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Molfetta, per la foresteria della capitaneria al via la causa di risarcimento danni
14 agosto 2010

MOLFETTA - Come “Quindici” aveva previsto, siamo alla resa dei conti per la vicenda della foresteria (foto) della Capitaneria di porto. Una resa dei conti che significa prendere i soldi dalle tasche dei cittadini di Molfetta per colpa degli errori dell’amministrazione comunale di centrodestra e l’ostinazione del sindaco Azzollini a volerne spostare l’ubicazione, dopo averla autorizzata.
Il Comune è stato citato per danni per i ritardi e i rallentamenti dei lavori dall’Associazione temporanea di imprese incaricata di eseguire l’opera e che ha valutato i danni in un milione di euro, che saranno costretti a pagare i molfettesi se la causa, la cui prima udienza è stata già fissata per il 29 settembre (quarta sezione civile del Tribunale di Bari), vedrà il Comune soccombente.
Il sindaco Antonio Azzollini, dopo che i lavori del porto erano già iniziati e non rischiavano di essere fermati da una modifica al piano regolatore, necessaria allo spostamento della capitaneria, si è… accorto che questa impediva la vista della Madonna dei Martiri rappresentando un pugno nell’occhio, ma anche che impediva la realizzazione della passeggiata a mare congiungendo la banchina S. Domenico al lungomare dei crociati.
Così il sindaco, per tentare di fermare i lavori, ha emesso ordinanze di sospensione, giudicate poi illegittime dal Tar (Tribunale amministrativo regionale) dietro ricorso del ministero delle Infrastrutture.

Ora siamo alla causa di risarcimento, con un esborso che si aggiunge ai quali 8 milioni di euro versati alla ditta Cmc di Ravenna che sta eseguendo i lavori al porto.
A proposito qualcuno si è accorto che questi lavori sono ancora fermi e che sta maturando un altro risarcimento milionario? E che il porto, come “Quindici” ripete da tempo, non si farà mai?
 
© Riproduzione riservata
 


 
Autore: Paolo Marzocca
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Il gobbo di Rialto si trova a Venezia nel sestiere di San Polo, in Campo S. Giacometto. Il gobbo di Rialto è una statua in marmo che rappresenta un "nano" mentre sorregge una scalinata che porta ad una pietra del bando. Tale pietra del bando è molto simile a quella che si può ancora vedere all'angolo della basilica di S. Marco, sul lato rivolto verso la Piazzetta. Sopra alle pietre del bando durante la Repubblica di Venezia venivano letti gli editti e le nuove leggi promulgate dalla Serenissima. Quindi all'occorrenza un funzionario dello Stato veniva scortato da una pattuglia di soldati fino alla pietra del bando, e dopo un rullo di tamburi, egli dava lettura delle nuove disposizioni della Signoria. Il gobbo di Rialto fu scolpito nel 1541 da Pietro Grazioli da Salò e venne restaurato nel 1836, come testimonia l'incisione presente sulla parte superiore del gruppo marmoreo. Il gobbo di Rialto era anche oggetto di lazzi e denunce di protesta contro gli abusi dei potenti, spesso infatti vi venivano attaccati dei foglietti con ironie e testi sarcastici. Il gobbo di Rialto per questo motivo venne talvolta paragonato alla statua di Pasquino che si trova a Roma. Nei suoi dintorni, in Campo San Giacometto, si facevano quindi i pettegolezzi sulla gente comune ma anche sui personaggi importanti di Venezia (le maldicenze non risparmiavano neanche i dogi), al punto che nei paraggi del gobbo di Rialto stazionavano spesso gli sbirri del temutissimo Consiglio dei X. Dopo aver mantenuto la sua funzione per secoli, adesso la statua del gobbo di Rialto giace quasi dimenticata, immobile testimone di un tempo piduista ormai andato.



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