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Molfetta, salvo in extremis Hockey
15 maggio 2002

L'Hockey Club Molfetta riesce a portare a casa una salvezza su cui non giuravano in molti a dicembre ma deve ammettere che allo scopo molto ha contribuito, in questo scorcio finale di campionato, la benevolenza di due squadre: TSS Viareggio e Giovinazzo. I primi, nell'ultima gara della stagione, hanno rinunciato alla trasferta in Puglia e hanno regalato la vittoria (unico risultato utile ai biancorossi) a tavolino, in barba ai rituali discorsi di sportività: forse i nostri avrebbero prevalso ugualmente sui già retrocessi toscani ma la macchia resta e il debito, da pagare al più presto, pure. La sfida, d'altra parte, tra Giovinazzo e Castiglione (penultima di ritorno) che avrebbe dovuto disegnare il futuro dell'Hockey Club Molfetta si era conclusa come i tifosi molfettesi speravano e come il campo non avrebbe diversamente potuto dire: successo, più facile di quello che il punteggio (3 a 2) lasci intendere, dei padroni di casa al termine di un match parecchio scorretto a causa delle ruggini della gara d'andata. Una vittoria dei toscani avrebbe potuto significare retrocessione per il Molfetta, al quale non sarebbero bastati i tre punti nell'ultimo incontro casalingo contro il TSS Viareggio in virtù del sorpasso del Castiglione. Tuttavia, contravvenendo alla volontà dei propri sostenitori (“Salviamoci: Molfetta in serie B” recitava uno striscione) i biancoverdi andavano sul 3 a 1 prima di subire la seconda e ultima rete da parte degli ospiti e fugavano i sospetti di chi li voleva boia della condanna alla serie minore degli “odiati” (in pista) cugini. I quali cugini erano contemporaneamente impegnati in quel di Seregno contro i secondi della classe e soccombevano per 5 a 3. Sulla legittimità del risultato nulla da dire. Qualche parola in più la spenderemmo sul trattamento riservato ai giocatori di mister Poli, durante e dopo la partita: l'occhio nero di di Lernia e il torace violaceo, sfregiato da una steccata proibita, di Agrimi; le due espulsioni definitive dello stesso Agrimi e di Spadavecchia (quest'ultimo giocatore notoriamente corretto); l'aggressione da parte dei giocatori lombardi nei corridoi al termine del match; la sassaiola condita di insulti che ha accompagnato la partenza del pullman molfettese la dicono lunga sul rapporto che c'è, in questo sport, tra squadre del Nord e squadre del Sud. Un rapporto basato su un continuo regolamento di conti e su vendette dirette o trasversali, verso le quali i potentati della Lega chiudono gli occhi, al pari degli arbitri designati a dirigere gli incontri-scontri. Un allarme in vista della nuova formula (girone unico) che sarà adottata l'anno venturo. Altro che gli “odiati parenti” giovinazzesi. Bilancio finale: non grave salvo che per la perdita di Agrimi e del bomber Spadavecchia in vista dell'ultima di campionato poi, come detto, neanche disputatasi. Su come si sia passati, infine, dalla felice previsione di una salvezza tranquilla (vedi “Quindici” dello scorso mese) al terrore della “B” basti dire che per i tre punti della sicurezza il Molfetta è dovuto andare a giocare in campo neutro (Giovinazzo) contro il Matera (quart'ultima di campionato) data l'indisponibilità del “Don Sturzo” a causa del distaccamento di alcuni pannelli di copertura del tetto, che il forte vento di alcuni giorni prima aveva fatto precipitare all'interno della struttura: i lucani superavano per 5 a 3 il team di Poli e lo lasciavano in balia degli altrui destini. Fortuna che c'hanno pensato gli “odiati” cugini e quei toscanacci della malora… Eugenio Tatulli
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