Paesi di Eurolandia è ormai superato, e dovrebbe essere modificato, «se non superato», in modo da permettere «il recupero della politica dei bilanci nazionali». L'opinione, esplosiva, è stata espressa dal Ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio, intervenuto in serata nella sala consiliare del Comune a Molfetta parlando della «finanza pubblica nel contesto europeo». «Il patto di stabilità e di crescita è in difficoltà, proprio nel momento in cui la credibilità appare acquisita, a causa di un brusco e generalizzato rallentamento economico». Lo ha detto il Ragioniere Generale dello Stato, Andrea Monorchio (nella foto), in un incontro a Molfetta, introdotto da Beniamino Finocchiaro, e promosso dal “Movimento del buon governo” - Cultura e società. Monorchio ha osservato che la Germania potrebbe essere il primo Paese a non rispettare il tetto del 3% e sarebbe il primo Paese a rimanere vittima del Patto da essa stessa voluto. Non a caso Berlino ha chiesto di spostare al 2006 l'anno per il raggiungimento del pareggio dei bilanci pubblici. «I vincoli del Patto di stabilità e di crescita - ha aggiunto il Ragioniere - ci hanno anche consentito di superare brillantemente la difficile fase iniziale dell'euro. Il patto ha retto molto bene alla prova dei fatti in questi tre anni, ma ora i tempi sembrano maturi per modifiche più o meno radicali, se non addirittura per un superamento del patto. Oggi - ha detto Monorchio - esistono le condizioni perchè si possa procedere a modifiche che permettano il recupero della politica di bilancio nazionali, senza correre il rischio di perdite di credibilità per il patto stesso e per la moneta unica». Monorchio ha poi ricordato che sono state già avanzate alcune proposte di modifica del patto, come la rimodulazione dei saldi-obiettivo dei bilanci pubblici, il riferimento ai saldi strutturali di bilancio anzichè a quelli nominali e la cosiddetta “golden rule”, cioè l'esclusione dal calcolo del deficit degli investimenti pubblici per investimenti in infrastrutture. E' stata avanzata anche l'ipotesi di un coordinamento attivo (e non passivo come quello imposto dal patto) delle politiche di bilancio nazionali, ma - ha precisato - si tratta di una ipotesi destinata a rimanere soltanto teorica: mancano, ha detto, le condizioni per attuarla, richiede tempi lunghi, i benefici potrebbero essere contenuti. Tornando alla “golden rule” Monorchio ha detto che l'ipotesi di una sua applicazione nell'attuale contesto, trae lo spunto soprattutto dal quadro congiunturale che necessita di un sostegno ciclico ad «elevato impatto moltiplicativo». Si tratta per Monorchio di invertire la tendenza degli anni '90 quando la diminuzione degli investimenti pubblici ha di fatto portato ad un «grave impoverimento dell'Italia in termini di strade, porti, vie di comunicazione e in genere di infrastrutture» E proprio il forte calo della dotazione infrastrutturale aveva indotto, qualche anno fa, alcuni autorevoli economisti a suggerire l'adozione della “golden rule” per i bilanci pubblici nazionali. La proposta - ha ricordato il Ragioniere generale - non ebbe seguito, perchè il Patto di stabilità e di crescita con le sue regole numeriche appariva l'unico strumento in grado di assicurare la credibilità del progetto di moneta unica. Tuttora, ha detto, alla adozione di una golden rule vengono opposte obiezioni importanti, alcune delle quali riguardanti il legame tra investimenti e crescita economica. «La mia opinione - ha sottolineato - è vicina a quella di coloro che ritengono che gli investimenti pubblici abbiano una relazione significativa con lo sviluppo economico di un paese e che consentono, se non altro, di accrescere la produttività complessiva del sistema economico e con esso, l'occupazione e la crescita potenziale». Perciò, ad avviso di Monorchio, la golden rule può essere di estrema utilità per integrare e rafforzare il Patto, senza stravolgerne la finalità di fondo che è, o dovrebbe essere, quella di assicurare alle finanze pubbliche nazionali un mix adeguato di credibilità e flessibilità». Adelaide Altamura
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