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Molfetta, terzo Pip e nuovo porto: gli interrogativi di Facchini all'amministrazione Natalicchio
17 agosto 2013

MOLFETTA - «Tutte le zone ASI, di Modugno, di Molfetta, di Ruvo di Puglia, del triangolo Santeramo – Bari – Altamura e di tutta la Puglia, sono deserte. Il visitatore sente solo il rumore dei propri passi. Hanno centinaia e centinaia di ettari di suolo edificatorio liberi ed in attesa  di essere costruiti. I capannoni già edificati ed esistenti sono vuoti. Il 100% delle attività sono state chiuse o sono in procedura fallimentare o in concordato preventivo - scrive Guglielmo Facchini, portavoce dei proprietari terrieri di Molfetta dei suoli sottoposti a procedure di esproprio per la zona ASI, che pone 15 domande al sindaco di Molfetta, con un comunicato stampa -. Le immaginarie 100 aziende dell’ex sindaco di Molfetta Antonio Azzollini, che dovrebbero impiantarsi nella zona protetta del III PIP di Molfetta sono inesistenti e in liquidazione. Sappiamo quali sono tutti gli appetiti politici affaristici che esistono dietro agli appalti delle urbanizzazioni, delle opere pubbliche faraoniche, delle pratiche di finanziamento, degli espropri, (vero stupro del nostro territorio) e sappiamo cosa c’è dietro a tutto il resto del mondo politico criminale che vi gira intorno, da sempre, da quando esiste la Repubblica».

 
 «Queste le prime domande che rivolgo agli amministratori di Molfetta e agli altri funzionari locali e regionali:
 
1) Perché prevedete di ampliare la zona ASI e PIP in zone protette paesaggisticamente ed a rischio idraulico come avete fatto sempre fino ad ora?
 
2) Perché non pensate invece di riempire prima le centinaia di ettari si superficie ancora vuoti delle zone ASI di Modugno e di Molfetta e delle altre zone industriali?
 
3) Perché decine e decine di ettari di aree espropriate a prezzo zero ai contadini, in totale spregio delle leggi nazionali ed europee riguardanti gli espropri, sono finite con il vedere edificati parchi giochi, catene di ipermercati, ristoranti, palestre, anziché attività produttive di utilità pubblica in aperta violazione di tutte leggi riguardanti le occupazioni di suolo delle zone ASI?
 
4) Perché continuate con la politica del consumo del territorio, anziché del risparmio e della conservazione del territorio, in aperta violazione delle leggi nazionali e della U.E. che invece impongono il risparmio del territorio?
 
5) Perché continuate a costruire con sprechi di soldi pubblici e devastazione di estese aree, opere inidonee di mitigazione delle acque delle lame di Molfetta che sono negli elenchi delle acque pubbliche nazionali, anziché svuotare, come impongono le direttive del ministeri competenti, le aree costruite abusivamente nel recente passato, nelle fasce di rispetto, la qual cosa costa molto meno?
 
6) Perché tutte le opere pubbliche, dagli ospedali, alle strade, alle urbanizzazioni delle zone ASI, PIP, ecc. ecc. vedono prezzi molto al di sopra dei prezzi del listino per le opere pubbliche regionali?
 
7) Perché nella progettazione del porto di Molfetta il molo foraneo del nuovo porto commerciale ha una posizione nettamente errata, che porterà solo distruzione al porto esistente e alla città?
 
8) Perché non è stato previsto l'allaccio del porto alla rete ferroviaria per le merci?
 
9) Perché un porto fuori dall'ottavo corridoio?
 
10) Come pensate di risolvere la questione dell'abusivismo del porto, che sorge in un luogo SIC?
 
11) Come pensate di risolvere la truffa eterna dei depuratori delle acque fognarie?
 
12) Come intendete risolvere l'inquinamento bellico del mare di Molfetta da armi chimiche del secondo conflitto mondiale e da armi speciali (uranio impoverito) dell'ultimo conflitto serbo bosniaco? 
 
13) Come intendete risarcire la marineria Molfettese distrutta dalle ultime normative europee e dall'inquinamento dei depuratori sequestrati, dal disastro dell'inquinamento bellico e quello della zona industriale e del depuratore?
 
14) Come intendete risarcire i contadini espropriati a prezzo zero, senza aspettare una loro imminente class-action che vedrà, in caso di nuovi espropri, una richiesta di risarcimento al consorzio ASI ed al Comune di Molfetta, di svariate centinaia di milioni di euro per i nuovi suoli agricoli da espropriare?
 
15) Perché tutti gli appalti pubblici finiscono sempre nelle mani delle stesse imprese, utilizzando il vecchio gioco delle scatole cinesi?».
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A tante domande e richieste, una sola risposta. 1°parte. - Al di fuori della politica l'uomo ha fatto miracoli: ha sfruttato il vento e l'energia, ha trasformato sassi pesanti in cattedrali, è riuscito a controllare e vincere quasi tutte le malattie, ha cominciato a penetrare i misteri del cosmo. “In tutte le altre scienze si sono registrate notevoli progressi” ebbe a dire una volta John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti “ma non in quella del governo, la cui prassi è rimasta immutata.” Esistono quattro tipi di malgoverno, spesso combinati fra loro: la tirannia, l'eccessiva ambizione, la inadeguatezza e la decadenza, e, infine, la follia o la perversità. Ma follia e perversità, potrebbe obiettare qualcuno, fanno parte della natura umana, e allora per quale ragione dovremmo aspettarci qualcosa di diverso dagli uomini di governo? La follia dei governi preoccupa perché si ripercuote con effetti più negativi su un maggior numero di persone; di qui l'obbligo per i reggitori di stati di agire più degli altri seconda ragione. Tutto ciò è risaputo da tempo immemorabile, e allora perché la nostra specie non ha pensato a prendere precauzioni e a cautelarsi? Qualche tentativo è stato fatto, a cominciare da Platone, che propose di creare una categoria di cittadini destinati a diventare professionisti della politica. Secondo lui la classe dominante, in una società giusta, doveva essere costituita da cittadini che avevano imparato l'arte di governare, e la sua soluzione, affascinante ma utopistica, erano i re filosofi: “Nelle nostre città i filosofi devono diventare re, oppure chi è già re deve dedicarsi alla ricerca della sapienza come un vero filosofo, in modo da far coesistere in una sola persona potere politico e vigore intellettuale.” Fino a quando ciò non fosse accaduto, riconosceva Platone, “le città e, io credo, l'intero genere umano non potranno considerarsi al riparo dai mali.” E' così è stato. (continua)

2°parte. - Il conte Axel Oxenstierna, cancelliere svedese durante la terribile Guerra dei Trent'anni, parlava con ampia cognizione di causa quando disse: “Renditi conto, figlio mio, che ben poco posto viene lasciato alla saggezza nel sistema con cui è retto il mondo.” Lord Acton, uomo politico inglese del secolo scorso, usava dire che il potere corrompe, e di ciò ormai, siamo perfettamente convinti. Meno consapevoli siamo del fatto che esso alimenta la follia, che la facoltà di comandare spesso ostacola e toglie lucidità alla facoltà di pensare. La perseveranza nell'errore, ecco dove sta il problema. I governanti giustificano con l'impossibilità di fare altrimenti decisioni infelici o sbagliate. Domanda: può un paese scongiurare una simile “stupidità difensiva” come la definì George Orwell, nel fare politica? Altra domanda, conseguente alla prima: è possibile insegnare il mestiere ai governanti? I burocrati sognano promozioni, i loro superiori vogliono un più vasto campo d'azione, i legislatori desiderano essere riconfermati nella carica. Sapendo che ambizione, corruzione e uso delle emozioni sono altrettanto forze di controllo, dovremmo forse, nella nostra ricerca di governanti migliori, sottoporre prima di tutto i candidati a un esame di carattere per controllarne il contenuto di coraggio morale, ovvero, per dirla con Montaigne, di “fermezza e coraggio, due virtù che non l'ambizione ma il discernimento e la ragione possono far germogliare in uno spirito equilibrato.” Forse per avere governi migliori bisogna creare una società dinamica invece che frastornata. Se John Adams aveva ragione, se veramente l'arte di governare “ha fatto pochissimi progressi rispetto a 3000 o 4000 anni fa” non possiamo aspettarci grandi miglioramenti. Possiamo soltanto tirare avanti alla men peggio, come abbiamo fatto finora, attraverso zone di luce vivida e di decadenza, di grandi tentativi e d'ombra. (fine)

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