MOLFETTA - Riappropriarsi di un quartiere significa strapparlo all’incuria e al malaffare per farne il luogo del radicamento di una comunità, della sua vita in comune. Un quartiere non vissuto è un quartiere che non si coniuga con la vita della gente, che non è in relazione con le sue esigenze, con i suoi momenti di incontro e di socialità, e che è preda di interessi privati e degli usurpatori di turno.
Ci si riappropria di un quartiere ricostruendo momenti di confronto e condivisione, progettando percorsi che assumano le istanze della gente e rendano vivibile l’ambiente. Esso diviene, in tal modo, il terreno in cui matura lo spirito di una comunità e si definisce la nostra stessa identità, che è tanto legata a quelle strade e a quelle piazze in cui siamo nati e in cui conduciamo gran parte della nostra vita. Nella relazione e nel confronto con gli altri maturano le possibilità di scelta e decisione che riempiono i quartieri di contenuti, di eventi e di iniziative non calati dall’alto, ma generati all’interno stesso dello sviluppo della comunità.
L’iniziativa del Comitato di quartiere Catacombe di Molfetta, domenica primo Settembre, in collaborazione con Legambiente, con il gruppo scout Agesci Molfetta1 e il supporto dell'Asm, ha mostrato come un’esperienza di confronto ed elaborazione orizzontale sui temi della vivibilità del quartiere e sulle sue esigenze, può portare ad iniziative comuni che restituiscono dignità ai luoghi e li riempiono di nuovi contenuti. La pulizia e la decorazione floreale del quartiere ha lacerato la cappa fumosa che avvolgeva il quartiere Catacombe astraendolo alla vita degli abitanti del quartiere e dei cittadini tutti. La pulizia del quartiere è stato il modo per rivivere gli angoli della vita in comune, per renderli nuovamente accoglienti e degni di ospitare un intreccio di culture e di saperi che lo arricchiscono ogni giorno. Tale iniziativa è stato il frutto di questo intreccio.
Ora, certamente l’amministrazione può e deve essere l’interlocutore di queste iniziative che fioriscono nell’immanenza del tessuto sociale, per farsi promotrice di una azione politica intimamente legata alle istanze degli individui e sintetizzate in un organo come il comitato. Ma mai deve commettere l’errore di assorbire tali spazi di attivazione sociale per ricondurli nell’alveo di una politica già scritta.
La forza del comitato di quartiere è nella maturazione di una consapevolezza non indotta da un qualche ente esterno, ma prodotta in quel rapporto essenziale che lega la gente ai luoghi in cui vive e che espone la nostra stessa identità al gioco di relazioni e di rapporti con gli altri e con l’esterno. Ed è per far rivivere questo rapporto, per non abbandonarsi all’isolamento che ci fa sempre più poveri, che degli individui decidono di riprendersi gli spazi e di farne l’ambito di crescita di una comunità.
Ma il quartiere appartiene anche alla città tutta, non solo ai suoi residenti. Soprattutto un quartiere storico come le Catacombe, deve essere un momento importante della vita dell’intera comunità molfettese, che può trovare in esso una sintesi straordinaria di storia locale, oltre che una ricchezza di esperienza e di sapere. Nessun quartiere può essere lasciato indietro. Per questo la collaborazione del Comitato con Legambiente e con la straordinaria determinazione degli scout dell’Agesci è un esempio di come gli spazi vadano intesi e progettati in comune.
Questa è stata la prima iniziativa del Comitato di quartiere Catacombe, che mira a spostare il quartiere al centro della vita cittadina, con la costruzione di una socialità diffusa che rimette i quartieri all’iniziativa propositiva della gente.
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